giovedì 31 dicembre 2009

ARABIA SAUDITA.

LA STRADA DELL'ELEFANTE.

Quassù le nuvole si confondono con le case e giocano con i raggi del sole.
Uno dei quartieri della città si chiama Dabab (nebbia): in realtà non è proprio nebbia, ma qualcosa di più chiaro, leggero e vaporoso.
Ho deciso di fare una passeggiata tra le nuvole di Abha e di lasciarmi coinvolgere dal panorama, per cogliere meglio l'essenza della città.
Respirando a lungo la sua aria frizzante.
D'inverno ci sono dei grandi acquazzoni, mentre d'estate tuoni e fulmini creano uno spettacolo di suoni e di luci.
I lampi sembrano seguire una traiettoria tracciata da grossi cavi di rame lucente.
Risuonano con una tale potenza da svegliare gli abitanti nel cuore della notte, strappandoli dai loro sogni.
Abha si trova nella provincia saudita di Asir, al confine con lo Yemen.
E infatti i suoi abitanti somigliano agli yemeniti, sia fisicamente sia per come si comportano. Sono montanari dai tratti rudi, con scoppi d'ira improvvisi che si placano altrettanto bruscamente.
I momenti di riposo e di convivialità di solito ruotano intorno a un piatto di carne di capra, come capita a chi abita in montagna o alleva cammelli.
Nel corso dei secoli questa zona ha visto passare molte popolazioni, e ognuna di loro ha lasciato delle tracce.
A cominciare dagli ebrei, che si sono moltiplicati dopo l'unione della regina di Saba con il re Salomone.
Molti nomi di luoghi ricordano l'influenza ebraica o quella dei vecchi dialetti arabi.
Influenze a volte difficili da individuare, probabilmente perchè l'arabo, l'ebraico e il siriano appartengono alla stessa famiglia linguistica.
E poi c'è la forte impronta degli ottomani, che costruirono una miriade di fortini per mettere al riparo le loro truppe lungo la strada che collega lo Yemen, la Mecca e Istambul.
La città non è sfuggita alle rapide trasformazioni legate allo sviluppo petrolifero degi anni settanta.


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