mercoledì 30 dicembre 2009

SVEZIA ("UPPSALA" - "STOCCOLMA" SUI PATTINI).

SOGNANDO LA BIRRA.

In Svezia ci sono trecentomila pattinatori che percorrono regolarmente i laghi ghiacciati, avventurandosi anche tra le coste frastagliate del mar Baltico.
"Lì si pattina sulle onde ghiacciate", spiega Nils, con gli occhi che brillano.
Hasselby ha un panorama inconfondibile a causa delle ciminiere della centrale termoelettrica.
Siamo arrivati alla nostra meta: abbiamo percorso gli ottanta chilometri e potremmo festeggiare con della costosa birra svedese, per poi proseguire con la "tunnelbana" (metropolitana) fino al centro della città.
Ma Nils è convinto che l'avventura cominci solo ora.
Il mio compagno mi precede, mentre io sono obbligato a rimanere a una distanza di almeno dieci metri.
Nils batte continuamente le lame sul ghiaccio, che risponde con un suono per nulla rassicurante.
"Bisogna ascoltare il ghiaccio: più acuto è il suono e più lo strato è sottile", mi spiega mentre conficca i bastoncini nel ghiaccio per capire quanto è spessa la lastra.
Per un gruppo ci vogliono almeno sei centimetri, per noi due ne basta qualcuno in meno (anche se per me sarebbe meglio se ce ne fosse qualcuno in più).
Pattiniamo lungo i margini di un solco scavato dalle navi.
Congelandosi, i frammenti di ghiaccio si ricongiungono e i raggi del sole li fanno brillare come cristalli.
Siamo costretti a passare attraverso immense distese di lastroni grandi come tavole, sovrapposti l'uno all'altro.
"Tieniti in posizione leggermente arretrata, come se sciassi.
E non darti troppo slancio!", intima Nils.
Con ottanta chilometri alle spalle non è un'impresa facile.
Ma, come ricompensa, dopo la distesa di lastroni il ghiaccio si fa liscio e nero.
E' formato dall'acqua che sgorga da una lunga crepa e si congela immediatamente.
Per il pattinatore questo tipo di ghiaccio, mi spiega Nils, è come una pista ricoperta di neve farinosa per lo sciatore.
Ci dirigiamo verso il centro, passando sotto grandi ponti e superando caseggiati e ville antiche.
Siamo gli unici a sfidare la morte: lungo il viaggio che da Uppsala ci ha portati fin qui, non siamo mai stati così soli.
Sotto il ponte di Traneberg, Nils comincia a picchiettare il ghiaccio, facendo un rumore acutissimo.
A quel punto mi rifiuto di proseguire.
Anche lui finisce per desistere e mi raggiunge a riva.
Ci togliamo i pattini e ci avviamo verso la prima stazione della metropolitana, che in quattro fermate ci porta in centro.
Nils mi sorride con aria furba: "Erano quattro anni che non mi spingevo così avanti".

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