lunedì 28 dicembre 2009

PAPUA NUOVA GUINEA.

I PIONIERI DEL VERDE.

La prima volta l'odore irrita le narici.
Poi, però, ci si abitua.
Ogni volta che la danza ricomincia, quell'odore di carne umana bruciata inonda la capanna.
E ti investe ogni volta che un papua commosso fino alle lacrime si allontana dalla folla per spegnere una fiaccola sulla spalla di un danzatore.
In quell'istante si sente il crepitio della pelle che brucia.
Nascosto nell'oscurità il pubblico si avvicina al gruppo dei danzatori in costume.
Illuminati dalle torce di resina s'intravedono a stento i corpi cosparsi da uno spesso strato di creta color porpora.
A tratti la luce illumina i volti disegnati con la fuliggine e i copricapi di piume argentate, che ondeggiano al ritmo dei canti sincopati.
Intorno a loro la folla assapora la gioia di esser triste.
Il canto malinconico evoca il ricordo delle persone scomparse e dei luoghi cari agli abitanti del villaggio di Suguniga: il vecchio cugino di Uluye o le fresche acque del fiume Wago.
Man mano che l'emozione aumenta, i canti diventano più intensi.
Le fiaccole si riaccendono e si spengono sulle pelli abbronzate color cuoio.
Ma nessun danzatore bruciato dalle fiaccole mostrerà segni di stanchezza, impazienza o sofferenza fino alle prime ore del giorno.
E' così che si condivide la tristezza tra i kaluli, offrendo il proprio dolore alla comunità.

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