BULGARIA ("SOFIA").
I FIGLI DEL POPOLO BULGARO venivano affogati (il bambino salvato da san Giorgio regge, infatti, un'ampolla) oppure resi schiavi delle turpi inclinazioni sessuali dei dominatori orientali, ci dice la guida.
Ai pochi sopravvissuti, arruolati nei giannizzeri, si chiedeva di sterminare la famiglia d'origine per testimoniare la rottura con le loro radici etniche.
Sarà leggenda, sarà propaganda nazionalista antelitterman, sarà una di quelle immaginifiche narrazioni patriottiche su cui si fonda poi la patria reale, ma è il segno di un passato che non passa.
La cifra della ben nota maledizione balcanica.
E' il passato remoto a restare, la memoria ancestrale, la superstizione di ciò che etimologicamente indica la "sopravvivenza dei tempi antichi".
Il passato recente, quello del compagno Stalin, si richiude invece come una sanguinosa parentesi, provvisoriamente aperta dal secolo breve.
Davanti alla cattedrale si affollano le bancarelle di un mercatino delle pulci.
L'ì tra i gioielli poveri di buona fattura, forti sentori d'oriente e grammofoni ancora funzionanti, le uniche tracce delle tragedie del Novecento: una miriade di cimeli bellici, sia sovietici sia nazisti.
Le croci uncinate imbandite di fianco alle stelle rosse.
I colbacchi d'ordinanza dell'Armata Rossa accanto ai pugnali del battaglione Dresda.
Un rigattiere onesto mi chiarisce, però, che l'accostamento è solo illusorio.
Non tutti i residuati bellici della grande tragedia recente stanno davvero sullo stesso piano: "La roba sovietica è autentica.
Quella nazista no.
Le medaglie comuniste sono originali, quelle naziste sono copie.
Buone copie ma copie", mi dice in un inglese elementare il venditore.
Quando gli chiedo se le fabbricano per i turisti, mi fa segno di sì con la testa.
Non ha bisogno di aggiungere altro.
E' tutto fin troppo chiaro: tramontata l'illusione del bene, non ci rimane che la fascinazione per il male.
Da quando non c'è più il futuro promesso dal socialismo, l'immaginario è tutto per il kitsch onirico della svastica d'alluminio, la paccottiglia fantasy-horror del nazismo posticcio.
Forse per questo il passato recente, con tutta la sua gravosa serietà, la serietà della storia, è una moneta fuori corso nella Bulgaria postsovietica appena ammessa nell'Unione europea.
Rimane il passato remoto.
Più simile al sogno, più in odore di mito.
E ce ne accorgeremo non appena ci metteremo in viaggio verso la Turchia, verso Istambul, la Sublime porta d'Oriente, la capitale dell'impero che occupò queste terre per dei secoli, ben prima che entrassero a far parte brevemente dei possedimenti di un'altro impero, quello sovietico.
La memoria che la Bulgaria conserva della propria storia è una memoria senile: vivida in ciò che è lontano, sbiadita in ciò che è vicino.
mercoledì 16 dicembre 2009
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