domenica 13 dicembre 2009

COLOMBIA ("BOGOTA' ").

LA LETTURA DEL NEW YORKER.

Le zone che i turisti non vedono (la maggior parte della città) sono piene di baraccopoli e talmente diverse dall'idea che Bogotà ha di se stessa che i giornali non ne parlano quasi mai.
I cittadini più fortunati passano le serate in ristoranti esotici a parlare di cinema italiano, citando film come "La dolce vita".
Ho chiesto a una ragazza di 23 anni quale era la sua attrice preferita.
Mi ha risposto senza esitare: "Monica Vitti in L'avventura".
Poi mi ha spiegato che oggi la città più alla moda è Dubai.
In una delle strade più grandi della città, vicino a una caffetteria di una famosa catena americana, c'è un chiosco che vende sigarette e si chiama proprio Dubai.
La ragazza mi ha raccontato che anche suo fratello lavora a Dubai.
Durante una conferenza sulla globalizzazione si discuteva unicamente di Cina e di Africa (gli Stati Uniti non venivano neanche citati).
Inoltre girava la voce che degli indiani molto saggi stavano per arrivare a Bogotà per dare il loro contributo all'economia colombiana, in particolare nel settore dei software.
La Colombia non mi era mai sembrata così vicina al resto del mondo.
Tra i ricchi dei quartieri settentrionali cultura e letteratura sono cose naturali, come per i parigini della "rive gauche".
Una sera, in un ristorante messicano pieno di maschere simili a quelle indossate dai lottatori di wrestling, due ragazze si sono avvicinate a George Packer, un giornalista del New Yorker, e gli hanno chiesto di autografargli un numero della rivista dedicato alla moda.
"Da dove venite?", ha chiesto Packer sorpreso.
"Da Marte", ha risposto una di loro.
"No scherzavo.
Siamo ingegneri.
Insegniamo all'Università delle Ande".
"Gli ingegneri leggono il New Yorker?", ha chiesto il giornalista.
"Solo quando parla di moda", hanno risposto.
Mentre il pubblico dei festival di letteratura di Los Angeles è composto quasi tutto da pensionati o vivaci nonnine,al festival del Malpensante di Bogotà ci sono moltissimi giovani, in gran parte ragazze, e studenti che distribuiscono lattine di Red Bull.
Da queste parti Paul Ricoeur, Robert Hughes e Kazuo Ishiguro sono trattati come rockstar.
A molti di noi la parola Colombia fa venire in mente una guerriglia che dura da sessant'anni, paramilitari che uccidono gli attivisti di sinistra quando non lo fa l'esercito, e narcotrafficanti circondati da "donne prepagate".
Raramente pensiamo a quel sogno a occhi aperti che è Macondo, il villaggio globale non globalizzato di Gabriel Garcia Marquez.






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