martedì 15 dicembre 2009

GIAPPONE (REGIONE DI "TOHOKU").

CUCINA RURALE.

Una sera mi sono fermato a Tsurunoyu, un "onsen" veramente bello.
Un tempo era la stazione termale privata dei signori di Akita.
Fu inaugurata nel 1701.
Qui, seguendo la tradizione montanara, si mangia intorno a focolari a carbone di forma quadrata chiamati "irori", sui quali si possono arrostire pesci e verdure, prima di fare una scorpacciata di patate dolci cotte in una pentola di metallo sospesa sopra i carboni ardenti.
Il cibo è ottimo: cacciagione, sashimi, pesce alla griglia, capesante con il miso, delicate insalate di funghi e di germogli di fagioli verdi, e "sansai" (verdure di montagna), le fragranti felci selvatiche, le felci aquiline e i tuberi, che sono parte integrale della cucina rurale giapponese.
Due giorni dopo ho avuto un'esperienza culinaria meno raffinata (ma spudoratamente gustosa) sul lago Towada: ho mangiato una salciccia simile a quelle tedesche, infilzata in uno spiedino ricurvo fatto con una costola, credo, di maiale.
Mentre rifletto su che tipo di carne è quella che ho appena mangiato, mi accorgo della calma cimiteriale del luogo: negozi di souvenir vuoti e file di pattini a forma di cigni e di mostri marini.
Se questo lago si trovasse in Canada o in Nuova Zelanda, sarebbe popolato da yacht, patiti del windsurf e amanti dello sci d'acqua.
Qui invece l'atmosfera è calma e un po' desolata perchè i turisti giapponesi sono attratti dalla gola del vicino fiume Oirase, un paradiso di piccole cascate e di torrenti, che forma probabilmente la più bella vallata che io abbia mai attraversato, nonostante la folla di turisti che arrancava dietro le guide.
Da Towada proseguo in auto per Kakunodate, l'ultima tappa del mio viaggio sui monti.
Proprio il tipo di cittadina in cui Basho avrebbe cercato riposo nei suoi viaggi e si sarebbe guadagnato qualche soldo presiedendo alle "renga", le sedute collettive di scrittura poetica.
Kakunodate è un po' cambiata rispetto ai suoi giorni più felici nel secolo scorso.
Oggi c'è un quartiere samurai con case eleganti e una tranquilla zona commerciale dove i negozianti usano l'abaco per fare le somme.
Mi fermo in un "ryokan" chiamato Tamachi Bukeyashiki, che serve squisiti piatti italo-giapponesi.
Se esistesse un ristorante così a Londra, la gente venderebbe la nonna per prenotare un tavolo.
Le sei portate, compreso il manzo cotto su piastra di marmo, una minestra di zucca ricoperta da erbe selvatiche "sansai" e frutti di mare in un brodo chiaro delicato, sono tutte deliziose.
Ho mangiato qui due volte e la prima cena è stata la migliore dell'anno.

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