lunedì 21 dicembre 2009

ECUADOR ("YACHANA" VILLAGG. TUR.).

LA NOSTRA PRIMA GITA comincia alle cinque del mattino.
Partiamo insieme a una guida indigena e a un naturalista della Tropic Journeys.
Gli stivali di gomma ci permettono di camminare a lungo nella giungla (l'Amazzonia è un luogo magico, ma molto fangoso).
Durante le pause le nostre guide ci spiegano gli usi e le proprietà di numerose piante.
Tutte servono a qualcosa.
Il sangue di drago (una resina rossa) è anche un coagulante.
Un altro vegetale è un efficace anestetico locale.
Da una grande pianta simile a quella del cotone si ricava lo stoppaccio per le cerbotane, mentre con il curaro si possono avvelenare le punte delle frecce
Per i guaranì la giungla è un ambiente ospitale e pieno di risorse.
"La foresta ci ha sempre dato tutto: cibo, medicine, rifugio e vestiti.
Non abbiamo nessuna voglia di lasciarla", spiega la guida.
Indicando la sua cerbotana, gli chiedo cosa cacciano.
Le loro prede sono il cinghiale e la scimmia urlatrice.
"Quando ci procuriamo un po' di carne, ognuno di noi mangia solo quella di cui ha bisogno e lascia il resto in uno spazio comune.
Così rimane del cibo anche per chi è troppo vecchio per andare a caccia".
Poi, portando la cerbotana alle labbra, scocca una freccia contro un bersaglio grande quanto una monetina.
"Se si colpisce nel punto giusto, il veleno entra nel sangue della preda e la fa crollare a terra.
Poi l'animale viene finito con la "tapa" (lancia)", ci spiega.
"Vuoi provare?", mi chiede passandomi la cerbottana e mostrandomi come inserire la freccia.
Punto un grosso albero e soffio il più forte possibile.
La freccia parte verso l'alto, in direzione degli alberi, e si perde in aria.
La guida scoppia a ridere e, dandomi un colpetto sulla spalla, dice: "Sei fortunato a essere qui con noi, altrimenti stasera faresti la fame".
Tornato al villaggio, ceno e mi stendo per qualche ora sulla mia branda, e rifletto su quanto mi ha appena detto la guida.
Ha ragione, per me è una fortuna ricevere aiuto dai guaranì.

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