mercoledì 2 dicembre 2009

MADAGASCAR "MILLE KM. DI STRADA".

LATERITE ROSSA.

Sono le otto del mattino e fuori il sole è già abbagliante.
Una strada coperta di polvere rossa porta al centro della città: quindici chilometri di ingorghi, quarantacinque minuti a passo d'uomo.
E' l'ora di punta.
Si avanza al rallentatore, tra le Renault 4 e le due cavalli color crema usate come taxi.
Niente clacson, niente stress, nessuna competizione: ognuno aspetta il suo turno.
Regna la flemma, unita a un fatalismo tutto asiatico.
Non a caso gli antenati dei malgasci degli altipiani erano indonesiani arrivati per mare.
In Asia, si sa, le persone tendono a nascondere i problemi con un sorriso.
L'inquinamento causato dal gas di scarico delle auto è notevole.
Prima di lasciare la città visito il caotico mercato centrale, che vende vaniglia , cannella e pepe rosa in un piacevole caos.
Finito il giro al mercato lascio Antananarivo e prendo la strada statale che dalla capitale si dirige a sud, attraversando gli altipiani fino al mare.
I mille chilometri della strada statale 7- numero sacro per i malgasci - attraversano le zone più densamente popolate di quest'isola, che ha 17 milioni di abitanti.
La 7, però, non ha nulla della strada nazionale.
E' stretta e c'è poco traffico, solo qualche taxi e alcune auto private.
Sulla cosidetta "grande ile" (grande isola) dell'oceano Indiano, il tenore di vita è molto basso: la povertà colpisce l'80 per cento della popolazione, soprattutto i contadini.
Durante il viaggio incontro diverse persone che si spostano a piedi avanzando in fila indiana sotto il sole cocente.
Molte famiglie non possono permettersi neanche il mezzo di trasporto più economico, un piccolo carro trainato dagli zebù, perchè costa 450mila ariary (180 euro): il triplo di una bicicletta, ma cinque volte meno di un motorino.
La statale 7 scende dagli "hauts plateaux", gli altopiani centrali, fino alla costa, e svela poco a poco, come i tasselli di un puzzle, i modi di vita e le tradizioni delle principali etnie che compongono la popolazione.
Appena lasciata la capitale, a 1.400 metri di altitudine, il nastro nero d'asfalto della 7, circondato dalla laterite rossa, attraversa le risaie terrazzate.
Il percorso è pieno di panorami mozzafiato.
A una curva, di fronte a una collina ornata di pini e cipressi, Mina, una signora anziana e minuta vestita con una gonna color pervinca e un cappellino in tinta, ha piantato il suo ombrello verde e blu.
Sta preparando due focolari con delle pietre e intanto cuoce delle pannocchie in un grande pentolone nero di fuliggine, usando come combustibile delle foglie di mais.
Poi arrostisce le pannocchie su un pezzo di lamiera e le vende ai passeggeri dei taxi.

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