venerdì 8 gennaio 2010

VENEZIA.

ANTICHI PALAZZI GALLEGGIANTI.

Anni fa, un mio amico, che non conosceva bene l'inglese, pensava che la traduzione del saggio di John Gray "Men are from Mars, women are from Venus", fosse: gli uomini vengono da Marte, le donne da Venezia ("Venus" in inglese significa Venere).
Le donne di Venezia, però, sono soprattutto delle anziane signore impellicciate, probabilmente vedove, il più delle volte accompagnate da cani piccolissimi.
In giro ogni tanto si vedono anche dei bambini, ma sembra che in città non ci siano adolescenti.
Forse risparmiarsi la loro esuberanza può avere lati positivi, ma per altri versi è un po' strano.
Senza i giovani che futuro può avere una città il cui fascino deriva dell'eterno declino?
Dalle scritte sui muri intuisco che ci sono dei ragazzini in giro, ma fino a sera non se ne vede nessuno.
La mia amica e pittrice Serena Nono vive sull'isola della Giudecca nell'appartamento in cui lavorava il padre, il compositore Luigi Nono.
Quando piazza San Marco è troppo affollata e claustrofobica, quasi tutti i giorni dell'anno, conviene prendere il vaporetto e rifugiarsi su quest'isola, che è a soli dieci minuti dal cuore della città.
Serena vuole mostrarci un'altra faccia di Venezia.
"Ricordatevi che in questa città tutto è storto", ci ha detto indicando per terra e poi in direzione dei palazzi.
Una sera, seguendo il suo consiglio, io e Kier abbiamo preso il vaporetto e l'abbiamo raggiunta alla Giudecca.
I vaporetti passano tutte le ore della notte e sono molto piacevoli, come autobus che navigano tra antichi palazzi galleggianti.
Quella sera però era buio e faceva freddo e in giro non c'era nessuno.
Io e Kier ci siamo chiesti se ci fosse veramente qualcosa di interessante da fare, visto che per strada c'era solo un pachistano disperato che ci ha venduto una penna laser e un paio di occhiali luminosi.
Almeno con questi riuscivo a vedere mio figlio.
E comunque, anche se trasuda un senso di minaccia e morte, Venezia non è una città violenta.
E una delle cose migliori da fare lì è perdersi.

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