venerdì 22 gennaio 2010

BERLINO - ASTANA (In treno).

DORMIRE IN MUTANDE.
Il treno avanza nell'oscurità a un ritmo irregolare.
Ci si abitua in fretta al rumore, un sottofondo ideale per le conversazioni.
E le chiacchierate non mancano.
Sabrina mi parla di suo fratello e di sua nonna.
Alla fine degli anni novanta, tutti e tre sono emigrati in Germania in cerca di una vita migliore.
Sabrina deve occuparsi di sua nonna, che è anziana e ammalata.
I soldi che il fratello guadagna facendo piccoli lavoretti devono bastare per tutti e tre.
Sabrina fa il meccanico, ma non riesce a trovare lavoro.
Ormai non si sente a casa né in Kazakistan né in Germania.
Astana è la capitale del Kazakistan da una decina d'anni.
Gli introiti petroliferi hanno provocato un boom edilizio, e i nuovi grattacieli spuntano come i funghi.
"Negli ultimi anni sono tornata tre volte ad Astana", mi racconta Sabrina, "e ogni volta la città era cambiata.
Ormai non la riconosco più".
Di notte, il treno diventa una vera e propria stufa.
I termosifoni sono al massimo e non si possono regolare né spegnere.
Anche se dormo in mutande, coperto solo dal lenzuolo, continuo a svegliarmi zuppo di sudore.
Cerco di mantenere un minimo di igiene lavandomi nel piccolo lavandino.
Non ci sono docce a bordo del D 1249.
Nel pomeriggio di lunedì, il treno arriva a Saratov, sulle rive del Volga, dove ci fermiamo per otto ore.
Un'occasione per sgranchirci le gambe dopo quarantasei ore di viaggio.

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