domenica 24 gennaio 2010

BERLINO - ASTANA (IN TRENO).

SABRINA SCENDE QUI.
"Abbia cura di sé", dice salutandomi.
Mi dispiace che se ne vada, era l'unica persona con cui potevo chiacchierare senza dover parlare a gesti o ricorrere al dizionario.
Raya cerca di spiegarmi a che ora devo tornare in stazione.
Il soprannome di "mamma del vagone" le sta a meraviglia.
Inoltre con me è particolarmente materna: mi stringe il braccio quando mi parla, entra nel mio scompartimento senza bussare e si arrabbia quando fumo troppo o quando dimentico di fare il letto.
Credo di piacerle.
Dopo qualche ora passata a vagare per le strade commerciali di Saratov, intorno alla stazione, incontro Wadim, l'altro controllore della mia carrozza.
Ha lasciato la divisa per indossare una T-shirt e una tuta da jogging.
Senza dire una parola mi fa segno di seguirlo, e mi porta in un self-service lì vicino.
Wadim non è un commensale particolarmente piacevole: chino sul piatto, ingurgita grandi cucchiaiate di zuppa e mangia la carne senza tagliarla, dopo averla infilzata con la forchetta.
Pretende che gli paghi il pranzo: accetto perchè comunque mi sta simpatico.
E' un gran fumatore e per strada non può fare a meno di sputare ogni due metri.
Quando incontriamo delle ragazze, ridacchia e dice "Good girls, good", alzando il pollice.
Tornati alla stazione, mi chiede altri soldi.
"Money, money, dice, indicando il mio portafoglio.
Rifiuto e sembra quasi che Wadim voglia picchiarmi.
Per un attimo ho paura, ma poi mi rendo conto che se facessimo a botte
probabilmente avrei la meglio.

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