venerdì 8 gennaio 2010

VENEZIA.

GELATO E PATATINE.

Il nostro albergo, a Palazzo Barbarigo, aveva le luci basse, come usava negli anni Ottanta.
Sembra uno di quegli eleganti alberghi newyorchesi progettati da Philippe Starck, dove non ci sono le linee rette e per orientarti hai bisogno di una torcia anche quando le luci sono accese.
Però ha dei pavimenti perfetti per un bambino che vuole pattinare sui calzini.
Io e mia moglie temevamo che nostro figlio Kier non avrebbe avuto abbastanza distrazioni in una città che è un museo acquatico a cielo aperto.
Invece Kier saltellava contento nelle sue crocs.
Venezia offre shopping, acqua e gite in barca.
Senza contare i piccioni che in piazza San Marco si posano sulla testa dei bambini.
La città gli è piaciuta moltissimo.
E anche lui è piaciuto a tutti.
Sui vaporetti, per strada e nei caffè i veneziani gli hanno offerto di tutto: rose, dolci, aeroplanini di carta, penne e baci affettuosi.
Un ragazzino di dieci anni curioso e vivace, che ha ancora la simpatia di un bambino senza l'aggressività di un adolescente, è il compagno di viaggio ideale.
Così io e lui siamo andati a chiacchierare all'Harry's Bar, dove i camerieri gli hanno preso la giacca e gli hanno servito patatine e gelato.
Il locale è sempre elegante, affollato e frequentato da molti scrittori.
Ma ormai gli autori devono farsi accompagnare dal loro editore se vogliono avere qualche possibilità di pagare il conto.

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