lunedì 11 gennaio 2010

VENEZIA.

L'ATTORE ha tirato fuori i suoi album degli anni sessanta, ha messo su un disco gracchiante dei Rolling Stone e io e lui, due perfetti sconosciuti, ci siamo messi a ballare insieme.
Dopo un po' ho ritrovato Kier all'aperto, in riva al canale, con una stella di natale in mano, ipnotizzato da una ragazza italiana dai capelli lunghi.Mentre il mio tasso alcolico saliva, Nuria, la madre di Serena, originaria di Berkeley e figlia del compositore Arnold Schonberg, mi ha raccontato una serie di aneddoti sulla sua infanzia: la sua famiglia che andava a cena da Thomas Mann e lei che giocava in giardino con altri bambini.
Oppure la lunga attesa per una visita di Bertolt Brecht.
Poi, come in una scenografia che sembrava preparata apposta per noi, verso le undici e mezza ha cominciato a nevicare.
A mezzanotte sono partiti i fuochi d'artificio da piazza San Marco.
La vista era perfetta, con i razzi che esplodevano nella neve sempre più fitta.
Le coppie in casa ballavano e si abbracciavano.
Abbracciare gli sconosciuti non mi dispiace, se sono italiani.
Sembra quasi una scena di "Fanny e Alexander".
Bagnati e con le teste imbiancate, ci siamo infilati sul vaporetto affollato, mentre le campane della città suonavano a festa.
Al bar dell'albergo un cameriere mi è venuto incontro con un vassoio su cui c'erano una torta al cioccolato a due piani e un enorme bicchiere di vodka.
Dopo i cinquant'anni i piaceri diventano più rari, ma si apprezzano di più.
Mi piace pensare di essermi svegliato la mattina dopo con il bicchiere di vodka ancora in mano.

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