giovedì 7 gennaio 2010

CAPO VERDE ("ARCIPELAGO").

LA DIASPORA.

I nomi dei santi assegnati alle isole sono frutto della colonizzazione portoghese.
Sao Tiago, la più grande e popolosa, fa da ponte tra l'Africa e l'arcipelago.
La capitale, Praia, è sovraffollata, a differenza del resto dell'isola.
Sao Nicolau ha un paesaggio agricolo, ideale per le passeggiate.
Santo Antao non ha più l'aereoporto, e questo garantisce la sua tranquillità.
Le sue montagne si prestano al trekking e all'ecoturismo.
Il "grogue", il rhum locale, viene da lì.Nel romanzo "Chiquinho" lo scrittore e linguista Baltazar Lopes ha descritto le carestie degli anni 1940.
Lopes ha studiato il creolo di Capo Verde, un miscuglio di portoghese e di idiomi africani.
Parlato da tutta la popolazione, anche se il portoghese rimane la lingua ufficiale.
Sao Vicente, arida e senza risorse naturali, è l'isola delle arti.
Nel 1941 a Mindelo, la sua capitale, è nata Cesaria Evora.
Per il mondo intero diventata la voce di Capo Verde, anche se non è la sola a esportare i ritmi del funana, del batuque e della morna.
Il carnevale è il momento migliore per misurare la capacità dei musicisti capoverdiani di adattarsi agli strumenti contemporanei, restando al tempo stesso fedeli alla tradizione. Queste isole erano vergini all'arrivo dei portoghesi verso il 1460. I navigatori hanno immediatamente capito il vantaggio di avere degli scali sulla rotta del traffico di chiavi.
L'economia locale è crollata nel 1866, quando è stata abolita la tratta degli schiavi.
La popolazione è emigrata verso gli Stati Uniti, che oggi ospitano la comunità più numerosa dei capoverdiani.
Molti, meno fortunati, sono stati deportati a sud verso Sao Tomè e Principe, per lavorare nelle "rocas" (piantagioni) di caffè.
Durante la lunga era salazariana, anche le isole di Capo Verde hanno subìto l'oppressione che ha schiacciato il Portogallo.
Inoltre hanno dovuto affrontare le carestie causate dalle grandi siccità.
Verso il 1960 la resistenza al colonizzatore si è rafforzata intorno alla figura carismatica di Amilcar Cabral, nato in Guinea ma originario dell'arcipelago.
Gli anni di lotta si concludono nel 1974, dopo la rivoluzione dei garofani.
Capo Verde e la Guinea Bissau proclamano la loro indipendenza, per poi separarsi nel 1980.
Oggi la piccola repubblica continua a interrogarsi sulla sua identità: portoghese, cattolica, orientata verso l'Europa, come volevano gli intellettuali degli anni 1930?
O invece africana?
Le tracce di organizzazione sociale e una forte immigrazione dal Senegal testimoniano il suo carattere creolo.
Da quando i padroni bianchi hanno lasciato le isole, Capo Verde è essenzialmente meticcia.
Ora c'è il rischio che cada nelle mani dei nuovi colonizzatori: gli immobiliaristi.

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