lunedì 25 gennaio 2010

MADAGASCAR (ISOLA DI "RODRIGUES").

UN PUNTINO NELL'OCEANO.

"L'isola di Rodrigues, seicento chilometri a est di Mauritius, offre un'atmosfera rilassata, spiagge deserte e un'ottima cucina creola".

Claude Moneret mi apre la porta a piedi nudi.
E' una donna robusta e sorridente.
Sta preparando il pranzo: pesce al curry con melanzane sottaceto.
Mi fa accomodare nella veranda della sua pensione e mi porta un bicchiere di punch al rum.
Siamo a pochi passi da una spiaggia color corallo, punteggiata di palme da cocco e alberi di Casuarina.
Intontito dal jet lag, so che tutto questo mi ricorda qualcosa, ma cosa?
I Caraibi?
Il sud del Pacifico?
L'Africa occidentale?
Tutti questi posti insieme?
Rodrigues è un'isola talmente sperduta che soltanto gli atlanti migliori ne segnalano l'esistenza.
Quando l'ho sentita nominare per la prima volta pensavo fosse uno di quegli scogli disabitati e spazzati dal vento in mezzo ai mari del sud, magari una base militare o un minuscolo atollo polinesiano.
Poi l'ho cercata su Google: isola dell'oceano Indiano, seicento chilometri a est di Mauritius.
Deve il suo nome all'omonimo esploratore portoghese.
Abitanti 40mila, religione cattolica.
Ultimo brandello d'Africa prima di raggiungere l'Asia sudorientale, Rodrigues fa parte del territorio di Mauritius.
Spesso le due isole sono definite gemelle, anche se in realtà hanno ben poco in comune.
Mauritius è verde e rigogliosa, con foreste tropicali che si alternano a vasti campi di canna da zucchero.
Rodrigues, invece, è arida e rocciosa.
E non c'è traccia di canna da zucchero.
E' un fatto paradossale, se si pensa che il 97 per cento della popolazione discende dagli schiavi africani deportati per lavorare nelle piantagioni.
Soltanto due tratte aeree raggiungono quotidianamente Rodrigues.
L'unica alternativa è una attraversata di 36 ore a bordo della nave merci, il principale legame commerciale dell'isola con il resto del mondo.
Dopo dodici ore di volo, il ronzio del motore a turboelica mi concilia il sonno.
Al risveglio scopro un mondo tinto di blu: il blu-azzurro del cielo, il blu scuro del mare e una gigantesca macchia di turchese brillante: l'ampia laguna, grande due volta l'isola.
E' la principale risorsa naturale di Rodrigues.
Da un punto di vista economico, l'isola non ha molto da offrire: non troverete industrie o pesca commerciale, e neanche le infrastutture turistiche di Mauritius.
Qui ogni famiglia ha il suo orto, i suoi alberi da frutto, i suoi maiali e le sue capre.
Alcuni uomini hanno dei piccoli pescherecci, mentre le donne vanno a caccia di polpi nella laguna.
L'industria turistica di Rodrigues consiste in una manciata di alberghi a tre stelle e una quarantina di pensioni (le "chambres d'Hotels o gites"), dove si vive insieme alle famiglie creole, condividendo l'ottima cucina.
Chez Claudine è uno di questi posti.
E' una costruzione a forma di chalet nel paesino di Saint Francois, in una silenziosa vallata dove pascolano le capre.
Sulla finestra della stanza di fronte c'è scritto "Joyeux noel" (buon natale) con uno spray bianco.
Adesso siamo a marzo, e questo la dice lunga sui ritmi di vita di Rodrigues.
Un tempo l'isola era ricoperta da una fitta foresta d'ebano.
C'erano centinaia di tartarughe giganti che passeggiavano per l'isola e i rami accoglievano specie rarissime di uccelli.
Poi a colonizzare l'isola sono arrivati gli uomini, provocando un disastro ecologico.
Gran parte della foresta è andata persa e con lei quasi tutti gli uccelli, anche se ultimamente alcune specie native sono state salvate dall'estinzione.

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