mercoledì 27 gennaio 2010

KIRGHIZISTAN.

LATTE FERMENTATO DI GIUMENTA.

Le montagne sono molto più vicine di quanto pensassi.
A mezz'ora d'auto dalla capitale c'è il parco nazionale di Ala Archa, un luogo desolato e incantevole: ripidi pendii rocciosi con alberi rossastri e ruscelli azzurro ghiaccio.
Vicino all'entrata c'è un albero dei desideri con tanti stracci colorati appesi ai rami dai visitatori (ognuno di essi rappresenta il desiderio di un visitatore).
Le persone si fermano per un picnic lungo le sponde del fiume, arrostendo kebab e bevendo birra sotto il sole di settembre.
Un gruppo di studenti che raccoglie la legna per il fuoco si avvicina sperando di farsi fotografare da un turista.
"Vai a Karakol", mi aveva detto Ben, un campeggiatore australiano che avevo incontrato al bazar di Osh, il mercato di Bishkek.
Ben era andato a fare un'escursione nel Tien Shan e si era accampato sulle montagne.
Gli avevo raccontato del mio desiderio di vedere le cime kirghise, che conoscevo solo attraverso i libri: nomadi, cavalli e tappeti di feltro decorati.
"Vedrai persone giocare a "ulak tartish", mi aveva spiegato riferendosi a un gioco simile al polo, in cui i partecipanti si contendono una capra senza testa.
Lungo la strada per Karakol noto molti cimiteri musulmani, le rastrelliere con il pesce messo a essicare e i caffè a forma di iurta, che servono tazze di "kumys" (latte fermentato di giumenta).
I cavalli trascinano aratri in mezzo ai campi.
Per gran parte del tragitto la strada costeggia l'Issyk Kul, un enorme lago salato con una superficie di 6.200 chilometri quadrati, che non ghiaccia neanche durante i mesi invernali.

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