giovedì 14 gennaio 2010

CINA (DESERTO DI " TAKLAMAKAN").

PER VIVERE IN ZONE DESERTICHE come il Taklamakan bisogna essere pragmatici: "Non ci lasceremo imporre le ore dei pasti da burocrati che non sanno cosa significa vivere sotto il sole a picco", spiega l'autista di un autobus.
Se vi danno un appuntamento alle 8, vuol dire che è alle 10, ora di Pechino (quella il turista segue inevitabilmente).
Prendere la corriera per raggiungere Kashgar è senz'altro il modo più interessante di attraversare il Taklamakan.
Le trenta ore di viaggio su una strada asfaltata permettono di scoprire paesaggi quasi lunari, ma soprattutto di condividere la vita con persone molto cordiali.
L'affabilità contrasta con la freddezza dei cinesi, che sono sempre più numerosi.
Le autorità, infatti, li incoraggiano a stabilirsi nella regione.
Mentre nel 1949 rappresentavano il 6 per cento della popolazione locale, oggi i cinesi sono saliti al 41 per cento, contro il 45 per cento della comunità uiguri.
Nonostante il loro peso crescente, rimangono minoritari a Kashgar, dove gli uiguri rappresentano il 90 per cento dei 3,3 milioni di abitanti.
Qui il fossato tra le due comunità è particolarmente visibile.
I cinesi non si avventurano spesso nel bazar uiguro della città: preferiscono andare al nuovo centro commerciale con le scale mobili e i vigilanti all'entrata.
Se un tempo da queste parti transitavano i nobili e pacifici rappresentanti del buddismo, oggi il Taklamakan è teatro di violenze.
Il 4 agosto 2008 Kashgar è stata colpita da un attentato senza precedenti: sedici soldati cinesi sono stati uccisi da due guerriglieri che facevano parte di un gruppo separatista.
Pochi giorni dopo, diverse bombe sono esplose a Kuqa, sulla strada che collega Kashgar a Urumqi.
Quelle azioni erano chiaramente un modo per cercare di richiamare l'attenzione del mondo sulla questione uigura mentre Pechino ospitava i giochi olimpici.
Agli occhi di molti uiguri il deserto di Taklamakan incarna alla perfezione le loro radici.
Nel 1980 la scoperta di alcune mummie che risalivano a più di seimila anni fa ha favorito la nascita di un ampio movimento nazionalista.
Tra i reperti c'era la mummia di una donna, i cui tratti ricordano molto quelli delle popolazioni locali.
"La madre della nazione", come è stata battezzata, è diventata ben presto un simbolo per milioni di uiguri, riportato su volantini e manifesti.
Il suo volto è stato anche scelto per illustrare la copertina di un disco che conteneva una canzone intitolata "Kikuran guzali" (la bellezza di Kikuran).
Kikuran è il nome uiguro di Lou Lan, la città dove sono state ritrovate le mummie e da cui si accede alla parte orientale del Taklamakan.

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