martedì 19 gennaio 2010

KOSOVO.

A POLLICE ALZATO.

"Il Kosovo in autostop.
Sfatando il luogo comune su quanto sia rischioso chiedere un passaggio nel più giovane stato europeo".

Sono su una jeep diretto a Pristina.
A guidarla è un albanese, Florant, e accanto a lui c'è Dusan, un serbo.
Entrambi sono di Mitrovica (la città del Kosovo settentrionale divisa in due: una parte serba e l'altra albanese).
Qui i rapporti tra le due comunità sono tesi.
A causa degli scontri è morto un casco blu ucraino e sono stati feriti venti poliziotti polacchi.
Mi aspetto il peggio.
Litigheranno, si picchieranno, si uccideranno?
"Come mai viaggiate insieme?", chiedo.
"Ci odiamo, ma la benzina è troppo cara", spiega Florant, poi i due scoppiano a ridere.
"Ci conosciamo fin da piccoli, giocavamo a calcio insieme.
Nulla lasciava pensare che la Jugoslavia sarebbe esplosa.
I miei genitori vivevano nella parte albanese della città e ancora oggi molti dei loro amici vivono lì", mi spiega Dusan.
Serbi e albanesi amici tra loro, oggi sembra irreale.
Tutte le persone che ho incontrato mi hanno consigliato di fare l'autostop da queste parti: "I kosovari guidano come matti e pensano solo a rubarti tutto fino all'ultimo centesimo".
Questo è quello che mi dicevano gli stranieri con cui avevo preso il caffè a Pristina.
"Le Nazioni Unite li hanno viziati e sono troppo abituati ai soldi facili.
Nel migliore dei casi incontrerai un delinquente che ti lascerà nudo in mezzo a un campo minato", mi ha messo in guardia un amico.
"Fai attenzione alle Mercedes con i vetri oscurati!", mi ha detto un altro.
"E' la mafia. Ti uccideranno per vendere i tuoi organi ".
Non gli ho dato ascolto, perchè volevo incontrare i kosovari all'indomani della nascita della più giovane nazione europea.
Bere il loro caffè, assaggiare il loro pane, ridere con loro.
Così ho fatto l'autostop alla periferia di Pristina, in direzione di Peja.
Il Kosovo è un posto incredibile: durante i trenta minuti in auto l'operatore di telefonia mobile è cambiato tre volte.
Prima quello di Montecarlo, che ha in appalto il servizio locale.
E visto che il Kosovo non ha un prefisso internazionale bisogna fare il numero del principato.
Vicino alla frontiera macedone, invece, bisogna comporre il prefisso della Macedonia.
E quando passiamo da un'enclave serba l'operatore è di Belgrado.
Durante il tragitto vedo spesso della spazzatura ai bordi della strada.
Il fiume che attraversava Pristina è stato ostruito dai rifiuti e le autorità hanno deciso di gettarci sopra del cemento e di costruire delle case popolari.
Il tipico paesaggio kosovaro: un mucchio di spazzatura, ferraglia sparsa per diversi chilometri, poi un altro mucchio di spazzatura.

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