lunedì 23 novembre 2009

ISOLA DI REUNION ("FRANCIA").

SPETTACOLO NATURALE NEL PARCO NAZIONALE E NELLA CONCA DI MAFATE.

Al centro dell'Isola di Rèunion, Mafate offre uno spettacolo sbalorditivo: una conca naturale di colore grigio-verde, scavata dai torrenti e interrotta dalle alture.
E' circondata da montagne alte più di duemila metri e, sparsi tra gli altopiani a prima vista inaccessibili, si vedono dei tetti colorati.
Sono i nove "ilets", gli "isolotti" di Mafate, villaggi ancora fermi a un modo di vivere molto simile a quello dei nostri antenati: niente elettricità, strade o auto.
Nei cento chilometri quadrati di questa conca, il cuore del parco nazionale della Rèunion, vivono circa ottocento persone.
Nato dall'erosione della vetta più alta dell'isola, il Piton des Neiges, Mafate porta il nome di uno schiavo, che durante la fuga si era rifugiato nella conca.
"Colui che uccide"- questo significa Mafate in lingua malgascia- diventò poi il capo di una comunità inseguita dai cacciatori di taglie.
Nel 1829, i bianchi scoprirono un accampamento all'ombra di due creste montuose e massacrarono i fuggitivi, che vivevano in completa autarchia.
Il luogo dove è avvenuta la strage si chiama "Ilet-à-Malheur", l'isolotto della sventura.
Per scoprire questo universo bisogna camminare per almeno due ore senza lasciarsi spaventare dai dislivelli che si devono affrontare prima di raggiungere un "ilet".
Resta da scegliere uno dei tanti punti d'accesso.
Per arrivare a Mafate da ovest si parte dal belvedere del Maido, mille metri più in alto rispetto alla conca, e dopo un'impegnativa discesa di quasi tre ore si arriva a Roche-Plate.La vista sugli "ilets des Lataniers et des Orangers" è mozzafiato.
Emergono da una gola scoscesa circondata da rocce, dove crescono nespoli e banani.
Nelle baracche di lamiera la carta da parati è fatta con le pagine delle riviste.
Per entrare da sud, invece, bisogna seguire l'andamento tortuoso del Cirque de Cilaos, percorribile in auto, e poi arrampicarsi per quattro ore sul colle di Taibit.
Si arriva così a Marla, un piccolo villaggio con capre selvagge e un allevamento di cervi.
Facciamo una pausa alle Trois-Salazes, dove Ian Winkless e la famiglia Hoarau stanno restaurando un "ilet" abbandonato.
Servono tisane al geranio e promuovono il "turismo partecipativo".
Mentre bevo la tisana, Neufneuf, un maialino nero, mangia gli avanzi dello stufato d'anatra.
Si può arrivare a Mafate anche da nord.
Si prende un taxi per risalire il Rivières des Galets, un fiume che con il passare degli anni erode il suolo della conca, fino a Deux-Bras, dove la pista scompare.
L'autista, Andrè Robert, raccoglie dei frutti viola, gli "zanblons".
"Ne mangerei fino a scoppiare", dice sorridendo mentre guida la sua jepp.
Da lì bisogna camminare per due ore e mezza per scoprire Aurère, "la buona terra", o Cayenne e i suoi muri a secco strabordanti di orchidee.







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