mercoledì 25 novembre 2009

GEORGIA (PROVINCIA "SVANETI).

ATMOSFERA ETEREA.

La mattina dopo io e Dato ci svegliamo presto e dopo una sostanziosa colazione a base di blinis, una marmellata di mele fatta in casa, khachapuri (pane ripieno di formaggio cotto), yogurt, pear muraba (frutta cotta) e succo di pesca, ci mettiamo in marcia per visitare il ghiacciaio sul monte Ushba.
La montagna domina il villaggio, con le cime innevate che brillano sul cielo azzurro.
Intorno a noi la vegetazione ha i tipici colori autunnali: si va dal giallo al rosso passando diverse tonalità di verde.
Lungo la strada mangiamo mirtilli, lamponi selvatici, nocciole fresche e con le mani raccogliamo l'acqua dei torrenti.
L'ascesa è ripida ma in cima, tra le nuvole, l'atmosfera è eterea: la vallata, circondata dalle cascate, spunta attraverso la foschia e i campanacci delle mucche danno alla zona un sapore da Arcaida.
La sera mi aspetta un altro banchetto a base di kubdari (manzo stufato nel pane), shusha (crema di patate e formaggio), salsicce fatte in casa, salsa di prugne e melanzane ricoperte con pasta di noci.
La figlia di sei anni di Jena recita una poesia georgiana con una tale intensità che mi commuovo.
Arriva il momento di un giro di raki, un delizioso liquore dolce fatto in casa con il pane.
La destinazione successiva è Mestia.
Per raggiungerla ci arrampichiamo per un giorno intero sotto il sole, accompagnati dal canto dei grilli.
"Ketevan (il mio nome in georgiano), siamo stati fortunati con il tempo", dice Dato.
"L'autunno è imprevedibile, piove spesso, ma se c'è il sole è il periodo più bello perchè le montagne sono coperte di neve".
Facciamo un picnic vicino a un gruppo di case.
Adesso non c'è nessuno, ma d'estate ci vivono i pastori con le loro greggi.
Più avanti c'è il passo di Guli, dove la neve è intatta.
Una volta arrivati in cima mi sento euforica: mi sembra di stare sul tetto del mondo, avvolta in uno scialle di montagne che si ergono dalla vallata.
Scendiamo dal versante opposto, mentre il tramonto colora gli alberi di castano ramato.
Mestia ha molte torri medievali, costruite per difendere il territorio.
Lo Svaneti, nascosto tra le montagne, è riuscito a respingere molti attacchi.
Nel 1936 a Mestia è stato costruito un museo che ospita i tesori portati in questa valle nel corso degli anni per salvarli dai saccheggi.
Ci sono croci decorate, manoscritti e icone d'oro e d'argento.
Da Mestia raggiungiamo a piedi il villaggio di Adishi.
Il monte Shkhara, la vetta più alta della Georgia con i suoi 5.060 metri, splende da lontano mentre l'Ushba guarda oltre la valle verso il monte Tetnuldi.
"La leggenda racconta che in origine questi monti fossero degli amanti il cui amore era ostacolato dai genitori.
Gli amanti furono in seguito trasformati in montagne per potersi guardare per sempre negli occhi", racconta Dato.
C'è un sole splendido e alcuni abitanti stanno facendo il fieno.
Aiutato dal figlio, un uomo con un dente d'oro mette un'imbracatura di legno al collo di un bue e ci attacca una slitta con sopra una balla di fieno.
Il bue viene poi trascinato giù per la montagna un po' spaesato.
Passeggiare per le strade di Adishi è come tornare al medioevo: Un gruppo di case e torri diroccate, che in molti casi andrebbero restaurate.
Siamo con Jora, che ci spiega: "Qui vivevano 34 famiglie, adesso ce ne sono solo otto, le altre sono emigrate perchè per sei mesi all'anno la strada è chiusa per la neve e il paese è isolato.
Ai tempi dell'Unione Sovietica c'era un autobus, ma adesso non più".
Il villaggio è un labirinto di verande di legno.
Un'anziana signora raccoglie la legna, mentre la sorella, che lava i piatti all'aperto in una vecchia vasca, mi passa una manciata di mele verdi.
Nella casa di Jora sono poche le finestre che hanno i vetri.
Nella stanza principale alcune donne vestite di nero cuociono il pane sul fuoco.
Il bucato è steso in un angolo e ci sono due letti dove dormono i bambini.
Maiali e polli scorazzano in cortile.

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