martedì 24 novembre 2009

GEORGIA (Provincia "Svaneti").

ALZIAMO I CALICI, OSPITALITA' GEORGIANA.

Jena solleva un bicchiere di vino rosso ed esclama: "Saqartvelos Gaumarjos (vittoria alla Georgia)".
Il tavolo è pieno di piatti squisiti.
Questo sarà il primo di tanti brindisi agli dei, ai santi, all'amore e all'amicizia, ogniuno sottolineato da un'esplosione di entusiasmo.
Le bevute proseguono, ma è tardi e cerco di andare a letto.
"Ah no, bisogna farne un altro", insiste Jena.
Questa è la Georgia: festeggiamenti infiniti e ospitalità senza pari.
Brindare fa parte della cultura georgiana da secoli.
Sono venuta per saperne di più della festa tradizionale del "supra" (tovaglia), chiamata così per il gran numero di piatti che coprono la tavola.
Siamo nella cucina di Jena Ghvitziani, a becho, nella provincia settentrionale dello Svaneti, sulle montagne del Caucaso.
La valle è dominata da antiche torri medievali.
Un tempo questa zona era considerata poco sicura a causa delle continue aggressioni a scopo di rapina.
La situazione è migliorata grazie ai pattugliamenti e oggi gli abitanti accolgono i turisti a braccia aperte.
Il turismo ad agosto ha ricevuto un duro colpo quando le tensioni con la regione separatista dell'Ossezia del Sud sono sfociate nel conflitto con la Russia.
Adesso è tornata la calma e la Georgia è diventata una destinazione sicura, a eccezione delle regioni separatiste dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia.
I soldati russi se ne sono andati e sono stati sostituiti dagli osservatori dell'Unione europea, per la gioia dei georgiani.
"Non ci batteranno", mi dice Dato, la mia guida.
A causa della sua posizione strategica sulla via della seta, al confine tra Europa e Asia, la Georgia è stata attaccata per secoli da mongoli, bizantini, persiani e arabi.
I georgiani, però, sono estremamente orgogliosi della loro resistenza e del loro paese.
La strada che porta dalla capitale Tbilisi alla regione dello Svaneti è piena di buche e costruzioni in stile sovietico.
Nelle dieci ore di viaggio per arrivare a Becho incontriamo molti carri trainati dai cavalli.
Nel giardino della vecchia fattoria di pietra di Jena ci sono dalie e alberi di melo.
Dentro al garage c'è un furgone malandato e dalla veranda pendono le trecce di cipolla.
Lela, la moglie di Jena, con un grembiule e una sciarpa nera avvolta intorno alla testa coglie le mele dall'albero aiutandosi con un lungo bastone.
Come concordato con Wild fronties, l'agenzia di viaggi, oggi sono ospite in casa di Jena.
Ogni notte dormirò da una famiglia diversa.
In ogni casa sono l'unica ospite.
Le stanze sono pulite e accoglienti.
La notte fa freddo quindi bisogna evitare di andare in bagno, che di solito è all'aperto.
La Georgia è la terra del latte e del miele, dove i cibi sono genuini, i frutteti rigogliosi e le persone sono ancora attaccate alla terra.
Nello Svaneti i maiali selvatici vanno in cerca di ghiande nel bosco (per questo la loro carne è così saporita), il miele è impregnato dell'aroma dei fiori selvatici e i contadini fanno il formaggio con il latte delle loro mucche.
Non ci sono negozi nè mercati, quindi i cibi vengono preparati con cadenza stagionale.
L'autunno, il periodo della mia visita, è il momento in cui si raccoglie, si conserva e si essica in previsione dell'inverno.

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