giovedì 20 agosto 2009

U.S.A. (Deserto del New Mexico).
DA SANTA FE A LOS ALAMOS.
A circa un'ora di strada da Albuquerque, mi fermo per passare la notte nella deliziosa Santa Fe.
Il centro della città, coi suoi edifici color caffè,è tanto bello quanto profumato, di fiori e di legna bruciata, e pullula di buoni ristoranti e di piacevoli alberghetti.
Il mio preferito è l'Inn of the Anasazi, poco distante dalla piazza principale.
Ma il posto che più di tutti abbonda di riminiscenze dell'epopea nucleare è la Fonda, una vecchia locanda spagnola dai bei corridoi piastrellati: gli scienziati che lavoravano con Oppenheimer al progetto Manhattan si ritrovavano qui per rilassarsi e cercare di dimenticare per un po' il loro rischioso gioco a dadi con l'apocalisse.
E proprio lì, in fondo alla strada, lo scienziato superspia Klaus Fuchs spifferò i segreti della bomba al suo contatto sovietico.
Il giorno dopo, riascolto la canzone di Lehrer mentre percorro la spettacolare strada di montagna che porta a Los Alamos, dove il cantante aveva lavorato un tempo come ricercatore: "Cercherò il silenzio del deserto/ in mezzo a un panorama superbo/ Quanto vorrei rivedere le nuvole del fungo".
Negli anni quaranta, quando qui l'unica strada era un sentiero di terra battuta che conduceva su una lontana cresta dei monti del Sangre de Cristo, questo era un posto ideale per condurre attività segrete.
Oppenheimer aveva scoperto questa zona da ragazzo, durante una gita a cavallo.
Ed è qui che riunì la sua èquipe di eminenti scienziati per concepire l'arma che pochi anni dopo avrebbe trasformato Hiroshima nello spaventoso banco di prova dell'era nucleare.
Entrando a Los Alamos oggi, sembra impossibile che questo sobborgo sperduto sia stato la rampa di lancio dell'apocalisse.
A ogni angolo spunta una chiesa e restano solo i nomi delle strade - Oppenheimer, Trinity - a ricordare gli eventi che cambiarono il mondo.
Poi noto dei misteriosi hangar e delle strane tubature a confermarmi che Los Alamos è ancora abitata dall'industria nucleare.
E finisco per trovare più rassicurante una visita al museo della scienza di Bradbury, dove le riproduzioni delle prime bombe atomiche, Fat Man e Little Boy, sembrano solo dei sinistri giocattoli.


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