mercoledì 26 agosto 2009

SUDAFRICA. ("Capo Occidentale" in Mountain Bike).

VACANZE MASOCHISTE.

Il quarto giorno incontro Vermaak, l'ideatore della gara.
Sembra un tipo molto tranquillo, per essere l'organizzatore del più complesso dispositivo logistico in tempo di pace del Sudafrica: ogni giorno i suoi collaboratori spostano 175 tonnellate di materiale, tra cui 2.400 tende e 120 bagni chimici.
Ex dipendente della Royal Bank of Scotland a Londra, Vermaak stava correndo in bicicletta in Costa Rica quando, nel 2002, gli è venuta l'idea di organizzare la Cape Epic: una gara che avrebbe dovuto attirare l'attenzione delle tv di tutto il mondo.
Vermaak mi racconta che ogni anno le domande di partecipazione sono moltissime.
Ma, gli chiedo, cosa spinge persone come me a spendere tanti soldi (per l'esattezza 474 dollari per farsi torturare dal dottor Evil?
Mi risponde che lui ha iniziato a correre in bici perchè aveva bisogno di dedicarsi a "qualcosa di diverso dal lavoro".
E poi c'è il fascino del percorso.
In quale altro posto si può correre attraverso il più bel paesaggio del mondo, in cinque riserve naturali, per 900 chilometri ininterrotti?
Con il passare dei giorni il bollettino di guerra si aggrava: due ciclisti di Singapore fermi a riparare una gomma si ritrovano davanti un guardiano della riserva naturale: "Fate in fretta, c'è un rinoceronte sulla collina!", li avverte.
Hanno fatto in fretta.
Ma ci sono anche momenti memorabili: per esempio l'ultimo giorno, attraversando il passo di Gamtou, incisi sulle rocce sdrucciolevoli vediamo i segni dei carri dei Voortrekkers, i contadini afrikaner che nella metà dell'ottocento lasciarono Cape Colony per spostarsi nell'entroterra.
Intanto davanti a noi abbiamo uno dei paesaggi più grandiosi del mondo, con la Table mountain e l'oceano alle sue spalle.
Alla fine della corsa, alla Lorensford wine estate, vicino Città del Capo, osservo le gambe sanguinanti e inzaccherate dei miei affannatissimi compagni di gara.
Ancora non riesco a capire fino in fondo cosa abbia spinto tutti (compreso un buon numero di dirigenti d'impresa) a considerare questa prova estenuante come una bella vacanza.
Poi però, appena la fatica scompare e mi tornano in mente gli splendidi ricordi di quei giorni passati all'aperto, sotto il lucente sole africano, mi sento già pronto a partire per la prossima avventura.




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