mercoledì 19 agosto 2009

GIAPPONE ANTICO. La via Nakasendo.
SAKE' E KARAOKE.
Il banchetto comincia con il pesce e finisce con le melanzane in salamoia.
Lì conosco gli altri ospiti del Maruya, quattro giapponesi che sono già stati qui e vogliono tornarci presto.
Hanno delle grandi valigie Louis Vuitton: evidentemente non sono i prezzi bassi ad attirarli.
La serata si conclude con una gita nel locale "onsen", la stazione termale, per bagnarci in una delle calde sorgenti vulcaniche amate dai giapponesi.
Anche se bisogna immergersi nudi davanti a degli estranei, il disagio scompare in pochi minuti.
Poi, dopo esserci avvolti nei nostri "yukata" (il kimono estivo leggero disponibile in ogni "minshuku"), risaliamo in fila sul pulmino come una scolaresca un po' in là con gli anni, cantando canzoni al karaoke e ridendo per le nostre facce rosse.
I giorni successivi trascorrono spensierati tra lunghe camminate e cibo delizioso.
A mano a mano che ci inoltriamo nelle montagne della regione di Kiso ci capita sempre più spesso di passare le mattine a mangiare cetrioli e le serate in kimono.
Paul ha deciso di riservare l'albergo migliore per l'ultima sera.
Dopo aver scalato il ripido passo della montagna Torii arriviamo a Narai.
In questa città del periodo Edo, meravigliosamente conservata, c'è Iseya, il "minshuku" più famoso del Giappone.
Superando la facciata di legno, capisco perchè.
Costruito nel 1818, l'edificio originale è in legno verniciato,illuminato da una luce calda.
Nell'atrio alcune statuette di gatti ondeggianti augurano buona fortuna e i "wagas",i tradizionali ombrelli di carta, decorano il muro.
Dietro un grazioso cortile si apre una dèpendance più moderna: lì troviamo la nostra stanza, luminosa e pulitissima.
La sera beviamo sakè e ripensiamo alle tappe del viaggio.
I "minshuku" che abbiamo visitato stanno al passo con i tempi: l'inglese è sempre più diffuso, e comunque l'entusiasmo e il senso dell'umorismo aiutano a superare qualunque barriera linguistica.
Ma queste locande sono anche saldamente radicate nel passato.
A 68 anni il proprietario di Iseya, Sakai Yukiyoshi, è orgoglioso di tenere viva la tradizione del "minshuku".
"Della via Nakasendo si parla in molti romanzi giapponesi", spiega.
"E' naturale che le persone vogliano vedere quello che hanno letto e scoprire come si viveva in passato".
Il "minshuku" tiene viva la storia.
E lo fa a un prezzo che tutti possono permettersi.

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