lunedì 3 agosto 2009

GUARESCHI HA SCRITTO CHE LA BASSA NON E' FATTA PER I TOUR ORGANIZZATI, ma per chi non teme di restare solo con i propri pensieri.
Così ho evitato i percorsi più affollati per addentrarmi su sentieri meno battuti e i viottoli di campagna.
Dopo un po' ho deciso di lasciare l'auto e continuare in bicicletta, proprio come un personaggio dei libri di Guareschi.
Una gara di "pedalata lenta e cordiale" mi ha offerto l'occasione che cercavo.
Decine di uomini, donne e bambini sono partiti dal paese natale di Guareschi, Fontanelle, per percorrere i cinquanta chilometri fino alla sua casa di Roncole Verdi.
Ho pedalato con loro sui terrapieni che arginano il Po, da cui si ha una splendida vista sulla Bassa, passando davanti a chiesette in rovina e a vecchi cimiteri che spesso fanno da sfondo alle avventure di don Camillo.
Lungo il tragitto abbiamo fatto molte soste e ci siamo fermati a mangiare in un ristorante sul fiume che sembrava il set di un film di Bertolucci (e in effetti, il casale dove il regista girò alcune scene di "Novecento" è stato una delle nostre tappe pomeridiane).
L'escursione ha tenuto fede al suo nome, dando il tempo a degli omoni non proprio in forma di divertirsi a raccogliere papaveri e a metterseli dietro l'orecchio, mentre altri pedalavano ascoltando la partita Inter-Milan trasmessa dalle radioline.
C'è stato anche il tempo per una chiacchierata con il figlio di Guareschi, Alberto, che gestisce un museo dedicato a suo padre a Roncole Verdi, proprio accanto al casale dove è nato Verdi.
Ero già venuto a trovare Alberto un paio di giorni prima, e lungo la strada mi ero fermato a fotografare i manifesti che ritraevano il padre.
Un uomo in bicicletta si era avvicinato e mi aveva chiesto cosa stessi facendo.
Quando sono riuscito a spiegarglielo, nel mio spaventoso italiano, il tizio mi ha stretto la mano e ha detto: "Ah, Giovannino.
Un grand'uomo,un grand'uomo", e si è poi allontanato pedalando.





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