lunedì 17 agosto 2009

MOZAMBICO. GLI ANNI DELLA GUERRA:
L'arca di Noè è passata di qua e gli animali sono tornati: molti vengono dallo Zimbabwe, dal Sudafrica o da altri parchi mozambicani.
Sono stati costruiti nuovi bungalow e abitazioni dal comfort impensabile nel bel mezzo della giungla: Gorongosa, ha preso la strada dell'ecoturismo.
"E' un progetto trentennale", conferma Greg Carr.
A Chitengo, Carr usa il tavolo del ristorante per spiegarci l'importanza di questa zona del Mozambico e cosa lo spinge a passare qui sei mesi all'anno.
Disegna tracciati immaginari: una successione di vallate che raggiunge un punto, Gorongosa, su cui convergono tutti i corsi d'acqua e dove si incrociano tutte le biodiversità.
Parla a lungo e intanto osserva due enormi lucertole che saltano dagli alberi ai tavoli, concentrate sul loro strano rituale e indifferenti alla presenza umana.
Greg senza dubbio ama gli animali, ma ama ancora di più gli uomini.
Crede nello sviluppo sostenibile.
Mi spiega che "più si riporta in equilibrio l'ecosistema, maggiori saranno i benefici per le comunità locali".
Non è certo il tipico americano: legge Euripide, cerca di imparare il portoghese con la gente del posto, cena con lo staff e non abbandona mai il computer portatile.
Il giorno dopo l'intervista lo incontro mentre, scottato dal sole, torna da un giro solitario tra i villaggi lungo i sentieri di terra rossa.
Mi racconta che è andato a fare un'inchiesta per capire le persone.
I bisogni più urgenti sono l'acqua, l'elettricità e un mercato.
Il portoghese Vasco Galante, responsabile della comunicazione del parco e braccio destro di Carr, conferma che al di là del suo valore simbolico Gorongosa è un luogo unico al mondo.
Niente a che vedere con il celebre parco Kruger, in Sudafrica.
"Niente asfalto qui,nè file di macchine.
Non è uno zoo a cielo aperto.
Gorongosa è selvaggia.
Qui si sente l'Africa".


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