mercoledì 19 agosto 2009

GIAPPONE ANTICO. La via Nakasendo.

La mattina seguente mi siedo sul tatami insieme ad Hara Norizaku e alla moglie Takako, entusiasti di condividere i segreti di un grande "minshuku".
"Sono un contadino e produco tutto quello che mangiamo, cercando di evitare i prodotti chimici.
E in inverno vado a caccia".
Come si caccia la cavalletta resta un mistero, ma Hara mi rivela il segreto di un buon servizio: " Deve venire dal cuore", dice solennemente prima di salutarci, mettendosi la mano sul petto.
La vicina città di Magome è così perfetta da sembrare un set di Disney.
Le costruzioni in legno basse sono state trasformate in negozi e bar.
Percorrendo una sinuosa stradina di ciottoli arriviamo a un mulino, dove un cane riposa al sole.
Poco dopo incontriamo il postino, vestito con il costume tradizionale del periodo Edo: un largo cappello, strani stivali palmati e una scatola di legno piena di lettere.
Il postino, una specie di celebrità locale, conduce una doppia vita.
Due ore dopo lo incontriamo in un noodle cafè, dove mi passa una deliziosa tazza fumante di "udon" con funghi di montagna.
Da quel momento in poi continuiamo il viaggio sulla via Nakasendo insieme ad altri gruppi.
Il tratto di otto chilometri tra Magome e la città successiva, Tsumago, è una destinazione molto popolare, in parte per le escursioni a piedi ben segnalate.
I pullman di taiwanesi fanno una grande confusione e alcune classi di studenti giapponesi in divisa scendono di corsa dalla collina, fermandosi per salutare prima di correre via.
Passando davanti ai ciliegi in fiore raggiungiamo Otsumago.
Lì, dietro il fiume che scorre lento, ci imbattiamo nel "minshuku Maruya.
Dopo aver trascorso l'ultima parte del pomeriggio nella vicina Tsumago, una cittadina meno leziosa ma non meno bella di Magome, ci sediamo per cena.

Nessun commento:

Posta un commento