giovedì 2 luglio 2009

SEPARATI DALLE FAMIGLIE.

Quando si chiede a un marinaio com'è la vita sulla nave, spesso risponde con questa battuta: è la prigione che mi sono scelto.
Ciascuno dei 25 uomini a bordo della Msc Texas ha scelto di imbarcarsi per dei motivi particolari, ma tutti hanno almeno una cosa in comune: hanno accettato di restare separati a lungo dalla moglie e dai figli.
Gli ufficiali tedeschi, gli ufficiali di macchina e i macchinisti restano lontano da casa fino a sei mesi all'anno; i marinai filippini, che qui guadagnano molto più che in patria, fino a nove.
E' il prezzo da pagare per sostenere le loro famiglie.
Tutti hanno in comune anche la passione per il mare. Il comandante Trumper ha avuto il suo primo imbarco da ragazzo, su un cargo diretto in Sudamerica, prima di riuscire a ottenere il brevetto.
Suo padre, un agricoltore, gli aveva permesso di frequentare il liceo nautico.
I matrimoni della maggior parte dei suoi colleghi, racconta Trumper, sono andati in frantumi.
Il suo ha tenuto, ma ha dovuto promettere alla moglie che smetterà di navigare.
Suo figlio, invece, non ha mai capito cosa ci trovi di bello in quella vita.
Trumper sogna una barca a vela con cui poter navigare ogni tanto quando andrà in pensione.
Lo capisco benissimo.
Non vedere per giorni altro che acqua e le nuvole è tranquillizzante e allo stesso tempo eccitante.
Non c'è un attimo che sia uguale all'altro, cielo e mare sembrano un organismo che assume continuamente forme e colori nuovi.
Come il deserto e i ghiacci eterni, anche l'oceano diventa lo specchio dell'anima: ma per accorgersene bisogna avere l'occasione di restare soli.
E una traversata del Pacifico dalla costa occidentale americana a quella cinese offre molte opportunità.

Nessun commento:

Posta un commento