giovedì 9 luglio 2009

I MOSTRUOSI SERBATOI PER IL CARBURANTE, il grasso, l'acqua potabile, l'acqua di zavorra, le caldaie, gli scambiatori di calore, i tubi grossi come silos o i ventilatori, assordanti e grandi quanto una stanza, che risucchiano l'aria dall'esterno per il motore principale: niente ha dimensioni umane.
Mi ha colpito la vista di una montagna di gusci di noccioline, come se un esercito di milioni di scoiattoli avesse deciso di sfamarsi proprio in quel punto.
"Granulato di gusci di nocciole", mi ha spiegato Wust.
"Serve a pulire le turbine".
All'occorrenza, si potrebbero sostituire in mare due cilindri insieme ai loro pistoni: l'officina della sala macchine è una specie di piccola fabbrica.
Kuter e Wust ci hanno costruito, saldando insieme le ceste dei pezzi di ricambio, un forno per affumicare le trote ordinate a Long Beach.
E ora le stanno cucinando per la gioia dell'equipaggio.
Dal ponte E si diffonde il profumo di carbonella di mesquite, su cui si stanno dorando, a 50 gradi esatti di temperatura, i pesci precedentemente marinati in sale, zucchero e cannella.
E per trascorrere le due ore che richiede la procedura, non c'è niente di meglio di un paio di birre.
La plancia di comando è l'esatto contrario della sala controllo macchine.
Il suo aspetto non è meno complicato di quello della cabina di un Jumbo, con la differenza che la console è disposta in spazi più ampi.
C'è spazio in abbondanza per monitor radar, schermi per la cartografia, strumenti di misurazione, stampanti, bussole e bottoni di ogni genere, compreso "l'allarme dell'uomo morto", è un dispositivo che, se non viene disinnescato ogni venti minuti dall'ufficiale in turno di guardia, fa suonare un campanello che tira giù dal letto il comandante.



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