giovedì 2 luglio 2009

A BORDO NON C'ERANO MOLTE DISTRAZIONI.
C'era un'organizzazione di tipo militare: ogni parola era un ordine, anche se di solito i superiori andavano in giro in tuta sportiva (tengono in serbo l'uniforme gallonata per il momento dell'approdo).
Master Trumper non dava del tu a nessuno dei suoi ufficiali, per principio.
E' un tipo che ama la solitudine, ma è anche un profondo conoscitore della natura umana.
Era abbastanza soddisfatto del suo equipaggio: sono tutti veri marinai, a differenza della nuova generazione di "operai" e "tranvieri" che comincia a prevalere nel mondo delle portacontainer.
Due volte al giorno facevo il giro del ponte superiore, un percorso di quasi un chilometro che passa sotto i container ordinatamente disposti accanto al parapetto.
Di solito non incontravo anima viva.
Sotto la poppa della Msc Texas l'elica solleva una turbolenta scia di schiuma bianca, larga come una carreggiata, che si perde in lontananza all'orrizzonte.
Se qualcuno finisse fuoribordo in quel punto della nave, nessuno potrebbe accorgersene e gettare in mare uno degli anelli di salvataggio con sagola e boetta luminosa che sono a portata di mano ogni due o tre metri.
Il responsabile della sicurezza era l'ufficiale in seconda Elron Jiongco, originario di Bulacan, vicino Manila.
Naviga già da 26 anni.
Prima di imbarcarsi, aveva avuto appena il tempo di vedere la sua prima nipotina.
Jiongco non mangiava nella mensa ufficiali, ma con i suoi connazionali, che secondo lui si trattano meglio a tavola.
"Ma non sempre", ha aggiunto con un sorriso.
A volte, infatti, i marinai non permettono a un ufficiale di sedere a tavola con loro.

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