venerdì 30 aprile 2010

STATI UNITI ("ALASKA").

PAESAGGIO SURREALRE.

"I grandi spazi dell'Alaska, il colore della luce così unico e le abitudini dei suoi abitanti mettono in crisi i nostri punti fermi, scrive Pico Iyer".

Voliamo a poca distanza dai 6.200 metri del monte McKinley, oggi conosciuto soprattutto con il nome athabaskano di Denali.
Sotto il Cessna da sei posti c'è un ghiacciaio che si estende per 60 chilometri dalla vetta.
Dalle porte aperte del piccolo aereo un fotografo si sporge per immortalare la scena.
Cerco di non pensare al conteggio che ho letto stamattina sulle spedizioni alpinistiche sul Denali: "Scomparsi/vittime: 4".
E' una frizzante mattinata di agosto e la linea delle nevi perenni, dopo un'estate fredda e piovosa, è già scesa qualche decina di metri più in basso del solito.
Mi sono svegliato a Camp Denali prima dell'alba ammirando la luce rosea che circonda le vette.
Nella mia baita non ci sono nè elettricità nè acqua nè telefono.
C'è però il raro lusso del silenzio, della tranquillità e di una vista straordinariamente nitida su cime innevate lontane trenta chilometri.
Non sono il tipo che ama stare all'aperto e l'aurora boreale non mi ha mai attirato quanto il calore dei paesi del sud.
Nel 2009, però, l'Alaska festeggia i cinquant'anni del suo ingresso tra gli stati dell'unione e la sua eccentricità ci ricorda come questa terra abbia alterato la percezione che abbiamo degli Stati Uniti.
Nei quasi ventimila giorni della mia vita non avevo mai messo piede nello stato più esteso dell'America.
Mentre scendo dal Cessna e mi riprendo dallo spavento, mi chiedo se il fatto di non avere un'assicurazione per il viaggio faccia di me un alaskano onorario.
L'Alasca sconvolge i nostri sensi e mette in crisi tutti i nostri punti fermi.
E' lo stato più occidentale di tutti gli Stati Uniti, oltre che quello più a nord.
Con mia grande sorpresa, il giorno del mio arrivo scopro che è anche il più a est (le Isole Aleutine si trovano oltre il meridiano 180, noto come International date line).
Alcune ore dopo il mio arrivo percorro a piedi i pochi isolati del centro di Anchorage (che finisce all'improvviso, davanti a un'immensa distesa d'acqua) e mi rendo conto che intorno a me ci sono il Canada, la Russia e il Polo Nord.
La desolazione e la grandezza di questo ambiente mi fanno sentire in un luogo surreale e senza paragoni (a eccezione, forse, dell'Islanda e di alcune zone dell'Australia).

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