venerdì 2 aprile 2010

OMAN (PENISOLA DI MUSANDAM).

VILLAGGIO DI PESCATORI.

Per secoli le insenature di questa penisola sono state territorio esclusivo dei pescatori e solo da un po' di tempo sono arrivati anche i turisti: molti di loro arrivano dagli Emirati per passare un weekend lontano dalla confusione di Dubai o di Abu Dhabi e rifugiarsi in questo arcaico paesaggio di rocce, sabbia e mare.
Tre sambuchi, le tradizionali barche a vela arabe, sono ancorati al largo dell'isola.
Sulla barriera corallina si vedono le pinne e i boccagli degli appassionati di snorkeling.
Ma Kumzar non è ancora abituata ai visitatori.
Questo villaggio di pescatori, nascosto e protetto da una lunga insenatura, si raggiunge solo via mare: un paio di case chiare dal tetto piatto all'ombra dei monti grigi, che sembrano quasi voler risospingere il paese tra i flutti.
I minareti bianchi di due moschee e il loro riflesso nell'acqua scura sono le prime forme che si distinguono, seguiti dalle barche e dalle capre che pascolano tra gli edifici.
E quelle che da lontano sembrano piccole pietre argentate e luccicanti lungo la riva sono in realtà migliaia di sardine stese al sole sulle reti ad asciugare.
I bambini giocano con barchette di latta, mentre le donne stanno sedute all'ombra in piccoli gruppi e con il viso coperto da una maschera di pelle di capra, segno distintivo delle donne sposate.
Oggi è venerdì, il giorno di festa dei musulmani, e il paesino si concede una pausa.
Sulla spiaggia, accanto a un paio di uomini che rammendano le reti nella loro barca, un vecchio cannone arrugginisce mezzo sepolto dalla ghiaia.
Un ricordo del periodo dell'occupazione portoghese.
Lo stretto di Hormuz è un'importante rotta commerciale fin dall'antichità. A partire dal sedicesimo secolo, oltre ai portoghesi, anche gli inglesi e i francesi hanno conteso ai dominatori arabi il passaggio per l'India, l'Africa e la Cina.
Oggi attraverso questa strettoia passa un quarto del traffico petrolifero mondiale.
Dall'aereo si vede la fila delle petroliere allineate, come su un foglio di carta a quadretti quando si gioca a battaglia navale.
L'importante posizione strategica è anche il motivo per cui il Musandam è rimasto tanto a lungo isolato dal resto del mondo: fino al 1992 la penisola era infatti una zona militare.
Ma aveva subìto i maggiori cambiamenti già qualche anno prima.
Nel 1970, quando l'attuale sultano Sayed Quabus ibn Said detronizzò il padre con un colpo di stato incruento, in Oman non c'erano né scuole né ospedali e nemmeno telefoni.
Inoltre erano proibite le radio, i pantaloni, i libri e gli occhiali da sole.
Il nuovo monarca ha portato il paese verso la modernità e ha insistito per coinvolgere in questo sviluppo anche l'angolo più remoto del sultanato.
Dagli anni ottanta i cavi della corrente elettrica e del telefono si spingono fino a Kumzar, i bambini a scuola studiano l'inglese e l'arabo e il dissalatore fornisce al paese acqua potabile.
"Di tutto questo siamo molto grati al governo", commenta Mohammed al Kumzari, "ma con l'elettricità e i ventilatori la vita è diventata troppo comoda.
Prima, quando le nostre famiglie dormivano ancora sui tetti per il caldo, l'alba costringeva gli uomini ad alzarsi per andare a lavorare".
Nonostante tutto, gli abitanti di Kumzar sono rimasti fedeli alle loro tradizioni: solo pochi hanno sostituito i loro "batill" in legno con dei motoscafi più veloci in fibra di vetro.
Ma tutti continuano a decorare la prua delle barche con conchiglie, nastri e pelli di capra.
Da secoli, nei mesi più caldi dell'estate, il villaggio si trasferisce a Khasab, la città più grande della penisola del Musandam, dove le famiglie del villaggio possiedono dei dattereti.
Per alcuni mesi all'anno si passa dalla pesca all'agricoltura.
"In estate l'acqua delle nostre insenature è troppo calda e i pesci restano in altomare", dice Mohammed al Kumzari per spiegare questo trasferimento.


Nessun commento:

Posta un commento