mercoledì 14 aprile 2010

TAIWAN.

LA TIGRE NON SI FERMA.

"A Taiwan la religione convive con la tecnologia: nei templi ci sono gli schermi a cristalli liquidi e lo sviluppo industriale inorgoglisce tutto il paese"

Se dalla provincia argentina di Formosa cominciamo a scavare senza mai fermarci, arriviamo sull'isola di Taiwan, chiamata anche Formosa.
Sembra uno scherzo, ma diversi taiwanesi ne parlano molto seriamente, perchè le coordinate geografiche sono esattamente agli antipodi rispetto a quelle dell'isola che i portoghesi giudicavano molto "formosa" (bella) nel cinquecento.
Proseguendo con il paragone, il territorio della provincia argentina di Formosa è il doppio della controparte orientale.
In 36.200 chilometri quadrati Taiwan ospita 23 milioni di abitanti che sfruttano fino all'ultimo pezzo di terra disponibile (è il secondo paese per densità di popolazione dopo il Bangladesh).
Il 63 per cento dell'isola è montuoso, quindi quasi inutilizzabile.
La strategia di crescere in altezza con i grattacieli, come a Hong Kong, non prende piede, perchè Taiwan si trova su una faglia che rende tutta l'isola una zona sismica.
Quelli che un tempo erano piccoli paesi, sono cresciuti e si sono uniti trasformandosi in città.
Per sfruttare al massimo il territorio, i taiwanesi hanno costruito i nuovi cimiteri in verticale, dentro degli edifici che in alcuni casi sono di venti piani.
Anche lo spazio sottoterra non è sprecato: in tre città c'è la metropolitana e Taipei, la capitale, ha anche un grande mercato di abbigliamento sotterraneo.
Ma lo sforzo di usare fino all'ultimo centimetro di terra è ancora più evidente quando si viaggia nell'entroterra, dove piccole cittadine si alternano a risaie di appena quaranta metri quadrati che a loro volta si spingono fino alle periferie urbane.
Altre volte è il muro di una fabbrica a segnare la fine di una risaia.
I mattoni che sfiorano le foglie allungate del riso sono un segno della lotta costante tra la campagna e le fabbriche che a Taiwan hanno già vinto da un pezzo.
Taiwan è una delle "tigri asiatiche" emerse alla fine del novecento, e ha un livello di industrializzazione e di sviluppo tecnologico tra i più alti del mondo.
Per questo l'agricoltura è stata ridotta al minimo e il cibo è importato.
I terreni coltivabili sono quasi spariti e ovunque spuntano città e fabbriche sempre più grandi.
Forse nel prossimo futuro ci sarà un'unica grande città.

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