mercoledì 7 aprile 2010

COLOMBIA (ISOLA DI "PROVIDENCIA").

"L'UNICA VERGINE DELL'ISOLA", afferma poi indicando una statua che raffigura la Madonna.
L'isola ha un aspetto un po' trasandato e le colline aride e polverose si intonano bene con i poderi, mai ristrutturati, in stile coloniale britannico.
Providencia, a differenza delle altre isole caraibiche, non è stata ancora invasa dai grandi alberghi o da piani di sviluppo su larga scala.
Il suo aspetto selvaggio lo deve all'Unesco, che l'ha dichiarata Seaflower biosphere reserve.
A nordest dell'isola c'è una striscia di terra che incarna l'ideale del paesaggio caraibico da cartolina: cayo Cangrejo (cala del Granchio) è un'isoletta incontaminata, ricoperta di palme vergini e circondata da una serie di anelli di corallo a filo d'acqua.
Mi arrampico sul punto più alto e vengo ricompensato da una vista a 360 gradi sul mare, che cambia sfumatura, dal turchese allo smeraldo al blu scuro, a seconda della profondità e delle ombre proiettate sull'acqua dalle nuvole.
L'area che fa parte del Parque nacinal McBean Lagoon è piena di banchi di corallo e paludi di mangrovie (la zona vanta la terza barriera corallina più grande al mondo), oltre che di aragoste, lumache di mare, abramidi, cernie e granchi.
Nuoto lentamente nell'acqua calma come quella di una vasca da bagno e quando arrivo sul lato sopravento dell'isola sento solo una lieve corrente.
Ci sono spugne, anemoni, scalari, pesci cardinale, pesci pappagallo, pesci scoiattolo e stelle marine giganti.
Una bellissima tartaruga di mare si dilegua quando mi vede spuntare da dietro una roccia.
Non è un'esagerazione dire che si vede anche a trenta metri, quindi per osservare da vicino la stella marina mi tuffo senza boccaglio.
Il resto della crociera intorno all'isola non può competere con le meraviglie di cayo Cangrejo, ma è comunque molto piacevole.
Ci fermiamo sulle spiagge per fare il bagno e per gustare cocktail e pesce fresco.
In molti chioschi suonano reggae: in Colombia preferiscono la salsa e la cumbia, ma qui gli abitanti del posto si considerano in tutto e per tutto caraibici.
La sabbia è ghiaiosa e grezza, e sulla spiaggia si può improvvisare una seduta esfoliante fai da te (in altre isole dei Caraibi bisognerebbe andare in una spa e pagare). La sera, armato della mia bottiglia di Sauvignon Blanc cileno, mi incammino verso il ristorante all'aperto per una cena a base di cernia alla griglia con riso, fagioli e insalata fresca.
Con qualche piccola variante, questo è l'unico piatto offerto dalla casa, anche se una sera chiedo una salsa piccante e in cucina mi preparano una specie di intingolo giamaicano.
Non è piccante come quello che ho mangiato a Kingston o a Brixton: la gente di Old Providence non si affatica troppo ai fornelli, né a nient'altro se è per questo.
Nonostante il cielo grigio, sono un po' abbronzato.
Maggio è ancora bassa stagione: i bambini colombiani vanno a scuola e cominciano le piogge.
I pochi acquazzoni, però, sono i benvenuti: arrivano sempre nel tardo pomeriggio quando cominciano a cantare le cicale.
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