martedì 27 aprile 2010

SCOZIA (LE "HIGHLANDS").

LE TERRE DEL SILENZIO.

"Le Highlands scozzesi viste dallo scrittore palestinese Raja Shehadeh, che ha scoperto inaspettate similitudini tra la brughiera e la Cisgiordania".

Sono nato in una terra di colline ricca di storie e abitata da un popolo tenace che vuole raccontare a tutti i costi.
Non sapevo che fosse lo stesso per le Highlands.
Con mia moglie Penny avevamo prenotato una stanza all'hotel Inveroran, a Glen Orchy, vicino al ponte che ha lo stesso nome.
Abbiamo scelto questo albergo perchè nel 1803 William Wordsworth e sua sorella Dorothy avevano alloggiato qui durante il loro viaggio nelle Highlands.
Eravamo sicuri che il grande poeta romantico sarebbe stato un'ottima guida per le passeggiate.
E' stato grazie a un inglese che ho conosciuto questi luoghi unici e particolari nel nord della Scozia.
Abbiamo preso un treno da Edimburgo a Bridge of Orchy, un'esperienza entusiasmante.
Non ho avuto molte occasioni di salire su un treno: usare le linee ferroviarie per spostarsi in Palestina o verso i paesi vicini non è più possibile dal 1948.
Quell'anno, la nascita dello stato di Israele ha causato l'interruzione delle linee di comunicazione tra le diverse zone delle terre arabe del Levante e verso quelle più meridionali dell'Hijaz e del Nordafrica.
Alla stazione ho avuto il mio primo incontro con i moscerini, degli insetti mai visti prima.
All'inizio ho pensato di avere qualcosa che non andava in me.
Mi prudevano la faccia, il collo, le mani e ho notato quelle creature microscopiche che mi volavano attorno.
Possibile che fosse tutta colpa loro?
Più agitavo le braccia e più mi assalivano.
Era insopportabile.
Mi sono precipitato fuori dalla stazione inseguito da una nube irritante d'insetti.
Dopo aver ammirato la natura incontaminata delle Highlands, ho avuto qualche incertezza a condividere la gratitudine di un abitante delle Highlands nei confronti dei moscerini: "Se non fosse per loro, i turisti avrebbero rovinato questi luoghi già da tanto tempo".
Abbiamo lasciato le valigie in albergo e siamo usciti subito per fare una passeggiata e sfruttare le poche ore di luce rimanenti.
Per la prima volta nella mia vita mi sono trovato in mezzo a una brughiera.
Sono stato avvolto da un profondo silenzio, diverso da qualsiasi altro.
Quello che colpisce non è l'assenza di suoni.
La brughiera, infatti, sembra respirare emettendo profondi sospiri, mentre un vento lieve attraversava l'erba e le felci impregnate d'acqua.
Io sono abituato al silenzio delle colline palestinesi vicino a Ramallah, la città dove sono nato.
Spesso mi siedo lì, all'ombra di un pino, per godermi il fruscio del vento che passa tra gli aghi profumati.
Quel suono ritmico e intermittente sopra la mia testa non dura mai a lungo.
Il gemito del vento nella brughiera, invece, è profondo e continuo.
Sembra arrivato da lontano per dar vita a una landa antica e desolata.
Il suono nasce in basso, quasi all'altezza dell'orecchio, e si diffonde sul paesaggio piatto, prima forte e poi debole, poi di nuovo forte, libero dall'intralcio degli alberi.
E' un suono triste, simile a un lamento.
Il rumore del vento è interrotto solo dallo scorrere dell'acqua.
Mi è tornato in mente un paesaggio molto simile: i ghiacciai, dove l'acqua scorre sotterranea e di cui si riesce a sentire il rumore solo ascoltando con attenzione.
Una volta, camminando sulle Alpi svizzere, stavo per avventurarmi su uno di questi ghiacciai.
Ho chiesto a una guida italosvizzera se fosse prudente.
"Cadi in un crepaccio ed è la fine".


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