giovedì 8 aprile 2010

NEPAL (PIANURA DEL "TERAI").

LE ESILIATE DELLA GIUNGLA.

"In Nepal, nei villaggi della pianura del Terai.
Qui vivono i rana tharu, una comunità nata da un gruppo di principesse indiane scappate secoli fa da una guerra nel nord dell'India"

Penetriamo lentamente in una strana foresta che cambia aspetto continuamente.
Lì si nasconde Kalagaudi, villaggio rana tharu.
E' un popolo discreto ed enigmatico, da non confondere con i Rana, la dinastia di primi ministri che hanno regnato per un secolo sul Nepal, tra il 1845 e il 1953.
Abbiamo viaggiato tutto il pomeriggio verso ovest, partendo da Nepalganj, la grande città del sud del Terai, un'immensa pianura tropicale che forma la parte meridionale del Nepal.
Da una ventina di chilometri la strada si è ridotta a una serie di solchi sommersi dal fango.
La nostra auto si ferma davanti a una fattoria di mattoni da argilla e paglia.
Gli abitanti stanno dormendo all'aperto sullo "charpai", una rete di striscie di cuoio tese su un telaio di legno (quattro piedi).
Il nostro arrivo scatena una grande agitazione: cani che abbaiano, persone assonnate che si rivestono velocemente e ci corrono incontro.
Le donne accendono un fuoco, sbucciano cipolle in un batter d'occhio, mettendo a cuocere il "dal" (lenticchie).
Poco dopo ceniamo seduti per terra su una stuoia, mangiando il riso con le mani alla luce delle candele.
Niente piatti, niente tavolo, niente tovaglioli.
Le parole sono rare, ma gli sguardi s'illuminano di curiosità e i sorrisi accendono i volti.
Abbiamo la fortuna di essere arrivati fin qui insieme a Pravesh Rana, che è un membro della famiglia.
E' il primo abitante del villaggio che "ce l'ha fatta" perchè è l'unico a non fare il contadino e a vivere fuori della comunità, anche se non parla una parola d'inglese.
Pravesh fa il poliziotto a Nepalganj ed è l'orgoglio della famiglia e del suo villaggio.
La comunità sopravvive nell'autarchia quasi totale, in una zona che il nostro interprete definisce "il luogo più solitario del Nepal profondo".
Gli uomini sono vestiti in modo anonimo o all'occidentale, ma la maggior parte delle donne sfoggia ancora il costume tradizionale.
Abiti cangianti fatti con pezzi di stoffa cuciti insieme, patchwork luminosi che fanno risaltare i grossi bracciali d'argento intorno a caviglie e polsi, oltre ai tatuaggi su braccia e gambe.
Quando abbiamo finito di mangiare ci avvolgiamo nelle coperte allineate sulla veranda.

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