mercoledì 21 aprile 2010

CILE (VALLE DELL' "ELQUI").

L'OCCORRENTE PER IL TE'.

Arrivato davanti a un bungalow, con una porticina che sembra fatta per i folletti, busso e dopo un minuto sento un rumore di passi struscianti provenire da una finestra aperta.
La porta si apre leggermente e lo spiraglio rivela un naso grinzoso che spunta nella semioscurità.
"Dona Pinto?", domando al naso.
"Sì, chi la vuole?".
Ha la voce fragile e spezzata.
"Mi manda Gabriela", spiego.
"Gabriela chi?", vuole sapere il naso.
"Gabriela del negozio di succhi di frutta".
"Mai sentita".
"Mi ha detto che eravate amica di Gabriela Mistral.
Ha cinque minuti per parlare?".
Lentamente la porta si apre, rivelando che il naso appartiene a una vecchietta minuta in pantofole e con un vestito di tela.
L'interno della casa trasmette un piacevole senso di fresco.
Dona Pinto mi guida nella veranda che, a differenza dell'interno ombreggiato, risplende della luce del sole.
Le chiedo se posso vedere la "tazza da mate" da cui ha bevuto Gabriela Mistral durante la sua ultima visita.
Dopo essere andata in un'altra stanza, torna con un cesto di vimini.
Scostando una tovaglietta a scacchi, ingiallita dagli anni, si può vedere tutto l'occorrente per il tè pomeridiano di una vecchietta di 75 anni: zuccheriera in porcellana cinese, recipiente intonato per le foglie di "mate" e una cannuccia di metallo.
"Mi chiamava "hijita" (figlioletta) e andavamo a passeggiare insieme lungo il fiume".
"Ah, quindi eravate molto amiche".
"Si, certo.
Eravamo ottime amiche.
All'epoca avevo quattro anni".

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