mercoledì 24 giugno 2009

POPOLO di PESCATORI.
Questa regione ai margini del mondo continuerebbe a far parte di quei luoghi magici di cui parlano con complicita' i viaggiatori anche se gli uccelli migratori non frequentassero piu' il Blanc d'Arguin. Infatti qui abitano gli imraguen, un popolo affascinante.
Non sono molto numerosi: poco piu' di un migliaio tra uomini e donne Mori sparsi lungo la costa in una decina di minuscoli villaggi di baracche di legno. Da secoli vivono esclusivamente di pesca. Le barche hanno la vela latina ispirata, si dice, a quelle usate nelle isole Canarie, le "lanches".
Anche le donne partecipano al processo di lavorazione del pesce. Sono organizzate in cooperative artigianali: alcune comprano il pesce fresco, lo tagliano in minuscoli filetti messi a seccare per due o tre giorni su reti stese all'aria aperta, prima di sistemarli in sacchetti.
I turisti di passaggio o i nomadi amano molto il pesce secco, che i Mori mangiano immerso nell'olio. Un altro alimento molto apprezzato a Nouakchott, la capitale, è l'estratto di uova secche di bottarga.
Osservare gli imraguen mentre pescano è come andare indietro nel tempo. Quando al largo le barche hanno individuato un banco di pesci, i pescatori si gettano nell'acqua poco profonda con una rete sulla spalla, la aprono e catturano le loro prede. L'operazione dura pochi minuti.
Una o due generazioni fa la tecnica era ancora piu' elaborata: i pescatori fischiavano per attirare verso riva i delfini che a loro volta trascinavano i banchi di cefali- i pesci piu' comuni della zona. Ai pescatori imraguen non rimaneva altro da fare che entrare in acqua e gettare le reti.
E' stata una scelta precisa quella di mantenere invariate le tecniche di pesca. "La pesca è limitata, perchè questa è una zona di crescita e di riproduzione per molte specie che vivono al largo dell'Africa occidentale. Solo gli imraguen sono autorizzati a pescare, ma con le loro barche e con i metodi tradizionali. Alle altre imbarcazioni è vietato l'accesso", spiega il direttore del parco.
Per far rispettare il divieto, il governo ha chiesto la collaborazione della marina militare. Inoltre la costa è sorvegliata giorno e notte da tre radar. Le motovedette inseguono i trasgressori e sequestrano le barche, che saranno restituite solo pagando una grossa somma di denaro. Non è un caso che negli ultimi anni sia diminuito il numero di imbarcazioni straniere che tenta di violare il divieto.
Gli imraguen devono rispettare delle quote di pesca, definite stagione per stagione e specie per specie, con l'amministrazione locale, che in ogni villaggio recluta un controllore. Le barche possono scaricare a terra il pescato solo in presenza del supervisore.

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