mercoledì 10 giugno 2009

I LUOGHI SACRI.
"Ecco la nostra meta! ", esclama Shigeo Nishihara, la seconda guida, indicando all'orrizzonte un'enorme collina che sembra innalzarsi tra la terra e l'oceano." Quello è un chashi, un luogo sacro per gli ainu. Ce ne sono un po' ovunque nella regione". Solo cinque anni fa Shigeo ignorava tutto degli ainu e dei loro misteri. Era uno studente in scienze naturali, ma ha abbandonato l'universita' dopo aver letto un libro sugli indiani d'America. E' andato negli Stati Uniti per lavorare con le minoranze etniche ma, una volta sul posto, gli indiani lo hanno guardato con sorpresa: non capivano perchè non fosse rimasto ad aiutare gli "indiani" del suo paese. "Sono rimasto a bocca aperta, parlavano degli aiuti di Hokkaido, l'isola dove ho sempre vissuto. Fino ad allora non sapevo che ci fossero ancora dei veri ainu in Giappone", racconta. Sentendo queste parole, Masayoshi lancia uno sguardo divertito a Shigeo."Dei veri ainu!", ripete sorridendo.
Questa testimonianza rivela una realta' di fondo: indipendentemente dalla legislazione nipponica o dalla mentalita' dei giapponesi, gli ainu non esistono quasi piu'. Una politica di assimilazione molto rigida li ha fatti diventare dei personaggi artificiali che abitano nei complessi turistici. La loro cultura, infatti, si è rivelata molto redditizia: si adattava perfettamente all'immagine selvaggia di un'isola che, dall'inizio del novecento, ha sempre attirato molti turisti in cerca di esotismo. Per rispondere a questa domanda, alcuni tour operator giapponesi hanno creato dal nulla dei finti villaggi tradizionali, ad Akan e a Shiraoi. E in questi parchi gli ainu si sono messi a scolpire, ballare e cantare a orari prestabiliti, per il piacere dei turisti. Priva di qualunque significato spirituale, la cultura ainu è diventata un oggetto di distrazione. Un'etnia in agonia: in pochi decenni la popolazione ainu è stata dimezzata da vaiolo, colera e poverta'. Per i sopravvissuti la situazione non era delle migliori: "All'epoca mostrare la propria origine ainu significava esporsi a una forte discriminazione", spiega Etsuko, 63 anni proprietaria di un albergo a Utoro, un piccolo villaggio di Shiretoko. "Era una sorta di tara ereditaria". Questo razzismo ha portato alla rapida scomparsa dell'identita' ainu. Una tendenza che ha cominciato a cambiare negli anni sessanta. Ispirati dai movimenti studenteschi, alcuni giovani ainu si sono messi in cerca delle loro radici e si sono impegnati a far rispettare i loro diritti ancestrali. Di fronte all'indifferenza del governo giapponese sono nati alcuni gruppi terroristici: il 2 marzo 1976 una bomba è esplosa nell'edificio del governo di Hokkaido, causando due morti e 90 feriti.

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