giovedì 18 giugno 2009

. IL KARAOKE SULLE CHIATTE.
Belgrado offre altre bellezze, come le chiese ortodosse, dove alla luce tremolante delle candele si possono ammirare gli altari dai toni blu, ocra e dorati. Ho avuto il tempo di vederne solo due: la cattedrale Sveti Sava, che con il suo profilo bizantino e le sue diciotto cupole domina la citta' da Vracar, il quartiere vicino a Stari Grad, e nel viale Kralya Aleksandra,accanto al parlamento nazionale, la Crkva Svetog Marka, una chiesa dedicata a san Marco. La cosa che mi ha colpito di piu' è la varieta' dei materiali usati per la sua costruzione ( bronzo,mattone,legno), insieme alla sua singolare celebrazione di Dio in toni rossi e ocra.
Belgrado è una citta' dove si mescolano la bellezza e l'orrore, il rinnovamento e l'abbandono, il nominabile e l'innominabile. Oltre all'archittetura religiosa mi interessavano le cicatrici dell'oscuro periodo Milosevic. Soprattutto quelle provocate dal bombardamento della Nato del 1999, che ha lasciato segni evidenti sull'edificio della televisione nazionale, vicino a piazza Slavija. L'anno seguente, in ottobre, i cittadini della capitale hanno occupato il parlamento, e ora meta' delle vecchie poltrone dei deputati si trova probabilmente in casa dei privati.
In vari punti della citta' ci sono le targhe che ricordano i lavoratori morti durante le incursioni degli aerei da combattimento della Nato.
Lasciando da parte gli episodi piu' bui e tornando ai prodigi di Belgrado, non si puo' non parlare della gastronomia, frutto, proprio come la storia, di un'identita' che si è formata attraverso una fusione di entita' vecchie e nuove, mai cancellate del tutto. I piatti serbi portano le tracce delle ventisei diverse nazionalita' che compongono il paese: gulash ungherese, kebab turco e diverse specialita' slave, tra cui i burek (le polpette locali) e la pasticceria. E' deliziosa, ma vi obblighera' a controllare il vostro colesterolo per le dodici ore successive. Uu bicchierino di sljivovica (una grappa di ciliege) puo' aiutare a combattere la pesantezza che segue inevitabilmente.
Continuando a esplorare il quartiere di Stari Grad, noto quanto i serbi si appassionino alla contemplazione dei negozi. La vita commerciale ha sostituito quella reale, grazie alla capacita' di sedurre, alla pubblicita' e alle luci delle vetrine. Per l'aperitivo o la cena conviene andare a Skadarlija, nella parte bassa del quartiere, una zona bohèmienne piena di studi di artisti, ristoranti, cabaret, e locali, che fa capire quanto gli abitanti di Belgrado prendano sul serio l'arte di vivere. L'Ima Dana è un buon ristorante, con musica dal vivo durante la degustazione dei piatti tradizionali. Per bere qualcosa si puo' cominciare da una strada lì vicino, Strahinijca Bana e concludere la serata alle splavovi, le chiatte di Belgrado. Le avevo gia' viste lungo il Sava e il Danubio, ma pensavo si trattasse di barche di pescatori. Un cameriere mi ha spiegato che le chiatte sono state trasformate in luoghi di divertimento durante il periodo comunista: era l'unico modo di fuggire al"grande fratello" che vegliava su tutto e tutti. Anche se le chiatte hanno un aspetto orribile e ci si accede solo passando su ponticelli traballanti, l'ambiente è festoso e il divertimento assicurato.
Al Panter c'è il karaoke con la musica dal vivo e all'Anamarija si balla quella specie di pop zingaro che si sente ovunque e sembra uscito da un film di Kusturica. Il resto della notte serba dipende dalla vostra curiosita' e capacita' di fare conoscenze. E non preoccupatevi per la vostra sicurezza: in questo periodo tutto, in Serbia, cospira per scacciare l'idea di morte.

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