lunedì 15 febbraio 2010

ITALIA ("VENETO").

GITA CON PALLADIO.

"Sulle tracce del grande architetto veneto.
Oltre a chiese, ville e ponti, anche un menù di cinquecento anni fa".

Ci sono molte cose che mi piacerebbe chiedere ad Andrea Palladio.
Ma mentre me ne sto seduto in un ristorante nella campagna veneta la domanda più urgente è questa: all'architetto più influente del mondo piaceva veramente la bussola?
Me lo chiedo perchè questa specialità fa parte del "menù Palladio": è una tartina a base di pinoli e frutta candita, con un sapore che ricorda quello di un biscotto vecchio di cinquecento anni.
Inoltre, a ogni morso la tartina si attacca ostinatamente al mio palato.
"E' il sapore autentico del settecento, l'epoca del grande Palladio", mi spiega il proprietario del Molin Vecio, che ha fatto molti sforzi per ricostruire il menù storico.
Può darsi, ma non vuol dire che debba piacermi per forza.
Intanto getto uno sguardo carico di rimpianto al gelato di fico e mandorla - molto anni duemila - del menù moderno.
In difesa del Palladio (e del signor Boschetto, proprietario del Molin Vecio), devo dire che ho apprezzato molto tutto quello che ho visto e mangiato finora.
La bussola era stata preceduta da un'ottima minestra d'orzo e da un piatto di agnello affumicato con le castagne.
Prima di pranzo avevo partecipato a un banchetto ancora più sostanzioso fatto di palazzi, chiese, ponti e campanili magnifici.
Tutti progettati dall'uomo che più di ogni altro cercò di rendere chiese, banche e case simili ai templi greci e romani.
Il mio viaggio sulle tracce del Palladio comincia a Venezia.
Prima tappa, il Palazzo ducale, dove c'è la sala delle Quattro porte.
Anticamera del senato veneto.
La sala fu ristrutturata dall'architetto dopo essere stata distrutta da un incendio.
La tappa successiva è l'Accademia.
Come tutti, sono venuto a vedere gli affreschi, ma vengo subito distratto dalla bellezza del chiosco palladiano.
Da qui prendo il vaporetto per la Giudecca e la chiesa del Redentore, fatta costruire in segno di ringraziamento per la fine della peste del 1575.
La chiesa ha una delle facciate palladiane più famose di Venezia.
Un altro vaporetto e sbarco sulla vicina isola di San Giorgio Maggiore.
Palladio progettò un chiostro e una sala da pranzo per i monaci benedettini dell'isola, che successivamente gli chiesero di ristrutturare anche la cattedrale gotica.
La facciata neoclassica, che affaccia su piazza San Marco, è oggi un elemento portante del panorama veneziano, ma ancora più impressionante della chiesa è la vista dal campanile.
In una bellissima giornata di sole si può ammirare tutta Venezia, da San Marco al canal Grande fino al porto commerciale e le isole della laguna.
Un panorama così ampio e nitido non fa che mettere a nudo l'improbabile struttura urbanistica della città, un incontro unico di arte e architettura, romanticismo e affari.
Oltre questo luogo da sogno, dall'altra parte della laguna, si vede la terraferma, da dove riprenderà il mio viaggio.

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