sabato 20 febbraio 2010

CANADA - NEW MEXICO (IN TRENO).

IL LAVANDINO CHE PERDE.

Il treno crea una strana intimità con il mondo che lo circonda: correndo lungo la costa californiana sembra di poter saltar fuori dal finestrino e tuffarsi in mare o di poter allungare il braccio per prendere un sorso della bevanda di un membro di una baby-gang di Oakland.
Il mondo all'esterno ti ama: tutti salutano i treni.
I bambini, naturalmente, ma anche i contadini, le famiglie di Portland in gita in bicicletta, gli allevatori di lama, le squadre di calcio di detenuti, le ragazze che guidano Mustang d'epoca nere.
Una colonna sonora risuona ipnoticamente in testa.
"Born on a train" dei Magnetic Fields.
Un verso di Tom Waits: "Burlington Northern pulling out of the world..."
Che mondo, il sedere dell'America.
Anzi, sarebbe meglio dire il buco del culo.
Aree industriali e parcheggi di roulotte.
Fattorie polverose e sfasciacarrozze.
Una montagna di compost fatta solo di fiori tagliati male che puzzano come un cadavere su cui hanno versato del profumo.
Entrando a Los Angeles, le ultime luci del giorno sembrano marroni per lo smog.
E lungo gli acquedotti e dietro le mura di cinta dei quartieri residenziali ci sono gli intrepidi residenti del buco del culo d'America, gli accampati nel mezzo del nulla, i fannulloni, i migrati, i disperati, i vecchi che passano le giornate seduti dentro macchie d'ombra.
Sono gli unici che non salutano.
Il luccichio comincia a sbiadire mentre vira a est di Los Angeles.
Adesso sono solo, con una serie di malinconiche canzoni ferroviarie in testa.
Billy Bragg: "Train took my baby away from me...".
Comincio a notare certi dettagli del viaggio in treno: il bagno rotto nella carrozza 31, il frigorifero che non funziona nella carrozza bar, il menù del vagone ristorante con metà delle voci cancellate.
Per non parlare dell'acqua che esce dai lavandini: un misero rigagnolo si alterna a un'esplosione pneumatica ad altezza inguine.
Guardare fuori dal finestrino è bellissimo fino a quando non diventa buio.
Poi non ci starebbe bene un bel film?
Ho sentito dire che l'idea ha avuto un certo successo in altre aree del settore dei trasporti.
Magari è un bene che il più delle volte non ci sia campo per il cellulare.
Però una connessione wireless...
Sul treno ho dovuto scrivere a mano, usando una matita.
Nonostante mi trovassi a metà strada tra due "modeste" cittadine come San Francisco e Los Angeles.
Se la ferrovia è il futuro del trasporto su lunga distanza, nessuno deve aver avvertito l'Amtrak o la Via rail Canada, che sembrano avere entrambe il tacito motto:"Prendere l'aereo".
Chi fa programmi a lungo termine (come quelle persone che finiscono di fare regali di Natale a settembre) può fare affari d'oro con biglietti ferroviari.
I viaggiatori meno previdenti, invece, sono puniti con tariffe che raggiungono livelli insensati con l'avvicinarsi della data di partenza.
Comprando un biglietto aereo per Albuquerque lo stesso giorno della partenza avrei risparmiato 150 dollari sul prezzo della prenotazione in treno, dove ho passato delle mie 114 ore a bordo senza avere a disposizione una cuccetta.
E' un prezzo un po' alto da pagare quando si devono fare i conti con una responsabile del vagone che non mi fa nemmeno scegliere su quale lato del treno sedere, o con un'altra che mi rimprovera come un ragazzino di dodici anni quando mi addormento su un sedile vuoto.
Le lamentele contribuiscono a creare un senso di complicità tra persone intrappolate per molto tempo in uno spazio stretto.
Ognuno dice la sua di come dovrebbe funzionare il trasporto ferroviario.
C'è chi propone un cambio nelle priorità del governo e chi afferma che bisognerebbe ascoltare di più gli utenti.
Penso a un vagone-bar che assomigli a un vero bar invece che alla caffetteria di un ospedale.
Ci vorrebbero anche un vagone palestra, un'area riservata ai bambini e magari anche una band che suona dal vivo.
Ma la prima cosa da fare è aumentare i posti letto e abbassare i prezzi.
Niente di sfarzoso, ma un viaggio che dura giorni e notti non ha futuro se il viaggiatore non può nemmeno sedersi perchè non ci sono cuccette sufficenti.

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