martedì 23 febbraio 2010

COSTA RICA.

ALCATRAZ TROPICALE.

"L'isola di San Lucas, in Costa Rica, per anni ha ospitato una prigione.
Oggi è un parco naturale ricco di animali e vegetazione".

"Se non avete nulla da fare", è scritto sul muro della prigione, "non venite a farlo qui".
Un consiglio che doveva essere molto utile tra il 1883 e il 1989, quando il penitenziario dell'isola di San Lucas era sinonimo di crudeltà e isolamento.
Un posto dove i detenuti erano costretti a lavorare sotto il sole dei tropici: con le catene ai piedi spaccavano pietre e raccoglievano sale sognando la fuga.
Erano anni che desideravo venire qui: le antiche prigioni mi hanno sempre incuriosito.
Quando ho visitato le celle ho subito cercato di immaginare come avrei potuto resistere a un'esperienza del genere.
Mentre osservavo la struttura dell'ex prigione ho elaborato un piano di fuga.
E l'idea di dover scappare da un'isola è ancora più suggestiva.
Ma a giudicare dalla popolarità di Alcatraz e di altre ex prigioni, non sono l'unico a esserne affascinato.
Tra le attrazioni turistiche di questo genere, San Lucas è una delle più recenti.
Nel 2001 l'isola è stata nominata monumento d'interesse storico, scongiurando così la costruzione di un enorme resort.
Un'ottima notizia per la vecchia prigione, per gli otto siti archeologici precolombiani e per gli animali che vivono sull'isola, soprattutto scimmie, armadilli e pappagalli.
Nel periodo trascorso tra la chiusura del penitenziario e l'inaugurazione del parco nazionale, nel dicembre 2008, visitare San Lucas era quasi impossibile.
Poco prima dell'apertura ufficiale, sono sbarcato sul molo incrostato dove per un secolo sono arrivati i detenuti che dovevano scontare la loro pena in questa versione costaricana di Alcatraz.
Dopo aver affittato una "lancha" (una piccola imbarcazione) a Puntarenas, una città della Costa Rica che si affaccia sull'oceano Pacifico, ho raggiunto San Lucas in una ventina di minuti.
Le uniche anime sull'isola eravamo io, il mio amico Josué e due guardiani del parco.
Per essere precisi, eravamo le uniche anime viventi.
Si dice infatti che San Lucas sia abitata da fantasmi che vivono nella chiesa della prigione invasa dai pipistrelli o negli uffici dei piani superiori.
Gli spettri abitano anche nella vecchia mensa, piena di piante di fico strangolatore, e nelle celle umide, dove si avverte ancora la presenza dei detenuti che attendono di scontare la loro pena.
I fantasmi hanno lasciato vari messaggi sui muri: calciatori che segnano il gol della vittoria, un coltello che gronda sangue e un giaguaro che cammina furtivamente verso la piccola finestra di una cella.
Un gatto sorridente che dice:"Sonria al canaso" (sorridi alla pena che devi scontare).
Le croci abbondano, così come i Gesù dalla faccia triste e le madonne, tra cui una con la tunica che si allarga come il delta di un fiume.
Ma ci sono soprattutto dei disegni pornografici, da semplici scarabocchi di parti intime a scene più realistiche con molti protagonisti.
Sulla parete buia di una delle celle c'è un'enorme donna che barcolla su tacchi altissimi.
Indossa un bikini color ruggine disegnato con il sangue.


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