lunedì 29 marzo 2010

LIBANO.

IL VIGNETO.

Passiamo in mezzo alla folla e veniamo perquisiti da un gruppo di gentilissime addette alla sicurezza, che si dichiarano mortificate per il disagio.
"Non c'è problema", rispondiamo noi, sorridendo e incamminandoci a passo sostenuto verso quelle che promettono di essere le rovine più belle del mondo.
Baalbek è uno spettacolo incredibile: le dimensioni (i sei pilastri che formano il colonnato sono tra i più grandi in circolazione), la bellezza, lo stato delle rovine (quasi intatte, considerata l'età) e il posto (in mezzo a due catene montuose) lasciano sbigottiti.
Non è un caso che si diceva fosse opera dei giganti.
Dopo una fatica del genere, quel che ci vuole è un gin tonic al leggendario hotel Palmyra, che affaccia sulle rovine.
E' qui che Charles de Gaulle, Lawrence d'Arabia e Jean Cocteau si riparavano dal sole bruciante.
Riprendiamo l'auto e ci dirigiamo verso il vigneto di Massaya, gestito dai fratelli Sami e Ramzi Ghosn.
Gran Bretagna e Irlanda sono il loro secondo mercato per le esportazioni, dopo la California.
Attraversiamo una hall piena di grandi botti, ognuna con una piccola lavagna che spiega che vino c'è dentro.
Tra le specialità c'è anche "l'arak", la tradizionale bevanda all'anice simile al "raki".
Ci gustiamo due bottiglie di vino rosso (il Classic del 2007 e il Gold Label del 2005) nella caffetteria interna, insieme a una meravigliosa zuppa locale chiamata "keshk" (cavolo, cipolle, patate, agnello e latte in polvere fatto in casa) seguita da "kibbeh" alla zucca.
Mentre comincia a piovere, ripartiamo alla volta di Beirut per la nostra ultima cena da Onno, un meraviglioso ristorante armeno.
Questo piccolo locale a conduzione famigliare offre il tipo di cucina che preferisco: semplice e curatissima.
Assaggio il delizioso e spettacolare "mante", un pasticcio di fettine di agnello intinte nello yogurt di pecora.
Mastico e sgranocchio un passero (da queste parti è tradizione) cotto nella melassa di melograno e assaggio la cistifellea al peperoncino (simile al fegato), oltre a delicatezze più tipiche come il "pastrami" con uva di quaglia fritte e un piatto a base di agnello con ciliege essicate e anacardi.
E' indimenticabile.
Ma questo vale per tutto il viaggio.

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