venerdì 26 marzo 2010

LIBANO.

GLI ODORI DEL MERCATO.

Il Suq el Tayeb non è diverso dai nostri mercati.
Se ci si va la domenica mattina o il mercoledì sera s'incontra la gente qualunque che gira tra i banchi traboccanti di verdure lucide.
Per me è un'ottima occasione per assaggiare alcuni piatti come la "kibbeh", uno spuntino da strada che è diventato un piatto nazionale: agnello o capra tagliati a pezzi finissimi e fritti, ricoperti di "bulgur" (chicchi di frumento cotti al vapore, fatti seccare e macinati).
A volte la carne si mangia cruda.
Assaggio anche delle piccole sfoglie ripiene di spinaci o di agnello.
Poco distante Mona e Nellie preparano i "manousheh", deliziosi panini di farina d'orzo, grano duro e mais, cotti alla brace su una grande cupola di metallo e farciti con formaggio morbido salato, olive, pomodori, foglie di rucola e "zaatar" (un miscuglio di erbe, semi di sesamo e sale).
Mona ha imparato a leggere a 27 anni ed è solo grazie al banco al Suq el Tayeb che oggi riesce a mantenere la famiglia.
Kamal vuole portarmi nella sua città natale, ma non prima di aver pranzato.
Halabi, alla periferia della città, è l'università del "mezze".
Tra i 26 piatti disposti davanti a noi ci sono un purè di patate cotto al forno e condito con olio d'oliva e aglio arrosto, un "muhummarra" (noci tritate, spezie e peperoncino in olio d'oliva, dalla consistenza simile al pesto), cervella bollite al limone e una verdura locale simile agli spinaci, cotta al vapore e poi ricoperta di scalogno fritto.
I bambini corrono e ridono mentre il pranzo va avanti per ore.
Ci trasciniamo fuori da Beirut alle quattro del pomeriggio.
La prima tappa è Biblo, dov'è nata la scrittura moderna.
Ci sono bellissime rovine romane, una chiesa e un castello dell'undicesimo secolo splendidamente conservati.
Dopo aver visitato le rovine, ammiriamo il tramonto al circolo della pesca, che affaccia sull'antico porto.
Qui vengo colta da un momento magico di beatitudine grazie a un campari soda e alla migliore insalata "fattoush" che abbia mai mangiato.
Dopo il tramonto facciamo venti chilometri lungo la costa per raggiungere Batrun, una città di pescatori.
Passeremo la notte a casa di Kamal, che prima mi porta nel suo locale preferito: Chez Maguy, un classico ristorante sul mare con tavoli di legno.
Il menù varia in base a quel che hanno portato i pescherecci.
Oggi la casa offre un piatto di granchietti grigliati con una deliziosa maionese all'alglio, i calamari più teneri a memoria d'uomo e una schiera di ottimi gamberi alla griglia.
La serata si conclude con una passeggiata lungo le mura fenicie e un pediluvio in mare.

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