martedì 9 marzo 2010

INDIA (RISERVA DI "BINSAR" STATO DI "UTTARAKHAND").

INVITO A NOZZE

"I paesi dell'Himalaya indiano visti attraverso i matrimoni.

La banda, i canti e i giri intorno al fuoco che simboleggiano l'unione".

Scortata in una minuscola stanza azzurra per assistere alla preparazione dello sposo, non so dire se sono più nervosa io o lui.
Nella sua casa di Kathdhara, un piccolo villaggio dell'Himalaya indiano, Kundan Singh è in preda a un tipico attacco di tremarella prematrimoniale e fissa ossessivamente il muro sistemandosi la cravatta.
Credo che non farebbe caso a me nemmeno se fossi il primo ministro, e questo mi fa sentire sollevata.
Sono nervosa perchè il mio invito non è arrivato attraverso i soliti canali: non sono un'amica di famiglia nè una parente.
Sono un'estranea accolta a braccia aperte alla cerimonia.
Mi sono rivolta a un'agenzia di viaggi locale, la Village Ways, che ha avviato un progetto turistico nella zona della riserva di Binsar, nello stato dell'Uttarakhand, e offre l'opportunità di assistere ai matrimoni degli abitanti del luogo.
Mi è stato assicurato che la mia presenza è gradita perchè i miei ospiti interpretano la partecipazione di un visitatore come un segno dell'importanza dell'evento.
Nove ore d'auto da Delhi mi hanno fatto arrivare a Khali, il paese di montagna dove mi fermo per la notte.
Resto un giorno nel bed and breakfast di Himanshu Pande, cofondatore del progetto Village Ways, per abituarmi all'altitudine.
La mattina dopo attraversiamo a piedi le montagne color ambra, incrociamo delle signore anziane che portano a pascolare il bestiame.
Arriviamo a Kathdhara, un paese deserto: i bungalow bianchi sono vuoti e per le strade non vola una mosca.
Sono andati tutti a trovare la sposa o lo sposo.
Ci incamminiamo anche noi verso la casa di Kundan, lasciandoci alle spalle alberi di noci e di limoni.
La casa è addobbata con dei festoni colorati.
Una cassa gracchiante diffonde la musica in stile Bollywood.
I parenti di Kundan mi salutano calorosamente e mi invitano a conoscere lo sposo, mentre gli colorano il viso con una tradizionale tintura himalayana che si ricava dal riso.
Himanshu mi spiega che qui "i matrimoni sono combinati e di solito lo sposo non incontra la sposa prima delle nozze".
Non c'è da stupirsi che sia nervoso.
Fuori la banda attacca a suonare: tamburi e trombe che fanno ballare una quarantina di persone.
Partecipo solo al "bharat", la parte iniziale della cerimonia.
Quella dove lo sposo festeggia prima di percorrere il tragitto fino a casa della sposa.
La banda, vestita con dei costumi bianchi, rosa, blu e verde, si esibisce in un finto duello di spade e in una piramide umana.
Alla fine lo sposo sale sulla portantina e raggiunge la casa della futura moglie, Janki, accompagnato da una schiera di parenti che ridono e ballano.
Visto che alle donne non è permesso seguire il corteo, abbandono la festa e parto per un'escursione di due ore al villaggio vicino, Dalar, dove è in programma un altro matrimonio.
Questa volta assisto alla cerimonia che riguarda la sposa: Himanshu mi affida alle cure di sua moglie, Manisha, che mi conduce lungo una salita al chiaro di luna su per la montagna.
Gli abeti proiettano delle lunghe ombre sul sentiero e di fronte a noi la casa nuziale brilla come un faro.
E' la prima volta che indosso scarpe da trekking per andare a un matrimonio, ma il sentiero ripido non si adatta ai tacchi dorati che pensavo di abbinare al mio "salwar kamiz" azzurro brillante.

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