lunedì 28 settembre 2009

LAOS - RISERVA NAZ. DI "BOKEO".

Il giorno dopo faccio un'escursione di due giorni con partenza da Muang Sing, una città collinare vicino al confine cinese.
Il terreno è insidioso e c'è un tratto micidiale dove bisogna scivolare sulla schiena.
Quando finalmente usciamo dalla foresta, ci aspetta una bella ricompensa: una vista spettacolare sui monti, che si estendono a perdita d'occhio.
Ci accampiamo per la notte in un villaggio abitato dalla tribù akha.
Alcune donne anziane a seno nudo se ne stanno sedute a masticare noci e semi di "areca", un tipo di palma.
Guardano i nuovi arrivati con un misto di sfida e trepidazione.
La sera ci sediamo attorno al fuoco e la nostra guida ci racconta storie terribili di spiriti maligni della giungla, resi ancora più impressionanti dalla fitta oscurità che ci circonda.
Da qui mi dirigo a Luang Prabang, una città che si trova sulle colline dove il fiume Nam Khan confluisce nel Mekong.
La città, capitale culturale del Laos, vanta un incredibile patrimonio di templi buddisti e di esempi della prima architettura coloniale francese.
Non a caso quest'area sta diventando un'attrazione dell'Asia sudoccidentale.
La sua bellezza è innegabile.
Così come lo è la tensione tra il numero sempre maggiore di turisti e gli abitanti del luogo, a disagio di fronte alla velocità del cambiamento.
Luang Prabang è comunque una destinazione incantevole dove passare alcuni giorni.
I tramonti dal monte Phousi sono meravigliosi e la vista mattutina dei monaci buddisti che scendono per chiedere l'elemosina è notevole.
Ammesso che riusciate a trovare un punto di osservazione abbastanza tranquillo.
Durante una crociera di due ore sul Mekong in direzione Pak Ou (dove, all'interno di una grotta calcarea naturale, si possono ammirare centinaia di statue che raffigurano Budda) attraversiamo un tratto particolarmente bello del fiume, con scogliere e risaie su entrambe le sponde.
A Vientiane, la capitale, visitiamo il Museo nazionale del Laos (un tempo casa della famiglia reale, morta in un campo di prigionia comunista alla fine degli anni settanta).
Lo splendido arredamento e l'atmosfera magica contrastano con l'aspetto poco promettente della facciata esterna.
Per la maggior parte dei turisti la caratteristica principale del Laos è la tranquillità, e Vientiane ne è l'esempio migliore: dopo le dieci di sera le strade si svuotano, assumendo un aspetto quasi spettrale.
Nonostante la mancanza di attrazioni particolari, la città ha un fascino irresistibile.
L'ultima sera la trascorro in un locale scalcinato con vista sul Mekong.
Una giovane cameriera dal fisico esile sale sul palco e, con una disinvoltura davvero insolita da queste parti, intona una melodia ipnotica e bellissima.
E' un bel modo di concludere il viaggio.
Anche se non riesco a scrollarmi di dosso una sensazione: in questo paese seducente e affascinante c'è qualcosa di profondo che, nonostante i nostri sforzi, noi occidentali non riusciremo mai a cogliere.



Nessun commento:

Posta un commento