sabato 28 novembre 2009

MADAGASCAR - MILLE CHILOMETRI DI STRADA.

INFORMAZIONI PRATICHE.

ARRIVARE E MUOVERSI.
Il prezzo di un volo dall'Italia (Air France, Air Madagascar, Air Mauritius) per "Antananarivo" parte da 1.087 euro a/r.
I voli interni sono affidabili e frequenti.
I "taxis brousses", pulmini da 15 posti, collegano tra loro i paesi che si trovano lungo la strada statale 7.

CLIMA.
La stagione migliore è da "giugno" a "novembre", perchè più fresca e secca.

DORMIRE.
A Fianarantosa.
La "Tsara Guest House" (tsaraguest.com), un'antica canonica restaurata, offre camere da 33 a 51 euro a notte.
Molto buono il ristorante.

CONSIGLI.
Provare i granchi, l'aragosta, i gamberoni e il filetto di zebù o il foie gras.
Ottime le banane flambé e il rhum arrangé (aromatizzato).
A Ranohira, da Chez Alice, si mangia bene e i gestori sono simpatici.
Gite : da vedere il "Lac Tritiva", un piccolo lago vulcanico nei pressi di Antsirabe.
Per visitare il "parco nazionale dell'Isalo" è meglio programmare un trekking di almeno tre giorni.
INDICE DEI VIAGGI.

1°) PAPUA NUOVA GUINEA.
2°) GIAPPONE (Penisola di "Shiretoko").
3°) AUSTRALIA (Il Treno del Deserto).
4°) SERBIA ("Belgrado).
5°) Mauritania (Ris. Nat, "Banc d'Arguin).
6°) Da SAN FRANCISCO a HONG KONG in Nave.
7°) Tratto di pianura che da "PARMA" arriva fino al "PO".
8°) YEMEN ("Shibam")
9°) MOZAMBICO (Parco Naz, di "Gorongosa").
10°) GIAPPONE ANTICO (La via Nakasendo").
11°) U.S.A. (Deserto del "New Mexico").
12°) BRASILE (Costa di "Recife").
13°) SUDAFRICA ("Capo Occidentale" in "Mountainbike").
14°) MAROCCO ("Oualidia" Loc. Balneare).
15°) ARGENTINA ("Tilcara" a Cavallo).
16°) LAOS ( Ris. Naz. di "Bokeo").
17°) SAN FRACISCO (La città di "Alfred Hitchcock").
18°) BURKINA FASO (a "Bani" tra le otto moschee di fango).
19°) THAILANDIA (Villaggio Western di "Pensuk").
20°) MESSICO (Stato "Michoacan", città "Patzcuaro").
21°) CILE ("San Pedro", deserto di "Atacama").
22°) TURCHIA-IRAN, in Treno.
23°) NEW ORLEANDS.
24°) ISOLA DI REUNION ("Francia").
25°) GEORGIA (Provincia "Svaneti").
26°) TURCHIA (Alta "Mesopotamia").
27°) MADAGASCAR (Mille chilometri di strada).

venerdì 27 novembre 2009

E' GIUSTO SAPERE :
Ho deciso di offrire a chi piace viaggiare (con la fantasia oppure in prima persona), una possibilità di scegliere degli intinerari prevalentemente avventurosi, che si distinguono per la loro diversità dai viaggi tradizionali.
Le descrizioni le traggo dal settimanale "INTERNAZIONALE" del quale sono abbonato ed affezionato lettore di tutti gli articoli che lo compongono.
Spero di fare cosa gradita a quanti mi leggeranno, ed auguro a tutti una piacevole lettura.
ERMANNO RARIS
PROFILO DELL'AUTORE A INIZIO BLOG "ERMANNO RARIS".

giovedì 26 novembre 2009

TURCHIA "ALTA MESOPOTAMIA"

CLEOPATRA E BAKLAVA.

Harran (Carrhae nella Bibbia) era città di Jethro, che qui diede a Mosè il suo bastone.
E' sempre qui che Canaan, il nipote di Noè,costruì la prima città dopo il diluvio.
Medito sull'ironia della sorte di Harran e Hasankeyf, ammiro la prima università islamica e le case ad alveare in mattoni di paglia e fango.
Un arabo dagli occhi azzurri mi invita a entrare in una delle abitazioni.
Sua sorella mi offre un forte caffè turco e cerca di vendermi alcune "antichità".
Mi alzo per andarmene.
"Perchè tanta fretta?", dice.
"Viviamo qui da novemila anni".
Nove millenni non sono nulla se paragonati all'età del tempio neolitico di Gobekli Tepe.
Gli scavi, raggiungibili attraverso un sentiero sconnesso, sono in cima a una collina in mezzo ai campi di frumento.
In questa zona della Turchia sono stati scoperti 400 tumuli, ma finora c'è stato tempo di dissotterrarne solo ventitrè.
Gobekli Tepe ci aiuta a riscrivere la storia.
Questo tempio neolitico, il più antico mai rinvenuto, risale a circa 12mila anni fa.
I cacciatori si radunavano qui per esercitare il culto.
La qualità delle opere di arte muraria e l'abilità artistica espressa nei bassorilievi lasciano senza fiato.
C'è un bagno turco, una sala parto sacra, stupende immagini di animali stilizzate e un prefabbricato dove un archeologo tedesco vive sei mesi all'anno.
Per fortuna non ci sono guide nè gadget per turisti.
Avvolti da una brezza di collina, ammiriamo increduli l'eleganza stilistica dei nostri antenati.
Il mio viaggio termina a Gaziantep, nei pressi del confine siriano,dove la Mesopotamia incontra la regione del Mediterraneo.
Antiochia (oggi chiamata Hatay) è a un passo, così come Tarso, la città natale di san Paolo, nelle cui terme si incontravano Antonio e Cleopara.
Ma la mente umana non è in grado di assorbire tanta storia, preferisco rifugiarmi in un piatto di baklava.
Mentre assaporo i dolci penso che se la storia ci ha insegnato qualcosa, è che la storia non è solo la semplice registrazione del passato, ma una sua versione.
Gli storici tendono a farci vivere i loro racconti, ma l'alta Mesopotamia vive da almeno 12.500 anni cioè 4.562.500 giorni.
E questo è un fatto.
TURCHIA "ALTA MESOPOTAMIA"

MARDIN è un luogo meraviglioso dove perdersi.
Le strade, immerse tra costruzioni millenarie, sono poco più larghe di un asino e del suo carico.
Fabbricanti di setacci, produttori di sapone di lauro, artigiani del rame, intagliatori di calcare esercitano i loro antichi mestieri con un ritmo fuori dal tempo.
Gli anziani raccontano storie davanti a vecchi negozi.
Sulla pietra sono incise immagini di divinità e re, oltre che di uomini ricchi e virtuosi.
C'è anche una rappresentazione stilizzata del logo della Pepsi.
Che i marchi siano le nuove divinità?
Gli antichi re erano abili venditori di se stessi: prendiamo re Antioco di Commagene, nel primo secolo aC.
E' raffigurato in enormi bassorilievi mentre stringe la mano da pari a pari con Ercole.
Ma il capolavoro di Antioco nell'arte di vendere se stesso si trova sul monte Nemrut (o Nimrod), una montagna elevata, scoscesa e inospitale.
Alle tre del mattino mi arrampico fino a 2.200 metri con un gruppo di turisti.
Le prime luci dell'alba rivelano un pantheon di divinità, tra cui il Leone, l'Aquila, Ercole e il vecchio Antioco, con lo sguardo rivolto sul sensazionale paesaggio sottostante.
Le teste, alte due metri, sono sparse sul terreno a causa di numerosi terremoti.
La leggenda (questa volta niente fatti) narra che Nimrod, dispiaciuto per la decisione della figlia di abbracciare il monoteismo di Abramo, abbia gettato il nostro progenitore nel fuoco, ma nel punto in cui i suoi arti toccarono il terreno comparve l'acqua e gli arti si trasformarono in pesci.
Oggi nel lago di Abramo, a Urfa, ci sono le carpe.
L'atmosfera nella vecchia città è simile a quella di un parco dei divertimenti.
I pellegrini entrano ed escono dai bazar, passeggiano lungo le rive del lago, tra le moschee, le chiese e i giardini nei dintorni prima di immergersi nella grotta in cui nacque Abramo.
Urfa (diventata poi Edessa) è il luogo dove Gesù inviò ad Abgar, il sofferente re di Osroene, una sindone con impressa la propria immagine: un altro esempio di abilità nell'arte di vendere se stessi.
In cinque minuti raggiungiamo la grotta dove Giobbe apprese la sua proverbiale pazienza.
Fuori c'è una lunga fila davanti al venditore di kebab, ma non avendo la pazienza di Giobbe decido di andare direttamente ad Harran.

TURCHIA "ALTA MESOPOTAMIA".

DIVINITA' E RE.

In questa regione calda e arida l'acqua è sinonimo di potere.
Sul ponte di Malabadi, il gemello meno noto di quello di Mostar, c'è una rudimentale casa da tè.
Ha una magnifica vista che guarda verso la più ampia arcata mai costruita tra quelle dei ponti in pietra.
L'edificio, un capolavoro di elegante funzionalità, fu costruito nel 1147 dagli artuqidi.
All'epoca aveva anche delle stanze in cui ospitare i viaggiatori.
Alle spalle della casa si staglia una diga enorme.
Le dighe stanno ridisegnando la storia di tutta l'alta Mesopotamia.
Il progetto Gap, finanziato dall'Unione europea, prevede una serie di circa 40 sbarramenti sul Tigri,L'Eufrate e i loro affluenti.
Una buona idea a prima vista: accrescere la potenza idroelettrica a prezzi contenuti, irrigare terreni un tempo non coltivabili e trasformare l'area nel granaio del Medio Oriente.
Ma a causa del progetto Gap il nucleo abitativo romano di Zeugma è ormai sommerso dall'acqua, anche se un intervento archeologico d'emergenza ha messo in salvo i mosaici più incantevoli (che ora si stanno riducendo in polvere nel museo di Gaziantep).
Zeugma sorgeva su un sito molto più antico, i cui segreti saranno ora sepolti per sempre.
Ben presto toccherà anche ad Hasankeyf.
Le acque del Tigri lambiscono l'antica città e i lavori per costruire la diga cominceranno l'anno prossimo.
L'acqua sommergerà i minareti più alti.
La popolazione di Midyat, nei pressi del confine con l'Iraq, è in maggioranza cristiana giacobita.
I suoi abitanti sono artigiani della filigrana d'argento fin dal terzo secolo dC. Fuori Midyat c'è Mor Gabriel, un monastero costruito nel 297, probabilmente il più antico del mondo.
In questa zona c'è anche il monastero di Deyrulzafaran.
Dopo avere arrancato per centinaia di gradini a una temperatura di 46 gradi, sulla porta di Deyrulzafaran incontro il metropolita che indossa una tonaca rossa e un copricapo nero.
Ha vissuto 65 dei suoi 70 anni all'interno del monastero e non parla nè turco nè inglese.
La chiesa giacobina usa l'amaraico, la lingua parlata da Gesù.
Nelle strade di Midyat e nella vicina Mardin è facile sentire anche il curdo, il turco o l'arabo.
L'uomo mi mostra la cappella dove sarà sepolto, come i predecessori.
Le piantagioni di pistacchi lasciano il posto al deserto argilloso e alle colline.
Alle loro pendici sorge la città di Mardin.
Dalle sue strade disordinate si possono ammirare le polverose pianure siriane.
Nell'aria il suono di lingue antiche si mischia all'odore della carne d'agnello alla brace: i kebab di Mardin sono delizie bibliche, servite su cuscini di "lavash", il tipico pane armeno color nocciola.
Da Rido, un locale ricavato da una cavità delle mura della città, assaggio il kebab con una insalata di cipolle, prezzemolo e sumac, una spezia rossiccia.
Immagino che anche Gesù abbia mangiato questo piatto, sempre che non fosse vegetariano.

mercoledì 25 novembre 2009

TURCHIA "ALTA MESOPOTAMIA.

LA CAPRA ALL'AEREOPORTO.

Arrivato a Diyarbkir, la prima cosa che vedo è una capra che bruca il prato dell'aeroporto.
Le mura della città, in basalto nero e costruite dai romani, sono le più antiche dopo la Muraglia cinese.
A Diyarbakir si può fare un'ottima colazione in un cravanserraglio del quindicesimo secolo.
Un tempo ospitava cinquecento cavalli, invece oggi offre gadget ai turisti che visitano la grande moschea Ulu, costruita nel 639 dC sulle rovine della chiesa dove san Tommaso predicò il vangelo.
Tanta storia ed è ancora mattina.
Proseguo il mio viaggio verso oriente.
Dopo il caldo di Diyarbakir la strada per Batman è battuta da una piacevole brezza.
La topografia della Turchia è straordinariamente ricca, sopratutto qui nel sudest.
A ogni angolo lo scenario cambia: praterie di frumento degradano in ripidi dirupi in calcare punteggiati da grotte neolitiche; montagne spoglie lasciano il passo a foreste di arbusti; vaste distese di rocce si trasformano in prati coperti da timo selvatico.
Le strade sono attraversate da auto scassate, capre e pecore al campanaccio.
E dai pullman di pellegrini iraniani diretti alla tomba di Alì, il nipote del profeta.

TURCHIA "ALTA MESOPOTAMIA".

ALL'INIZIO DEL MONDO NELLA TURCHIA ORIENTALE.

Ai tempi della scuola non amavo nè la storia nè la religione.
Il mio professore affrontava tutte le materie con lo stesso vigore vittoriano: "Niente storie, niente favole.
Fatti, ragazzi, fatti".
Ma dietro la noiosa sfilza di date e nomi si nascondevano storie di persone reali provenienti da luoghi reali.
I greci chiamavano la Turchia sudorientale "la terra tra i due fiumi", cioè il Tigri e l'Eufrate.
E' in questa regione che nasce la Mesopotamia, ed è qui che cominciò la storia dell'umanità.
In cinque giorni ho attraversato tredicimila anni di storia: invasioni, conquiste e trattati tra hurriti e ittiti, assiri e aramei, sciti e caldei, per citare solo alcuni dei popoli che abitavano questa regione molto prima della comparsa di greci, bizantini, crociati, ottomani, turchi e curdi.
I loro discendenti continuano a vivere in questa terra.
Ci sono arabi con la pelle scura e barba ispida, e altri glabri e dalla carnagione pallida.
Oppure asiatici con gli zigomi alti e i nasi dritti come quelli scolpiti nei rilievi ittiti.
Anche i vestiti e il cibo non sono cambiati molto.
Il mercato in cui prendo il tè fu attraversato dai Re Magi.
Il mio professore avrebbe detto che nell'alta Mesopotamia la storia respira, odora, mangia, ride ed è viva ogni giorno.
Quello che sorprende, oltre alla bellezza di questi luoghi, è la cordialità riservata agli stranieri.
TURCHIA " ALTA MESOPOTAMIA".

INFORMAZIONI PRATICHE.

ARRIVARE e MUOVERSI.
Il prezzo di un volo dall'Italia (Lufthansa, Swiss, Malev) per "Istambul" parte da 187 euro a/r.
Alitalia ha un volo diretto da Roma che parte da 316 euro a/r.
Turkish Airlines ha voli giornalieri da Istambul per Diyarbakir.
Il prezzo parte da 112 euro a/r.
Per gli spostamenti interni conviene prendere gli autobus, che spesso sono più frequenti,comodi, veloci ed economici del treno.

CLIMA.
Il periodo migliore per visitare l'alta Mesopotamia va da maggio a ottobre.
Meglio evitare il Ramadan.

CONSIGLI.
A Mardin, l'Hotel Erdoba (erdoba.com.tr) offre una doppia per 80 euro a notte, una terrazza con vista sulla "Mesopotamia" e la possibilità di noleggiare un'auto.
In città è difficile trovare un albergo di livello intermedio.
INDICE DEI VIAGGI.

1°) PAPUA NUOVA GUINEA.
2°) GIAPPONE (Penisola di "Shiretoko").
3°) AUSTRALIA (Il Treno del Deserto).
4°) SERBIA ("Belgrado").
5°) MAURITANIA (Ris. Nat. "Banc d'Arguin").
6°) Da SAN FRANCISCO a HONG KONG in Nave.
7°) Tratto di pianura che da "PARMA" arriva fino al "PO".
8°) YEMEN ("Shibam").
9°) MOZAMBICO (Parco Naz. di "Gorongosa").
10°) GIAPPONE ANTICO (La via "Nakasendo").
11°) U.S.A. (Deserto del "New Mexico").
12°) BRASILE (Costa di "Recife").
13°) SUDAFRICA ("Capo Occidentale"in "Mountainbike").
14°) MAROCCO ("Oualidia" loc. Balneare).
15°) ARGENTINA ("Tilcara" a "Cavallo").
16°) LAOS (Ris. Naz. di "Bokeo").
17°) SAN FRANCISCO (La città di "Alfred Hitchcock").
18°) BURKINA FASO (a "Bani" tra le otto moschee di fango).
19°) THAILANDIA (Villaggio Western di "Pensuk").
20°) MESSICO (Stato "Michoacan", città "Patzcuaro").
21°) CILE ("San Pedro", deserto di "Atacama").
22°) TURCHIA-IRAN, in "Treno".
23°) NEW ORLEANS.
24°) ISOLA di REUNION ("Francia").
25°) GEORGIA (Provincia "Svaneti").
26°) TURCHIA (Alta "Mesopotamia").
A MIO AVVISO E' UTILE SAPERE CHE:
In Italia esiste una attività che da più di 35 anni produce e commercializza "BANDIERE E RELATIVI ACCESSORI", da utilizzo sia per interni che per esterni, partendo dalle bandierine da tavolo e arrivando fino ai pennoni in alluminio oppure in vetroresina da mt. 5 a mt. 22.
L'attività in oggetto è la B.A.F.A. BANDIERE (Vedi Catalogo in Internet).
PROFILO DELL'AUTORE A INIZIO BLOG "ERMANNO RARIS".
GEORGIA (PROVINCIA "SVANETI").

TOUR GASTRONOMICO.

La sera, seduti a un grande tavolo di quercia tagliato a mano, mangiamo maiale, aglio e riso avvolti da foglie di cavolo, patate fritte, pomodori ripieni di manzo con paprica e una specialità locale a base di formaggio e menta.
Gli uomini fumano e io mi lascio coinvolgere dall'ospitalità di quei volti induriti.
Si brinda ai morti e in loro onore si versa del vino in terra.
"Dopo brinderemo ai bambini, che rappresentano la vita", dice Dato.
Cè una regola nel brindisi in Georgia: "Nessuno deve bere mentre si fa il brindisi", spiega Dato mentre indica due corna di capra di montagna sulla credenza.
"Quelle si usano per i brindisi più importanti, quando in un sorso solo si butta giù un corno intero".
Si parla della guerra e della proposta del governo di cominciare a far pagare l'elettricità.
"Siamo molto preoccupati perchè qui non abbiamo soldi", dice Jora.
E' evidente che molti georgiani sperano nell'aiuto dell'Europa per mantenere la pace.
"Siamo quasi rassegnati al fatto che le regioni separatiste otterranno l'autonomia, ma sono stati i russi a provocare le tensioni tra noi e i separatisti", aggiunge Dato.
"Se la Russia ci lasciasse stare, potremmo vivere tutti insieme in pace".
La mattina dopo arriviamo a piedi a Ushguli, uno dei luoghi abitati più alti d'Europa.
Mentre ci avviciniamo alcuni maiali pelosi grufolano in giro.
L'unico segno di modernità è una parabola satellitare.
C'è chi cerca patate ai piedi delle torri, e chi trascina i buoi per i tortuosi sentieri di pietra.
Le torri di Ushguli sono tutte di altezza differente, basse e tozze o alte e sottili.
La mattina presto le pietre color caramello contrastano con il bianco delle montagne.
Un tour gastronomico della Georgia non è completo senza una visita alla regione vinicola di Kakheti, al confine con l'Azerbaigian.
Il vino è parte integrante della vita del paese.
Centinaia di anni fa Nino (la donna che ha portato il cristianesimo in Georgia) vide in sogno la vergine Maria e al suo risveglio si accorse di stringere al petto una croce di vite, un appello a diffondere la parola di Dio.
Il vino ha un sapore robusto.
E' preparato in modo diverso rispetto al resto dell'Europa: i georgiani non separano il succo dell'uva dalla pelle e li fanno fermentare insieme per diversi mesi sotto terra.
Ogni famiglia dello Kakheti produce il suo vino in questo modo, lo stesso da secoli.
Zurico, un abitante dello Kakheti, coglie l'uva insieme alla famiglia e ai vicini: il bagagliaio della sua vecchia auto è pieno di frutta.
Mi passa un secchio pieno di grappoli e mi invita in casa sua a mangiare degli gnocchi.
Oltre, naturalmente, a bere un buon bicchiere di vino fatto in casa.
Dopo tutto siamo in Georgia.
GEORGIA (PROVINCIA "SVANETI).

ATMOSFERA ETEREA.

La mattina dopo io e Dato ci svegliamo presto e dopo una sostanziosa colazione a base di blinis, una marmellata di mele fatta in casa, khachapuri (pane ripieno di formaggio cotto), yogurt, pear muraba (frutta cotta) e succo di pesca, ci mettiamo in marcia per visitare il ghiacciaio sul monte Ushba.
La montagna domina il villaggio, con le cime innevate che brillano sul cielo azzurro.
Intorno a noi la vegetazione ha i tipici colori autunnali: si va dal giallo al rosso passando diverse tonalità di verde.
Lungo la strada mangiamo mirtilli, lamponi selvatici, nocciole fresche e con le mani raccogliamo l'acqua dei torrenti.
L'ascesa è ripida ma in cima, tra le nuvole, l'atmosfera è eterea: la vallata, circondata dalle cascate, spunta attraverso la foschia e i campanacci delle mucche danno alla zona un sapore da Arcaida.
La sera mi aspetta un altro banchetto a base di kubdari (manzo stufato nel pane), shusha (crema di patate e formaggio), salsicce fatte in casa, salsa di prugne e melanzane ricoperte con pasta di noci.
La figlia di sei anni di Jena recita una poesia georgiana con una tale intensità che mi commuovo.
Arriva il momento di un giro di raki, un delizioso liquore dolce fatto in casa con il pane.
La destinazione successiva è Mestia.
Per raggiungerla ci arrampichiamo per un giorno intero sotto il sole, accompagnati dal canto dei grilli.
"Ketevan (il mio nome in georgiano), siamo stati fortunati con il tempo", dice Dato.
"L'autunno è imprevedibile, piove spesso, ma se c'è il sole è il periodo più bello perchè le montagne sono coperte di neve".
Facciamo un picnic vicino a un gruppo di case.
Adesso non c'è nessuno, ma d'estate ci vivono i pastori con le loro greggi.
Più avanti c'è il passo di Guli, dove la neve è intatta.
Una volta arrivati in cima mi sento euforica: mi sembra di stare sul tetto del mondo, avvolta in uno scialle di montagne che si ergono dalla vallata.
Scendiamo dal versante opposto, mentre il tramonto colora gli alberi di castano ramato.
Mestia ha molte torri medievali, costruite per difendere il territorio.
Lo Svaneti, nascosto tra le montagne, è riuscito a respingere molti attacchi.
Nel 1936 a Mestia è stato costruito un museo che ospita i tesori portati in questa valle nel corso degli anni per salvarli dai saccheggi.
Ci sono croci decorate, manoscritti e icone d'oro e d'argento.
Da Mestia raggiungiamo a piedi il villaggio di Adishi.
Il monte Shkhara, la vetta più alta della Georgia con i suoi 5.060 metri, splende da lontano mentre l'Ushba guarda oltre la valle verso il monte Tetnuldi.
"La leggenda racconta che in origine questi monti fossero degli amanti il cui amore era ostacolato dai genitori.
Gli amanti furono in seguito trasformati in montagne per potersi guardare per sempre negli occhi", racconta Dato.
C'è un sole splendido e alcuni abitanti stanno facendo il fieno.
Aiutato dal figlio, un uomo con un dente d'oro mette un'imbracatura di legno al collo di un bue e ci attacca una slitta con sopra una balla di fieno.
Il bue viene poi trascinato giù per la montagna un po' spaesato.
Passeggiare per le strade di Adishi è come tornare al medioevo: Un gruppo di case e torri diroccate, che in molti casi andrebbero restaurate.
Siamo con Jora, che ci spiega: "Qui vivevano 34 famiglie, adesso ce ne sono solo otto, le altre sono emigrate perchè per sei mesi all'anno la strada è chiusa per la neve e il paese è isolato.
Ai tempi dell'Unione Sovietica c'era un autobus, ma adesso non più".
Il villaggio è un labirinto di verande di legno.
Un'anziana signora raccoglie la legna, mentre la sorella, che lava i piatti all'aperto in una vecchia vasca, mi passa una manciata di mele verdi.
Nella casa di Jora sono poche le finestre che hanno i vetri.
Nella stanza principale alcune donne vestite di nero cuociono il pane sul fuoco.
Il bucato è steso in un angolo e ci sono due letti dove dormono i bambini.
Maiali e polli scorazzano in cortile.

martedì 24 novembre 2009

GEORGIA (Provincia "Svaneti").

ALZIAMO I CALICI, OSPITALITA' GEORGIANA.

Jena solleva un bicchiere di vino rosso ed esclama: "Saqartvelos Gaumarjos (vittoria alla Georgia)".
Il tavolo è pieno di piatti squisiti.
Questo sarà il primo di tanti brindisi agli dei, ai santi, all'amore e all'amicizia, ogniuno sottolineato da un'esplosione di entusiasmo.
Le bevute proseguono, ma è tardi e cerco di andare a letto.
"Ah no, bisogna farne un altro", insiste Jena.
Questa è la Georgia: festeggiamenti infiniti e ospitalità senza pari.
Brindare fa parte della cultura georgiana da secoli.
Sono venuta per saperne di più della festa tradizionale del "supra" (tovaglia), chiamata così per il gran numero di piatti che coprono la tavola.
Siamo nella cucina di Jena Ghvitziani, a becho, nella provincia settentrionale dello Svaneti, sulle montagne del Caucaso.
La valle è dominata da antiche torri medievali.
Un tempo questa zona era considerata poco sicura a causa delle continue aggressioni a scopo di rapina.
La situazione è migliorata grazie ai pattugliamenti e oggi gli abitanti accolgono i turisti a braccia aperte.
Il turismo ad agosto ha ricevuto un duro colpo quando le tensioni con la regione separatista dell'Ossezia del Sud sono sfociate nel conflitto con la Russia.
Adesso è tornata la calma e la Georgia è diventata una destinazione sicura, a eccezione delle regioni separatiste dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia.
I soldati russi se ne sono andati e sono stati sostituiti dagli osservatori dell'Unione europea, per la gioia dei georgiani.
"Non ci batteranno", mi dice Dato, la mia guida.
A causa della sua posizione strategica sulla via della seta, al confine tra Europa e Asia, la Georgia è stata attaccata per secoli da mongoli, bizantini, persiani e arabi.
I georgiani, però, sono estremamente orgogliosi della loro resistenza e del loro paese.
La strada che porta dalla capitale Tbilisi alla regione dello Svaneti è piena di buche e costruzioni in stile sovietico.
Nelle dieci ore di viaggio per arrivare a Becho incontriamo molti carri trainati dai cavalli.
Nel giardino della vecchia fattoria di pietra di Jena ci sono dalie e alberi di melo.
Dentro al garage c'è un furgone malandato e dalla veranda pendono le trecce di cipolla.
Lela, la moglie di Jena, con un grembiule e una sciarpa nera avvolta intorno alla testa coglie le mele dall'albero aiutandosi con un lungo bastone.
Come concordato con Wild fronties, l'agenzia di viaggi, oggi sono ospite in casa di Jena.
Ogni notte dormirò da una famiglia diversa.
In ogni casa sono l'unica ospite.
Le stanze sono pulite e accoglienti.
La notte fa freddo quindi bisogna evitare di andare in bagno, che di solito è all'aperto.
La Georgia è la terra del latte e del miele, dove i cibi sono genuini, i frutteti rigogliosi e le persone sono ancora attaccate alla terra.
Nello Svaneti i maiali selvatici vanno in cerca di ghiande nel bosco (per questo la loro carne è così saporita), il miele è impregnato dell'aroma dei fiori selvatici e i contadini fanno il formaggio con il latte delle loro mucche.
Non ci sono negozi nè mercati, quindi i cibi vengono preparati con cadenza stagionale.
L'autunno, il periodo della mia visita, è il momento in cui si raccoglie, si conserva e si essica in previsione dell'inverno.
GEORGIA (Provincia "Svaneti").

INFORMAZIONI PRATICHE.

ARRIVARE.
Il prezzo di un volo dall'Italia (Turkish Airlines, Ukraine International Airlines, Baltic Air) per "Tbilis" parte da 477 euro a/r.
Dalla capitale ci vogliono dieci ore d'auto per raggiungere la regione dello Svaneti, nel nordovest del paese.

CLIMA.
Durante l'inverno molte strade dello Svaneti sono chiuse per neve.

DORMIRE.
L' "Hotel Charm" (snipurl.com/9labp) di Tbilisi è gestione familiare e si trova nella città vecchia.
Una doppia costa circa 60 euro a notte.

MANGIARE.
A Tbilisi, il "Khinklis sakhli" serve i tipici ravioli georgiani.
Ambiente vellutato in stile anni Settanta (37, Rustaveli Gamziri).

TERME.
Da provare, a Tbilisi, le "acque sulfuree" dei Bagni Orbeliani, nell'antico quartiere di Abanotubani.

GITE.
La Svaneti "trekking" (snipurl.com/9I9zj) promuove il turismo sostenibile.

INDICE DEI VIAGGI

INDICE DEI VIAGGI.

1°) PAPUA NUOVA GUINEA.
2°) GIAPPONE (Penisola di "Shiretoko").
3°) AUSTRALIA (Il Treno del Deserto).
4°) SERBIA ("Belgrado").
5°) MAURITANIA (Ris. Nat. "Banc d'Arguin").
6°) Da SAN FRANCISCO a HONG KONG in Nave).
7°) Tratto di pianura che da "PARMA" arriva fino al "PO".
8°) YEMEN ("Shibam").
9°) MOZAMBICO (Parco Naz. di "Gorongosa").
10°) GIAPPONE ANTICO (La via "Nakasendo").
11°) U.S.A. (Deserto del "New Mexico").
12°) BRASILE (Costa di "Recife").
13°) SUDAFRICA ("Capo Occidentale" in "Mountainbike").
14°) MAROCCO ("Oualidia" loc. Balneare).
15°) ARGENTINA ("Tilcara" a Cavallo).
16°) LAOS (Ris. Naz. di "Bokeo").
17°) SAN FRANCISCO (La città di "Alfred Hitchcock").
18°) BURKINA FASO (a "Bani" Tra le Otto Moschee di Fango).
19°) THAILANDIA (Villaggio Western di "Pensuk").
20°) MESSICO (Stato "Michoacan", città "Patzcuaro").
21°) CILE ("San Pedro", Deserto di "Atacama").
22°) TURCHIA-IRAN, in Treno.
23°) NEW ORLEANS.
24°) ISOLA DI REUNION ("Francia").
25°) GEORGIA (Provincia "Svaneti").

lunedì 23 novembre 2009

E' GIUSTO SAPERE:
ho deciso di offrire a chi piace viaggiare (con la fantasia oppure in prima persona), una possibilità di scegliere degli intinerari prevalentemente avventurosi, che si distinguono per la loro diversità dai viaggi tradizionali.
Le descrizioni le traggo dal settimanale "INTERNAZIONALE" del quale sono abbonato ed affezionato lettore di tutti gli articoli che lo compongono.
Spero di fare cosa gradita a quanti mi leggeranno, ed auguro a tutti una piacevole lettura.
ERMANNO RARIS
PROFILO DELL'AUTORE A INIZIO BLOG "ERMANNO RARIS".
ISOLA DI REUNION ("FRANCIA").

LE VERGINI.
Pausa al negozio di "Ilet-à-Malheur", dove gli alcolici occupano un terzo degli scaffali.
Virgile Libelle, caposquadra della guardia forestale, beve un "dodo", la birra locale.
"Trasportiamo la motosega e il decespugliatore in spalla", si vanta.
Ogni ciclone distrugge parte dei 140 chilometri di sentieri che attraversano Mafate.
E ogni volta Libelle e i suoi uomini devono sistemare i segnali rossi e bianchi, posare dei tronchi che facciano da gradini e stendere delle funi per affrontare i passaggi più difficoltosi.
Quando si attraversa il circo naturale di Mafate nel senso della larghezza si prova un senso di vertigine: bisogna scalare i massi trascinati dai torrenti e calarsi in gole strettissime che con un po' di pioggia possono trsformarsi in trappole, ci si aggrappa ai rami di casuarina per sbucare in un pianoro verde e silenzioso.
Sopra di noi, si staglia la cima imponente del Piton des Neiges.
E' più facile attraversare la conca, spesso completamente esposta al sole, nel senso della lunghezza.
I chokas, dei cactus che puntano il loro unico gambo verso il cielo, non fanno ombra.
Le Trois-roches è un posto da non perdere: qui un torrente scorre su lastre di basalto prima di sparire dentro un burrone.
All'entrata degli "ilets", alcuni bambini vendono cartoline ai turisti.
I 130 alunni delle otto piccole scuole di Mafete cercano di finanziare così la colonia estiva.
Le lezioni cominciano il lunedì a mezzogiorno e si concludono alla stessa ora del venerdì, per dar modo agli insegnanti di tornare a casa sulla costa durante il weekend.
"Adoro questo posto", esclama Alan Nivoix, maestro elementare, mentre senza fiato si arrampica sul sentiero di Marla.
Da maggio, però, la sua scuola non ha più elettricità.
I pannelli solari non hanno mai funzionato e il gruppo elettrogeno si è rotto.
Per due anni l'insegnante ha dormito nel locale della mensa e si è scaldato con il camino.
A 1.640 metri di altitudine, l'inverno australe è freddo e in classe, tra agosto e settembre, la temperatura è tra i cinque e i dieci gradi.
Ma la mentalità di questo posto sta cambiando e Mafate si stà aprendo al mondo.
A "Ilet-à-Bourse, un villaggio più isolato dal flusso dei turisti, un gruppo di volontari ha aperto una radio.
Il trasmettitore di radio Zantak, alimentato a energia solare, tace quando è nuvoloso per molto tempo.
Il conduttore, Jonny Thomas, anche quando il segnale radio non può essere trasmesso accoglie i turisti a braccia aperte: "Toute domoun i peu kozé, si néna in zafer i veu fé patazé (tutti quelli che hanno qualcosa da dire possono parlare).
E intanto nascono altre attività: dalla valorizzazione del patrimonio naturale, alla produzione di miele.

ISOLA DI REUNION ("FRANCIA").

MAFATE si può raggiungere anche da est.
La via più battuta passa da Salazie.
Al Col des Boeufs un guardiano sorveglia il parcheggio, punto di partenza per l'escursione.
La Plaine des Tamarins è un invito a girovagare in una foresta muschiosa degna delle avventure di Tholkien, con una vegetazione molto fitta.
Proseguendo la camminata si arriva a La Nouvelle: il capoluogo di Mafate ha 160 abitanti, una piccola chiesa di legno, una panetteria, alcune case dipinte con colori vivaci e pannelli solari per riscaldare l'acqua.
Nonostante i telefoni cellulari e le antenne paraboliche, la vita si svolge al ritmo del sole.
Ci si alza di buon mattino e si va a letto molto presto.
Accovacciata nel "boucam" una casa di lamiera piena di fumo, Marie-Claude sorveglia il fuoco di legna.
Dal soffitto pendono spighe di mais e salcicce secche.
Nel pentolone nero un pollo al curry cuoce a fuoco lento.
"La carne cotta a legna è più saporita", assicura la cuoca, che viene da Cayenne.
Nel paese ci sono anche dei piccoli torrenti molto freddi dove i più coraggiosi fanno il bagno.
Uno di questi è attraversato da una passerella metallica che porta all'alloggio per turisti di Elisette Gravina.
Ivrin Pausè è molto legato a Mafate, dove l'assistenza sanitaria è gratuita come l'acqua e arriva in elicottero, come molte altre cose.
In ottima forma malgrado il pacemaker e i suoi ottant'anni, il contadino fa seccare al sole dei chicchi di caffè ancora rossi.
Nella sua buia drogheria, a Grand- Place, non vende il caffè, ma vino a 4,80 euro la bottiglia e sigarette a 7,50 euro il pacchetto.
"I prezzi sono alti perchè la merce arriva con l'elicottero", si giustifica Ivrin.
L'elicottero è il solo veicolo motorizzato che può raggiungere la conca, rompendo il silenzio della zona.
Molti abitanti lo usano per ricevere le provviste: il trasporto costa 160 euro ogni 700 chili di merce.
Ma lungo i sentieri non è raro incontrare un abitante che trasporta sulle spalle una bombola di gas calzando solo delle ciabatte.
L'ammirazione cresce quando questa persona vi sorpassa senza sforzo, dopo essersi fatto il segno della croce davanti a uno dei piccoli altari rossi dedicati alla Madonna.
ISOLA DI REUNION ("FRANCIA").

SPETTACOLO NATURALE NEL PARCO NAZIONALE E NELLA CONCA DI MAFATE.

Al centro dell'Isola di Rèunion, Mafate offre uno spettacolo sbalorditivo: una conca naturale di colore grigio-verde, scavata dai torrenti e interrotta dalle alture.
E' circondata da montagne alte più di duemila metri e, sparsi tra gli altopiani a prima vista inaccessibili, si vedono dei tetti colorati.
Sono i nove "ilets", gli "isolotti" di Mafate, villaggi ancora fermi a un modo di vivere molto simile a quello dei nostri antenati: niente elettricità, strade o auto.
Nei cento chilometri quadrati di questa conca, il cuore del parco nazionale della Rèunion, vivono circa ottocento persone.
Nato dall'erosione della vetta più alta dell'isola, il Piton des Neiges, Mafate porta il nome di uno schiavo, che durante la fuga si era rifugiato nella conca.
"Colui che uccide"- questo significa Mafate in lingua malgascia- diventò poi il capo di una comunità inseguita dai cacciatori di taglie.
Nel 1829, i bianchi scoprirono un accampamento all'ombra di due creste montuose e massacrarono i fuggitivi, che vivevano in completa autarchia.
Il luogo dove è avvenuta la strage si chiama "Ilet-à-Malheur", l'isolotto della sventura.
Per scoprire questo universo bisogna camminare per almeno due ore senza lasciarsi spaventare dai dislivelli che si devono affrontare prima di raggiungere un "ilet".
Resta da scegliere uno dei tanti punti d'accesso.
Per arrivare a Mafate da ovest si parte dal belvedere del Maido, mille metri più in alto rispetto alla conca, e dopo un'impegnativa discesa di quasi tre ore si arriva a Roche-Plate.La vista sugli "ilets des Lataniers et des Orangers" è mozzafiato.
Emergono da una gola scoscesa circondata da rocce, dove crescono nespoli e banani.
Nelle baracche di lamiera la carta da parati è fatta con le pagine delle riviste.
Per entrare da sud, invece, bisogna seguire l'andamento tortuoso del Cirque de Cilaos, percorribile in auto, e poi arrampicarsi per quattro ore sul colle di Taibit.
Si arriva così a Marla, un piccolo villaggio con capre selvagge e un allevamento di cervi.
Facciamo una pausa alle Trois-Salazes, dove Ian Winkless e la famiglia Hoarau stanno restaurando un "ilet" abbandonato.
Servono tisane al geranio e promuovono il "turismo partecipativo".
Mentre bevo la tisana, Neufneuf, un maialino nero, mangia gli avanzi dello stufato d'anatra.
Si può arrivare a Mafate anche da nord.
Si prende un taxi per risalire il Rivières des Galets, un fiume che con il passare degli anni erode il suolo della conca, fino a Deux-Bras, dove la pista scompare.
L'autista, Andrè Robert, raccoglie dei frutti viola, gli "zanblons".
"Ne mangerei fino a scoppiare", dice sorridendo mentre guida la sua jepp.
Da lì bisogna camminare per due ore e mezza per scoprire Aurère, "la buona terra", o Cayenne e i suoi muri a secco strabordanti di orchidee.







venerdì 20 novembre 2009

ISOLA DI REUNION ("Francia").

INFORMAZIONI PRATICHE.

ARRIVARE E MUOVERSI.
I cittadini residenti nell'Unione europea possono visitare Réunion senza il visto perchè l'isola è un dipartimento francese d'oltremare.
Il prezzo di un volo dall'Italia (Air France, Corsair, Air Austral) per "Rèunion" parte da 897 euro a/r.
La compagnia di autobus Cars Jaunes collega quasi tutte le località di "Réunion".
Nelle zone rurali, dove non ci sono autobus, i taxi hanno orari prestabiliti.

CLIMA.
Se si vuole fare trekking è meglio andare durante la "stagione secca", ad aprile, maggio e agosto, i mesi che coincidono con le vacanze scolastiche estive francesi.

DORMIRE.
A "Cayenne" l'ilet di Monsieur Calixte (0262 438 542) ha delle camere immerse nel verde e una terrazza con vista sul Rivière des Gales.
INDICE DEI VIAGGI.

1°) PAPUA NUOVA GUINEA.
2°) GIAPPONE (Penisola di "Shiretoko").
3°) AUSTRALIA (Il Treno del Deserto).
4°) SERBIA ("Belgrado").
5°) MAURITANIA (Ris. Nat. "Banc d'Arguin").
6°) Da SAN FRANCISCO a HONG KONG in Nave.
7°) Tratto di pianura che da "PARMA" arriva fino al "PO".
8°) YEMEN ("Shibam").
9°) MOZAMBICO (Parco Naz. di "Gorongosa").
10°) GIAPPONE ANTICO (La via "Nakasendo").
11°) U.S.A. (Deserto del "New Mexico"):
12°) BRASILE (Costa di "Recife").
13°) SUDAFRICA ("Capo Occidentale" in "Mountainbike").
14°) MAROCCO ("Oualidia" Loc. Balneare).
15°) ARGENTINA ("Tilcara" a Cavallo).
16°) LAOS (Ris. Naz. di "Bokeo").
17°) SAN FRANCISCO (La città di "Alfred Hitchcock").
18°) BURKINA FASO (A "BANI" tra le otto moschee di fango).
19°) THAILANDIA (Villaggio Western di "Pensuk").
20°) MESSICO (Stato "Michoacan", città "Patzcuaro").
21°) CILE ("San Pedro", deserto di "Atacama").
22°) TURCHIA-IRAN, in "Treno".
23°) NEW ORLEANS.
24°) ISOLA di REUNION ("Francia").

A MIO AVVISO E' UTILE SAPERE CHE:
In Italia esiste una attività che da più di 35 anni produce e commercializza "BANDIERE E RELATIVI ACCESSORI", da utilizzo sia per interni che per esterni, partendo dalle bandierine da tavolo e arrivando fino ai pennoni in alluminio oppure in vetroresina da mt. 5 a mt. 22.
L'attività in oggetto è la B.A.F.A. BANDIERE (Vedi catalogo in internet).
PROFILO DELL'AUTORE A INIZIO BLOG "ERMANNO RARIS"

giovedì 19 novembre 2009

NEW ORLEANS.

QUARTIERE FRANCESE.

Nel Lower ninth ward, oltre alla fontana commemorativa realizzata da Robin Rhode nell'orinatoio di un parco giochi dismesso, c'è una grande arca fatta di detriti tappezzati di manifesti abusivi: Mark Bradford, un artista di Los Angeles, l'ha costruita all'altezza raggiunta dalle acque esondate su questo lato di Caffin avenue.
L'artista cileno Sebastian Preece ha trasferito qui alcuni reperti estratti da tre siti archeologici cittadini, mentre la struttura eretta dal keniota Wangechi Mutu, che richiama lo scheletro di una casa, sorge sul terreno di Miss Sarah, un'anziana signora che ha dovuto interrompere la ricostruzione della propria abitazione dopo che l'impresa edile è scomparsa con tutti i suoi risparmi.
Di fronte all'opera di Mutu c'è l'L9 centre for the arts, inaugurato nel 2007 da due fotografi di New Orleans, Keith Calhoun e Chandra McCormick, che con le loro istantanee ripercorrono trent'anni di storia di questo quartiere.
"La vera sfida è tenere una luce accesa nella comunità, mostrando qualcosa di positivo e stimolante.
E credo che L9 sia l'inizio", ha dichiarato Calhoun.
Il suo atteggiamento deve aver fatto colpo su alcuni degli artisti che, passando in città, sono tornati a visitare regolarmente L9.
Basta uno sguardo al cortile sul retro della galleria per imbattersi in collaborazioni inaspettate: Preece ha decorato il patio, mentre Bradford ha aiutato ad assemblare il variopinto steccato con porte trovate per strada.
E' un'immagine che mi ha fatto riflettere e mi ha ispirato, nonostante la sbronza della sera prima.
E' proprio questa la sensazione che trasmette l'intero quartiere: un senso di speranza e di volontà di reagire.
Da bravi turisti siamo tornati nel quartiere francese per gustare un'ottima cena al raffinato Galatoire's, seguita da qualche drink al surreale Carousel Bar dell'Hotel Monteleone, un locale in stile circense diventato famoso grazie alla frequentazione di illustri avventori come William Faulkner, Truman Capote e Tennessee Williams, che lo citò nell'opera "La rosa tatuata".
Spesso si sente dire che New Orleans è una città senza eguali negli Stati Uniti.
Dopo una giornata cominciata in un paesaggio di devastazioni e conclusa con una bevuta di fronte a una sfarzosa giostra rotante, è difficile non essere d'accordo.
NEW ORLEANS.

Da MIMI'S in the MARIGNY,
un bar con menu a base di tapas e una buona selezione di vini e liquori, si possono ascoltare dj e gruppi che suonano dal vivo.
Quella sera abbiamo avuto la fortuna di trovare sul palco un celebre artista rhythm and blues, Guitar Lightnin' Lee.
La nostra idea era di dedicarci all'arte solo il giorno dopo, quando avremmo visitato alcuni eventi della biennale, ma arrivati di fronte alla casa-galleria d'arte di David Baron ci siamo concessi un tour fuori orario.
David, un newyorchese eccentrico, sembrava molto più in sintonia con gli ambienti languidi di New Orleans che con l'atmosfera della sua città originaria.
Ci ha accolto in vestaglia di seta, foulard e pantofole, mostrandoci volentieri la collezione di oggetti d'arte haitiana che tappezzava le pareti.
Dopo questo fuori programma notturno nel mondo dell'arte, siamo partiti alla ricerca di un ultimo cocktail.
La mattina dopo non sapevo cosa avrei provato visitando il Lower ninth ward, il quartiere devastato dall'uragano, che ospita buona parte delle esposizioni.
Gli edifici deserti hanno ancora i segni tracciati dai soccorritori per indicare i cadaveri.
Le verande, affacciate su terreni abbandonati, sono tutto ciò che resta di quelle case.
Eppure è incoraggiante sapere che almeno alcuni dei residenti sono tornati.
Molti artisti coinvolti nella biennale si sono lasciati ispirare proprio da queste strade.
"Gli artisti collaborano con la comunità, discutono con i loro vicini", ha spiegato Cameron.
"Il progetto di Brad Pitt (il piano di edilizia ecologica Make it right) sorgerà proprio in fondo alla stada.
Rientra tutto in una serie di progetti per rilanciare la città e il fatto che anche l'arte abbia il suo spazio è molto importante.
Qui un quadro può assumere una dimensione totalmente nuova".
NEW ORLEANS.

RINASCITA CULTURALE.

Sono stata a New Orleans con due amici, Chelsea e Aaron, che vivono ad Austin ma tornano spesso a esplorare la scena musicale della Crescent City.
Solo qui si può ascoltare ancora il vero rhythm and blues.
Molti artisti continuano a esibirsi in città regolarmente: Irma Thomas, Eddie Bo, l'onnipresente Dr John e, anche se di rado, l'ottuagenario Fats Domino, mentre la Preservation Hall Jazz Band tiene in vita lo spirito della Dixieland.
Tutti questi artisti si ritrovano ogni anno, tra aprile e maggio, al Jazzfest (nojazzfest.com), dove si celebra l'intero universo musicale di New Orleans, partendo da jazz e rhythm and blues per finire con cajun, zydeco, swamp pop e gospel.
E' stato proprio al Jazzfest del 1987 che la città, con la sua atmosfera travolgente e sfrenata, è diventata una specie di droga anche per Dan Cameron.
Ha cominciato a venire regolarmente da New York, incoraggiando gli amici newyorchesi ed europei a fare lo stesso.
Nel gennaio del 2006, durante una tavola rotonda alla Arthur Roger gallery sull'arte del dopo Katrina e sul futuro della cultura di New Orlends, Cameron ha deciso di sfruttare la sua esperienza come organizzatore di eventi per sostenere la rinascita culturale della città.
"Nel suo piccolo, Prospect.1 riprende quello che facevo già da tempo: instillare nella gente una certa curiosità per New Orleans.
Ho pensato che chiunque avesse vissuto la città in prima persona avrebbe provato la stessa sensazione che ho provato anch'io: la voglia di lasciarsi coinvolgere".
Io, Chelsea e Aaron abbiamo dormito nel cottage di un amico, nel quartiere di Tremè.
Un altro amico, invece, ha dormito in un bed and breakfast poco distante, la House on Bayouroad, una splendida villa coloniale creola del tardo Settecento, circondata da una palizzata bianca e da giardini rigogliosi.
La casa ospitava un corso di cucina creola e cajun.
Il profumo dei cibi inondava il corridoio e io sono stata molto tentata di fermarmi lì per cena.
Quella sera, però, avevamo un tavolo prenotato da Lola's, un fantastico locale con un'unica sala decorata con i dipinti di un artista locale.
Abbiamo ordinato cibo in abbondanza, scegliendo tra i tanti piatti mediterranei: funghi e calamari all'aglio in salsa piccante al pepe rosso, zuppa di pesce e paella, tutto preparato nella cucina a vista.
Poi ci siamo spostati al quartiere francese per ascoltare della musica.

mercoledì 18 novembre 2009

NEW ORLEANS.

JAZZ IN STRADA.

In questo quartiere e in quello francese, più turistico, la vita è rimasta la stessa.
I visitatori affollano ancora il ristorante Acme oyster house per divorare mezzo chilo di aragosta bollita in salsa piccante o un piatto di ostriche alla griglia.
Frequentano il Cafè du monde, dove possono gustare il caffè alla cicoria o i bignè ricoperti di zucchero, godendosi la musica jazz suonata all'angolo della strada.
Gli squallidi bar di Bourbon street continuano a vendere quantità di alcol da far rivoltare lo stomaco, mentre i nomi degli uragani restano orgogliosamente sulle liste dei cocktail.
La sola cosa che manca sono i turisti.
Le cifre, in lenta ripresa, sono ancora lontane dai dieci milioni di visitatori che si riversavano ogni anno a New Orleans prima del passaggio di Katrina.
Molte persone preferiscono non visitarla, sia perchè temono di fare la figura dei turisti insensibili sia perchè non sanno in che stato si trovi la città.
New Orleans, invece, ha un disperato bisogno di turisti.
Per sostenere la città l'Nba ha organizzato qui un importante torneo di basket.
Tra i tanti progetti, l'ultimo è il più ambizioso: Prospect.1 New Orleans, la più imponente biennale d'arte contemporanea che si è mai tenuta negli Stati Uniti, raccoglie le opere di ottantuno artisti internazionali.
Questa mostra è stata pensata per attrarre gli appassionti d'arte di tutto il mondo, ma anche per dare nuovo slancio alla scena artistica locale.
La biennale è stata organizzata da Dan Cameron, direttore della sezione arti visive al Contemporary arts center di New Orleans.
Secondo le stime, Prospect.1 dovrebbe portare in città cinquantamila visitatori.
L'evento si concluderà il 18 gennaio 2009.
Un servizio di navette gratuite accompagna i turisti in giro, tra musei, gallerie e mostre allestite nei padiglioni sparsi per la città.
NEW ORLEANS.

RIPARTIRE DALL'ARTE.

Anche se non credete nel vudù e non sapete nulla del folklore creolo cantato da Dr John, New Orleans è talmente affascinante che basta visitarla una volta per diventarne dipendenti.
Ogni volta che ci vado provo un'attrazione irresistibile per le stranezze dell'Ernie K-Doe, mother-in-law lounge, un vero santuario in onore di Ernie K-Doe, l'artista che compose il brano "Here" come "the girls"e la hit del 1961 da cui il bar prende nome.
Il locale è pieno di cimeli, fotografie, abiti di scena, gioielli e altri oggetti che ricordano quest'uomo straordinario.
Non spaventatevi per il manichino ad altezza naturale con tanto di corona.
Ad accogliere i clienti è la vedova Antoinette, che ha sempre qualche storia da raccontare.
Seduti all'Ernie K-Doe, immersi nella musica soul, è facile dimenticare che si è a pochi isolati di distanza dalle strade deserte di una città fantasma: quella parte di New Orleans abbandonata tre anni fa dopo il devastante passaggio dell'uragano Katrina.
NEW ORLEANS.

INFORMAZIONI PRATICHE.

ARRIVARE:
Per informazioni sul programma "Visa waiver program (viaggio senza visto) e sulla validità del passaporto consultare il sito della polizia italiana (snipurl.com/29qbf).
Il prezzo di un volo dall'Italia (United, Us Airways, Continental) per "New Orleans parte da 631 euro a/r.

DORMIRE.
Il "b&b" the houes on bayou road offre una doppia a partire da 120 euro a notte (houseonbayouroad.com).

MANGIARE E BERE.
All'Acme oyster house (724 Iberville sreet, acmeoyster.com) si possono gustare ostriche e aragoste.
Per un drink c'è il "Carousel Bar" dell'Hotel Monteleone (214 Rue Royale), frequentato da Truman Capote e Tennessee Williams.

BIENNALE.
Per informazioni sulla mostra: prospectneworleans.org.

MUSICA.
All'Ernie K-Doe mother-in-law (1500 N. Claiborne ave, k-doe.com) si può ascoltare il meglio della musica "soul".
INDICE DEI VIAGGI.

1°) PAPUA NUOVA GUINEA.
2°) GIAPPONE (Penisola di "Shiretoko").
3°) AUSTRALIA (Il Treno del Deserto).
4°) SERBIA ("Belgrado").
5°) MAURITANIA (Ris. Nat. "Banc d'Arguin").
6°) Da SAN FRANCISCO a HONG KONG in Nave.
7°) Tratto di pianura che da "PARMA" arriva fino al "PO".
8°) YEMEN ("Shibam").
9°) MOZAMBICO (Parco Naz. di "Gorongosa").
10°)GIAPPONE ANTICO (La via "Nakasendo").
11°) U.S.A. (Deserto del "New Mexico").
12°) BRASILE (Costa di "Recife").
13°) SUDAFRICA ("Capo Occidentale" in "Mountainbike).
14°) MAROCCO ("Oualidia" loc. balneare).
15°) ARGENTINA ("Tilcara" a cavallo).
16°) LAOS (Ris. Naz. di "Bokeo").
17°) SAN FRANCISCO (La città di Alfred Hitchcock).
18°) BURKINA FASO (a "Bani" tra le otto moschee di fango).
19°) THAILANDIA (Villaggio Western di "Pensuk").
20°) MESSICO (Stato di "Michoacan", città "Patzcuaro").
21°) CILE ("San Pedro", deserto di "Atacama").
22°) TURCHIA-IRAN, in treno.
23°) NEW ORLEANS.
E' GIUSTO SAPERE:
Ho deciso di offrire a chi piace viaggiare (con la fantasia oppure in prima persona), una possibilità di scegliere degli intinerari prevalentemente avventurosi, che si distinguono per la loro diversità dai viaggi tradizionali.
Le descrizioni le traggo dal settimanale "INTERNAZIONALE" del quale sono abbonato ed affezionato lettore di tutti gli articoli che lo compongono.
Spero di fare cosa gradita a quanti mi leggeranno, ed auguro a tutti una piacevole lettura.
ERMANNO RARIS
PROFILO DELL'AUTORE A INIZIO BLOG "ERMANNO RARIS".
TURCHIA-IRAN, IN TRENO.

SABATO MATTINA.
Nel treno iraniano l'atmosfera è completamente diversa.
I corridoi sono meno frequentati.
Il ristorante dallo stile pomposo è deserto.
"Niente più birre e diritto di giocare a carte: benvenuti in Iran", sorride Reza davanti al suo tè.
"Niente balli, altrimenti zac!", dice divertito Ali, mimando un'impiccagione.
Le donne escono dal loro scompartimento solo con il velo.

12,15.
Tabriz, capitale dell'Azerbaigian orientale.
E' la prima sosta in territorio iraniano.
Controllo dei bagagli e delle merci.
A Tabriz scende Fashad, un giovane curdo iraniano che ha lavorato per un mese come venditore di kebab a Istanbul.
Durante questo viaggio in treno ha stretto amicizia con Reza, che vive a Teheran.
Insieme hanno pensato di mettersi in affari nel turismo, all'estero.
Allontanandosi da Tabriz, la ferrovia costeggia un gasdotto.
In lontananza si vede il fumo della ciminiera di una raffineria di petrolio.
In Iran la "vera" vita si svolge all'interno delle case, così anche la "vita" del treno si è trasferita all'interno degli scompartimenti.
Da qualche parte arrivano risate rumorose.
Emilia sta facendo vedere il video del matrimonio alle sue nuove amiche, tre studentesse di Shiraz che le fanno molte domande indiscrete.
Nello scompartimento accanto una bella cinquantenne intona un canto magnifico, accompagnata da alcune "vicine" che fanno schioccare le dita a ritmo della musica.
"Fare una cosa del genere comporta dei rischi", dice una di loro, "perchè in Iran le donne non hanno il diritto di cantare in pubblico".
Nella notte tra sabato e domenica, con più di sei ore di ritardo, il treno entra nella stazione di Teheran.
Sulla banchina ci si dice addio, ci si scambia l'indirizzo e ci si promette di rivedersi.
Nella hall c'è una trentina di persone che aspetta mogli, mariti, sorelle, fratelli,
cugini, zii.
Ma per alcuni passeggeri il viaggio non è finito, dovranno fare ancora molte ore di strada prima di arrivare finalmente a casa.

martedì 17 novembre 2009

TURCHIA-IRAN, IN TRENO.

VENERDI ALL'ALBA.
La ferrovia costeggia il fiume Murat, in pieno Kurdistan, a meno di duecento chilometri a nord di Diyarbakir.
Il treno attraversa molte gallerie a velocità ridotta.
Il paesaggio è cambiato: le montagne sono aumentate.
Nella regione ci sono anche diverse basi militari a causa degli attacchi del Pkk, il partito dei lavoratori del Kurdistan.
Con quasi tre ore di ritardo arriviamo a Tatvan, sulle rive del lago di Van.
Qui finisce il servizio del Trans-Asya Ekspresi.
I passeggeri scendono e si portono i bagagli fino alla nave attraccata a cinquanta metri dai binari.
Sulla banchina, la squadra turca: il cuoco e i quattro aiutanti del bar-ristorante salutano i passeggeri.
Al tramonto la traversata del lago è di una bellezza incredibile.
Cala la sera e la maggior parte dei passeggeri del traghetto è riunita in una sala dove c'è un bar che è anche un ufficio cambi.
Si possono cambiare dollari, euro e lire turche con i rial iraniani.
Sul ponte i ragazzi bevono le ultime bottiglie di birra.
Una volta arrivati a Van, all'estrema punta orientale del lago, e dopo aver aspettato sul traghetto per più di tre ore, saliamo su un treno iraniano.
Appena il tempo di addormentarsi, che in piena notte, alle quattro del mattino, il treno si ferma.
Siamo a Kapikoy, tra la Turchia e l'Iran, a cento chilometri da Van.
I passeggeri si dirigono insonnoliti verso la squallida sala del posto di frontiera.
Le donne hanno rimesso il velo, i bambini dormono sulle ginocchia delle madri.
C'è un solo sportello per il controllo dei passaporti e dei visti.
L'attesa è lunga e silenziosa, ogni passeggero è chiamato per nome.
TURCHIA-IRAN, IN TRENO.

GIOVEDI: 15,30.
Lunga sosta a Kayseri.
L'antica Cesarea di Cappadocia è una tappa importante del viaggio: vengono aggiunti due vagoni e sul treno salgono una quarantina di persone.
Maryam, 28 anni, fa la guida turistica a Shiraz, nel sud dell'Iran.
Ha trascorso cinque giorni in Cappadocia e dieci a Kayseri con i genitori e due sorelle.
Sono andati a trovare il fratello Mohsen, che vive in Turchia in attesa di un visto per l'Australia.
Mohsen in Iran dirigeva un'impresa di prodotti multimediali, ma è stato costretto a chiudere per dei problemi con le autorità.
"E poichè da noi è quasi impossibile ottenere un visto di lavoro per andare all'estero, mio fratello ha affidato il suo caso a un'ong di Kayseri.
Se tutto va bene, tra sei mesi sarà in Australia".
Una buona parte dei passeggeri del Trans-Asia express è composta da iraniani che sono andati a trovare parenti o amici che vivono in Turchia in attesa di un visto.

GIOVEDI 18,30.
Il treno risale verso nordest, in direzione di Sivas, lasciando dietro di sè il sole che tramonta sui pascoli dell'Anatolia centrale.
Neimanat, 62 anni, originaria di Ispahan, non lascia spesso lo scompartimento.
Con lei ci sono il marito e un'amica velata dalla testa ai piedi.
E' la terza volta che Neimanat prende il Trans-Asia express.
"La prima volta ho accompagnato mia figlia più grande ad Ankara.
Chiedeva un visto per gli Stati Uniti", spiega offrendoci pistacchi e frutta secca.
"La seconda volta ho fatto la stessa cosa per la mia seconda figlia, che adesso lavora a Seattle.
Questa volta siamo noi a volercene andare!".
Intanto i camerieri servono in continuazione birra, whisky, cognac e bevande alcoliche.
"Ne approfittiamo perchè in Iran il consumo di alcol è vietato", spiega Reza, mentre sgrana il rosario tra un sorso di raki e l'altro.
Incoraggiato da un giovane cameriere turco, Ali alza al massimo il volume del suo telefono-lettore mp3 e mette gli auricolari in un bicchiere di plastica che fa da altoparlante.
Tutti gli iraniani si mettono a cantare scandendo il ritmo con le mani.
Ali, divertito, si scatena sopra i tavoli.
Due sorelle cantano e ballano anche loro.
Appena un passeggero abbozza un passo di danza, arrivano gli applausi.
Il clima è euforico e si continua così fino alla fine della serata, che si conclude con una partita a carte avvolta nel fumo.



TURCHIA-IRAN, IN TRENO.

GIOVEDI,7,30.
Al risveglio siamo abbagliati dalla bellezza del paesaggio: una distesa di campi e una leggera nebbia da cui spunta la cima rossastra delle colline.
Le porte degli scompartimenti si aprono una dopo l'altra e i letti vengono ripiegati per lasciare spazio ai sedili.
Tutti i viaggiatori hanno portato thermos, zollette di zucchero e bicchieri di plastica per il tè.
Breve sosta a Eskisehir.
Tra i passeggeri che salgono sul treno c'è anche Parvoneh, 49 anni, originaria di Sari, sulle rive del mar Caspio.
Parvoneh è iraniana e torna da una settimana di vacanza in Turchia con la figlia Emilia, suo genero e sua sorella.
"Emilia ha passato qui la sua luna di miele.
Per le donne la Turchia è meglio dell'Iran.
Nel nostro paese il presidente Ahmadinejad non permette che le ragazze parlino con i ragazzi nè che gli innamorati si abbraccino per strada", afferma la donna ravviandosi i capelli.
In questo treno turco, frequentato in maggioranza da iraniani, le donne sono contente di non dover indossare il velo islamico.
Gli edifici con le antenne paraboliche annunciano l'arrivo ad Ankara.
Il treno si ferma per più di due ore.
Si riparte verso le 11,30 e il paesaggio diventa molto presto rurale: contadini sui trattori e donne con lo scialle sulle spalle chine sui campi.
Il bar ristorante, fino a poco fa semivuoto, si riempie pian piano.
Il vagone, moderno e confortevole, ha una quindicina di tavoli lungo i finestrini e una piccola cucina, dove domina il ritratto di Ataturk, il fondatore della repubblica turca.
Si mangia bene e a un buon prezzo: quattro euro per una "kahvalti" (prima colazione) completa, pane, burro, uova, prosciutto, olive nere e yogurt; 2,80 euro per l'Efes Pilsen (birra turca) e 80 centesimi per il tè.
Ali, un ragazzo iraniano di 22 anni, sorseggia il suo secondo whisky della giornata.
E' appena stato in Turchia, ed era la prima volta che andava all'estero perchè in Iran bisogna aver fatto il servizio militare per avere il passaporto.
E' andato a Istanbul per comprare uno stok di modelli da donna.
Al tavolo accanto, una coppia di turisti australiani ha aperto una mappa della Turchia.
Una ragazza in pantofole attraversa il ristorante per farsi riempire la borsa dell'acqua calda.
Intanto Ali e un cameriere ballano al suono della musica di una vecchia radio.
L'atmosfera è rilassata: si fa conoscenza, si gioca a carte, si discute, si beve e si fuma.
Per tre giorni il Trans-Asia express sarà come una piazza: un posto dove tutti parlano liberamente.

lunedì 16 novembre 2009

TURCHIA-IRAN, in TRENO.

BINARIO D'ORIENTE.
Tre giorni sul Trans-Asia express, il treno che collega Istanbul a Teheran. Canti,balli e bevute aspettando la capitale islamica.

La Moschea Blu, Santa Sofia e lo splendido palazzo Topkapi sono già scomparsi nella nebbia, mentre il traghetto che collega le due rive del Bosforo si allontana verso la riva orientale di Istanbul.
Sopra le nostre teste, sull'immenso ponte sospeso che collega due continenti, una lunga fila di auto e di camion.
In lontananza, la facciata illuminata della stazione di Haydarpasa.
E' da questo vecchio edificio neoclassico che parte il Trans-Asia express.
Nato nel 1971 per volontà dello scià di Persia, il Vangolu express collega Istanbul a Teheran, prolungando il tragitto dell'Orient express.
Il treno è stato sospeso per mancanza di passeggeri fino al 2000 quando è tornato in servizio con il nome di Trans-Asya ekspresi (Trans-Asia express).
Ogni mercoledì parte da Istanbul, attraversa l'Anatolia e raggiunge Teheran in tre giorni e tre notti.
La sala d'attesa è stracolma di passeggeri e di valige.
La partenza del treno è prevista per le 22,55.
Un signore anziano sgranocchia dei pistacchi.
La gente si affanna intorno all'unico negozio che c'è per le ultime provviste.
Un guasto elettrico su uno dei vagoni ritarda la partenza e nel frattempo il personale del treno ha già distribuito negli scompartimenti cuscini e coperte ai passeggeri.
Verso mezzanotte finalmente si parte sotto il cielo stellato di Istanbul.

TURCHIA-IRAN, IN TRENO.

INFORMAZIONI PRATICHE.

DOCUMENTI:
Il visto per andare in Turchia non è necessario, mentre quello per entrare in Iran costa 60 euro e vale trenta giorni.
Il "passaporto" deve avere due pagine libere consecutive e non ci devono essere visti di Israele.
Per maggiori informazioni contattare l'ambasciata della Repubblica Islamica dell'Iran in Italia (06 8621 4478).

ARRIVARE.
Il prezzo di un volo dall'Italia (Swiss International Air Lines, Czech Airlines, Lufthansa) per "Istambul" parte da 194 euro a/r.

TRENO.
Il "TRANS-ASIA EXPRESS parte ogni mercoledì sera alle 22,55 dalla stazione di Haydarpasa di Istambul.
Il biglietto costa 59 euro.
Si può acquistare alla stazione due giorni prima della partenza o prenotare presso le agenzie di viaggio turche, come la Tur-Ista Tourism travel Agency (erdemir@turista.com).
Altre informazioni sul sito "Seat61" (Seat61.com).

INDICE DEI VIAGGI:

1°)PAPUA NUOVA GUINEA.
2°) GIAPPONE (Penisola di Shiretoko).
3°) AUSTRALIA (Il Treno del Deserto).
4°) SERBIA (Belgrado).
5°) MAURITANIA (Ris. Nat. "Banc d'Arguin").
6°) Da SAN FRANCISCO a HONG KONG in Nave.
7°) Tratto di pianura che da "PARMA" arriva fino al "PO".
8°) YEMEN (Shibam).
9°) MOZAMBICO (Parco Naz. di "GORONGOSA").
10) GIAPPONE ANTICO (La via Nakasendo).
11°) U.S.A. (Deserto del New Mexico).
12°) BRASILE (Costa di RECIFE).
13°) SUDAFRICA ("Capo Occidentale" in MOUNTAINBIKE).
14°) MAROCCO (OUALIDIA loc. Balneare).
15°) ARGENTINA (Tilcara a CAVALLO).
16°) LAOS (Ris Naz. di "BOKEO").
17°) SAN FRANCISCO (La città di Alfred Hitchcock).
18°) BURKINA FASO (a "BANI" tra le otto moschee di fango).
19°) THAILANDIA (Villaggio Western di "PENSUK").
20°) MESSICO (Stato MICHOACAN, città PATZCUARO).
21°) CILE (SAN PEDRO, deserto di ATACAMA).
22°) TURCHIA-IRAN in TRENO.
15°)
A MIO AVVISO E' UTILE SAPERE CHE:
in Italia esiste una attività che da più di 35 anni produce e commercializza "BANDIERE E RELATIVI ACCESSORI", da utilizzo sia per interni che per esterni, partendo dalle bandierine da tavolo e arrivando fino ai pennoni in alluminio oppure in vetroresina da mt. 5 a mt. 22.
L'attività in oggetto è la B.A.F.A. BANDIERE (Vedi catalogo in internet).
PROFILO DELL'AUTORE A INIZIO BLOG "ERMANNO RARIS"
CILE (SAN PEDRO, DESERTO DI ATACAMA).

DOSE DI OSSIGENO.

Una visita all'Atacama non sarebbe completa senza una spedizione ai geyser di El Tatio, uno dei campi geotermici più alti del mondo.
L'esperienza non è per i deboli di cuore.
La rapida e accidentata salita a più di 4.000 metri a bordo di una vecchia auto può facilmente far venire il mal d'altitudine.
Si dice che masticando alcune piante locali la nausea passi.
Io, invece, per sentirmi meglio ho bisogno di una buona dose di ossigeno che, per fortuna, fa parte dell'equipaggiamento della guida.
Il viaggio di tre ore da San Pedro a El Tatio vale comunque tutti questi disagi.
Al buio la vallata è piena di geyser che sparano in alto nuvole d'acqua e vapore.
Cerchiamo di scongelarci nell'aria gelida del mattino mettendoci vicino a una piccola fenditura nel terreno, che ci impregna i vestiti e i capelli di un umido vapore sulfureo.
Uno dei geyser è soprannominato "il Geyser svizzero" perchè erutta puntualmente a intervalli regolari.
Un altro, conosciuto come "Killer", va guardato a distanza di sicurezza perchè con le sue eruzioni di liquido bollente ha già fatto alcune vittime.
Improvvisamente l'atmosfera spettrale dello scenario si dirada.
Il sole si affaccia sulle cime andine ricoperte di neve, inondando la valle di una luce rosea.
Se le ore che precedono l'alba sono il momento ideale per visitare i geyser, il tramonto è perfetto per la valle della Luna.
Non c'è nulla che prepari alla visione.
Circa 14 chilometri a ovest di San Pedro, una catena di montagne rosse dalla forma strana, disposte intorno a una distesa salina, lascia a bocca aperta la maggior parte dei visitatori.
Tra le composizioni più bizzarre create dall'erosione del vento c'è un trittico chiamato le tre Marie.
Si calcola che queste tre figure rossastre ricoperte di incrostazioni saline abbiano un milione di anni.
Sullo sfondo, un grande cratere aperto, intagliato dagli elementi, forma un anfiteatro sbilenco.
Il crepitio del sale sotto i piedi e i resti delle case in muratura dei minatori sono un ricordo delle antiche attività estrattive in quella che oggi è una riserva naturale.
Un'arrampicata su un'alta duna vicina offre un notevole panorama rosso e ocra, coronato dalla cima bianca della cordigliera Domeyko, che si innalza a più di 4.000 metri sul livello del mare.
Non è un'esperienza intima.
La veglia al tramonto è diventata meta di pellegrinaggio, e le persone che si inerpicano lungo la costa scoscesa della duna formano una serie di sagome nere contro la luce che muore.
Malgrado il numero degli spettatori c'è un silenzio sorprendente, rotto soltanto dall'esile suono dei flauti andini che qualcuno si è portato dietro.
Gli ultimi lampi di rosa investono i monti e finalmente la luna si riprende la vallata.


martedì 10 novembre 2009

CILE (SAN PEDRO,deserto di ATACAMA).

SAN PEDRO era un insediamento importante già prima dell'arrivo degli spagnoli.
Oggi la piazza principale è il punto di ritrovo degli abitanti, che si riuniscono intorno alle panchine di legno sotto l'ombra degli alberi del pepe.
Sulla piazza affacciano diverse costruzioni: la chiesa in muratura bianca di San Pedro, le vecchie case coloniali e il museo archeologico intitolato al fondatore Gustavo Le Paige, prete gesuita belga e archeologo.
Il museo ricostruisce la storia delle popolazioni locali precolombiane.
Una delle maggiori attrazioni della zona è la grande distesa salata di Salar de Atacama, attraversata dal tropico del Capricorno.
Sui laghi incrostati di sale, alimentati dai ghiacciai delle Ande, i fenicotteri si radunano per mangiare.
Gli stormi passano le giornate a infilare la testa nell'acqua bassa in cerca di cibo, creando un incantevole riflesso di zampe affusolate e corpi piumosi su uno sfondo di montagne innevate.
A mezzogiorno ci sono circa 34 gradi e le alghe cominciano a puzzare.
La guida ci spiega che quasi due terzi del litio mondiale deriva dalle distese saline.
Ancora più a nord c'è la pampa del Tamarugal, famosa all'inizio del novecento per i giacimenti di nitrato di potassio.
Oggi lo sfruttamento si è molto ridotto.
Sulla strada per i laghi salati ci fermiamo al villaggio di Toconao, dove vivono molti degli operai che lavorano nelle miniere di rame della zona.
Quando arriviamo nella piccola piazza fa molto caldo e ci sono due eventi in corso: la messa della domenica mattina (sentiamo il brusio filtrare da una chiesa color bianco candido, con uno splendido campanile) e la caccia di un grosso lama femmina.
La padrona lo sta inseguendo e cerca di allontanarlo dalle porte della chiesa.
Locali e turisti si uniscono alla caccia.
"Magdalena,Magdalena,ven aquì", grida la padrona, che porta un vestito rosa chiaro.
"Magdalena,Magdalena", ripete il gruppo sempre più folto degli inseguitori, che chiaramente non ha né la velocità né il coraggio per afferrare l'animale scatenato.
Dopo qualche giro intorno alla piazza, Magdalena viene finalmente chiusa nel negozio della padrona, che per calmarla le sussurra parole dolci all'orecchio.
CILE (SAN PEDRO,deserto di ATACAMA).

MINIERE DI RAME.
Maggiore produttore mondiale di rame, il Cile ha tratto enormi guadagni dall'aumento della domanda, almeno fino al recente calo del prezzo del metallo.
Il rame è il principale prodotto di esportazione del paese e da queste parti molti si vantano di avere l'economia più forte di tutto il Sudamerica.
"Todo es royo", ride il tassista, facendo il verso al mio spagnolo rudimentale, mentre ci addentriamo nella brulla distesa rossa verso San Pedro de Atacama.
Lungo la strada incrociamo vecchi copertoni strappati e piccoli santuari improvvisati, dove gli automobilisti pregano per un viaggio sicuro.
La strada scende tra mille curve in un'ampia vallata.
Da qui si apre la Cordillera de la Sal, che al tramonto, grazie ai diversi strati di sabbia, argilla e sale, brilla di rosso e di bianco.
San Pedro, 2.400 metri sul livello del mare, è la nostra base di partenza per esplorare l'Atacama, una delle regioni più aride della terra.
Come altri villaggi della zona, anche San Pedro è circondato di alberi verdi che ricordano un'oasi.
Questa cornice di verde nasconde piccole case e strette strade sterrate.
Dagli anni novanta il villaggio si è trasformato in un paradiso per i saccopelisti e offre ai visitatori, cileni compresi, una miriade di tour operator, negozi di artigianato e caffè.
Nella strada principale leggo che i menu raccomandano il lama e comincio a perdere l'appetito.
Nel caffè che ho scelto c'è un gran camino centrale all'aperto, tipico dell'architettura locale.
L'arrivo di un gruppo di musicisti che suona il flauto di pan è salutato dagli applausi.

CILE (San Pedro, deserto di Atacama).

LA VALLE DELLA LUNA.

Dall'alto, la frastagliata cordigliera delle Ande sembra la pelle di un gigantesco camaleonte ramato, appena spruzzato di bianco.
Ogni sua singola roccia si staglia nella luce intensa e tagliente, mentre le cime innevate cedono il passo alle colline striate e all'arido deserto rosso.
Quando l'aereo comincia a planare sull'aereoporto di El Loa, nel deserto cileno di Atacama, penso che andremo incontro a un atterraggio difficile.
Sotto di noi c'è solo il deserto: nessuna traccia della pista.
Mentre mi preparo ad atterrare sulla sabbia, una sottile striscia nera di asfalto appare sotto le ruote e l'aereo finisce la sua corsa a pochi metri da un cartello che dice: "Benvenuti nella terra del rame".
Dal piccolo aereoporto parte una strada stretta, una linea nera che taglia l'Atacama e costeggia un gruppo di case dai colori brillanti alla periferia della città mineraria di Calama.
Queste nuove abitazioni - scoprirò in seguito - sono per gli operai che si sono trasferiti qui dalla miniera di Chuquicamata, una delle più grandi miniere a cielo aperto del mondo.
CILE (SAN PEDRO, DESERTO DI ATACAMA).

INFORMAZIONI PRATICHE.

ARRIVARE E MUOVERSI.
Il prezzo di un volo dall'Italia (Iberia, Lan Airlines) per "Calama" parte da 1.200 euro a/r.
Dall'aereoporto di "Calama" si possono coprire i 98 chilometri fino a "San Pedro" in taxi o con il servizio di pullman della Transfer service.
Il biglietto di andata del pullman costa 8 euro.

DORMIRE.
L'albergo "La casa don Tomas" si trova nell'area archeologica di "San Pedro".
La doppia costa 90 euro a notte.
Le stanze sono pulite, la colazione ricca e il personale molto gentile.

CLIMA.
Le temperature oscillano tra lo zero, la notte, e i trenta gradi, di giorno.
La corrente fredda di "Humboldt" e le montagne che circondano il deserto di "Atacama" proteggono la zona dall'umidità, rendendo quasi impossibile la formazione di nuvole.

MANGIARE.
Al ristorante "La casona" (0056 55 851 044) si può mangiare anche all'aperto.
Buona la cantina dei vini.




INDICE DEI VIAGGI:

1°) PAPUA NUOVA GIUNEA.
2°) GIAPPONE (Penisola di Shiretoko).
3°) AUSTRALIA (Il Treno del Deserto).
4°) SERBIA (Belgrado).
5°) MAURITANIA (Ris. Nat. "Banc d'Arguin").
6°) DA SAN FRANCISCO a HONG KONG in Nave.
7°) Tratto di pianura che da "PARMA" arriva fino al "PO".
8°) YEMEN (Shibam).
9°) MOZAMBICO (Parco Naz: di "Gorongosa").
10°) GIAPPONE ANTICO (La via Nakasendo).
11°) U.S.A. (Deserto del New Mexico).
12°) BRASILE (Costa di Riacife).
13°) SUDAFRICA ("Capo Occidentale" il MOUNTAINBIKE).
14°) MAROCCO (Oualidia loc: Balneare).
15°) ARGENTINA (Tilcara a cavallo).
16°) LAOS (Ris. Naz. di "Bokeo").
17°) SAN FRANCISCO (La città di Alfred Hitchcock).
18°) BURKINA FASO (a "Bani" tra le otto moschee di fango).
19°) THAILANDIA (villaggio western di Pensuk).
20°) MESSICO (Stato Michoacan, città Patzcuaro).
21°) CILE (San Pedro, Deserto di Atacama).


E' GIUSTO SAPERE:
Ho deciso di offrire a chi piace viaggiare (con la fantasia oppure in prima persona), una possibilità di scegliere degli intinerari prevalentemente avventurosi, che si distinguono per la loro diversità dai viaggi tradizionali.
Le descrizioni le traggo dal settimanale "INTERNAZIONALE" del quale sono abbonato ed affezionato lettore di tutti gli articoli che lo compongono.
Spero di fare cosa gradita a quanti mi leggeranno, ed auguro a tutti una piacevole lettura.
ERMANNO RARIS

PROFILO DELL'AUTORE A INIZIO BLOG "ERMANNO RARIS".
MESSICO (stato MICHOACAN, città PATZCUARO).

SULLA PIAZZA DI PATZCUARO, i venditori ambulanti propongono un modo più dolce di affrontare la morte.
Vendono teschi di zucchero e cioccolato.
Con la glassa scrivono il nome del cliente sul cranio.
Sgranocchiando il teschio con sopra il tuo nome, metaforicamente mangi la tua morte, incorporandola nella vita.
"Rispetto a noi statunitensi, i messicani sono più amici della morte", ama ripetere Wilds.
Spero anch'io di assorbire un po' di questa abilità e di riuscire un giorno a essere più a mio agio in compagnia della morte.
Ma ora dov'è Spenser? Se ne sta per conto suo.
Quando le campane suonano la mezzanotte ci ritroviamo davanti alla chiesa, dove una signora anziana ci fa cenno di entrare in un cortile.
Sopra un calderone fumante ci passa due tazze di ponche scuro, una bevanda di frutta e alcol che vuole farci assaggiare.
Spenser e io incrociamo gli sguardi.
I chicchi di uvetta che galleggiano sembrano insetti giganti.
Vogliamo accettare l'omaggio, però non vogliamo ammalarci.
Spenser prende un primo sorso.
Io lo imito, come per sugellare il nostro comune destino.
Invece di torcermi le budella, la bevanda mi ristora, sembra un leggero sidro di mele.
La sera dopo Wilds ci porta in un cimitero "segreto" di cui non intende dire il nome, dove ci sono alcuni suoi amici in veglia.
Una donna, seduta, mi fa segno di inginocchiarmi accanto a lei.
Morbida come il pane, con le grandi braccia sollevate sopra un grembiule merlettato, se ne sta come una regina davanti a un cesto di frutta e pagnotte a forma di frisbee chiamate "il pane dei morti".
Con mia grande sorpresa mi offre una banana.
"Non posso togliere il cibo ai morti", le dico.
La donna risponde al mio rifiuto con un'espressione decisa.
Alla fine vengo ricoperta di frutta, dolciumi e pane.
Quando Spenser ricompare anche lui ha le guance piene.
"Mi hanno dato un sacco di roba da mangiare", mi dice ridendo.
Apre lo zaino e tira fuori ogni tipo di ben di dio, spezzando il pane e passandolo a tutti.
Lo assaporiamo in tutta la sua dolcezza, ringraziando per la cortesia.
Tornata a casa, anch'io come Wilds sono diventata una fan del giorno dei morti.
Quanto a Spenser, mia madre mi ha detto che quando gli ha chiesto del viaggio, Spenser non smetteva più di parlare.