martedì 29 settembre 2009

SAN FRANCISCO - LA CITTA' di ALFRED HITCHCOCK.

LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE.
L'ex hotel Empire di San Francisco ora si chiama York (940, Sutter street), ma presto cambierà di nuovo nome: a partire da dicembre si chiamerà Hotel Vertigo, come il titolo originale del film "La donna che visse due volte".
Cinquant'anni fa, attratto dalla sua insegna al neon, Alfred Hitchcock scelse proprio quest'albergo per ambientare una scena chiave del film: la bionda Madeleine che, resuscitata, esce dal bagno della camera 501.
Come si legge in "Il cinema secondo Hitchcock" di Francois Truffaut, la luce verde che filtrava dalla finestra della stanza serviva a proiettare un alone spettrale intorno alla silouhette di Kim Novak.
Oggi è possibile prenotare la 501, ma l'insegna al neon non c'è più.
"La donna che visse due volte" è come una nostalgica lettera d'amore alla città che Hitchcock considerava la sua seconda casa (il regista aveva un ranch vicino a Santa Cruz) e che chiamava "la Parigi d'America".
Come il detective Scottie (James Stewart) che insegue la fantasmatica Madeleine (Kim Novak), è possibile visitare questa città che rievoca un'altra città che ne rievoca un'altra ancora.
Un viaggio a spirale che passa per Union square, il palazzo delle Belle arti e la Coit tower, che Hitchcock scelse come simbolo fallico.

INDICE DEI VIAGGI:

1°) PAPUA NUOVA GUINEA.
2°) GIAPPONE (Penisola di Shiretoko).
3°) AUSTRALIA (Il treno del deserto).
4°) SERBIA (Belgrado).
5°) MAURITANIA (Riserva Nat. "Banc d'Arguin").
6°) DA SAN FRANCISCO A HONG KONG IN NAVE.
7°) Tratto di pianura che da "PARMA" arriva fino al "PO".
8°) YEMEN (Shibam).
9°) MOZAMBICO (Parco Naz. di "Gorongosa").
10°) GIAPPONE ANTICO (La via Nakasendo).
11°) U.S.A.(Deserto del New Mexico).
12°) BRASILE (Costa di Recife).
13°) SUDAFRICA ("Capo Occidentale" in Montainbike).
14°) MAROCCO (Oualidia loc. balneare).
15°) ARGENTINA (Tilcara a Cavallo).
16°) LAOS (Riserva Naz. di "Bokeo").
17°) SAN FRANCISCO (La città di "Alfred Hitchcock").
PROFILO DELL'AUTORE A INIZIO BLOG "ERMANNO RARIS".

A MIO AVVISO E' UTILE SAPERE CHE:
In Italia esiste una attività che da più di 35 anni produce e commercializza "BANDIERE E RELATIVI ACCESSORI", da utilizzo sia per interni che per esterni partendo dalle bandierine da tavolo e arrivando fino ai pennoni in alluminio oppure in vetroresina da mt. 5 a mt. 22.
L'attività in oggetto è la B.A.F.A. BANDIERE, (vedi catalogo in internet).

lunedì 28 settembre 2009

LAOS - RISERVA NAZ. DI "BOKEO".

Il giorno dopo faccio un'escursione di due giorni con partenza da Muang Sing, una città collinare vicino al confine cinese.
Il terreno è insidioso e c'è un tratto micidiale dove bisogna scivolare sulla schiena.
Quando finalmente usciamo dalla foresta, ci aspetta una bella ricompensa: una vista spettacolare sui monti, che si estendono a perdita d'occhio.
Ci accampiamo per la notte in un villaggio abitato dalla tribù akha.
Alcune donne anziane a seno nudo se ne stanno sedute a masticare noci e semi di "areca", un tipo di palma.
Guardano i nuovi arrivati con un misto di sfida e trepidazione.
La sera ci sediamo attorno al fuoco e la nostra guida ci racconta storie terribili di spiriti maligni della giungla, resi ancora più impressionanti dalla fitta oscurità che ci circonda.
Da qui mi dirigo a Luang Prabang, una città che si trova sulle colline dove il fiume Nam Khan confluisce nel Mekong.
La città, capitale culturale del Laos, vanta un incredibile patrimonio di templi buddisti e di esempi della prima architettura coloniale francese.
Non a caso quest'area sta diventando un'attrazione dell'Asia sudoccidentale.
La sua bellezza è innegabile.
Così come lo è la tensione tra il numero sempre maggiore di turisti e gli abitanti del luogo, a disagio di fronte alla velocità del cambiamento.
Luang Prabang è comunque una destinazione incantevole dove passare alcuni giorni.
I tramonti dal monte Phousi sono meravigliosi e la vista mattutina dei monaci buddisti che scendono per chiedere l'elemosina è notevole.
Ammesso che riusciate a trovare un punto di osservazione abbastanza tranquillo.
Durante una crociera di due ore sul Mekong in direzione Pak Ou (dove, all'interno di una grotta calcarea naturale, si possono ammirare centinaia di statue che raffigurano Budda) attraversiamo un tratto particolarmente bello del fiume, con scogliere e risaie su entrambe le sponde.
A Vientiane, la capitale, visitiamo il Museo nazionale del Laos (un tempo casa della famiglia reale, morta in un campo di prigionia comunista alla fine degli anni settanta).
Lo splendido arredamento e l'atmosfera magica contrastano con l'aspetto poco promettente della facciata esterna.
Per la maggior parte dei turisti la caratteristica principale del Laos è la tranquillità, e Vientiane ne è l'esempio migliore: dopo le dieci di sera le strade si svuotano, assumendo un aspetto quasi spettrale.
Nonostante la mancanza di attrazioni particolari, la città ha un fascino irresistibile.
L'ultima sera la trascorro in un locale scalcinato con vista sul Mekong.
Una giovane cameriera dal fisico esile sale sul palco e, con una disinvoltura davvero insolita da queste parti, intona una melodia ipnotica e bellissima.
E' un bel modo di concludere il viaggio.
Anche se non riesco a scrollarmi di dosso una sensazione: in questo paese seducente e affascinante c'è qualcosa di profondo che, nonostante i nostri sforzi, noi occidentali non riusciremo mai a cogliere.



LAOS RISERVA NAZ: "BOKEO".

Il contrasto tra Laos e la moderna Thailandia è evidente fin dal momento in cui, varcando il confine a Huay Xai, si entra in questo paese privo di sbocchi sul mare.
Il Laos sembra sospeso tra un accenno di modernità e un presente che, soprattutto nelle campagne, è rimasto quasi immutato nel corso dei secoli.
Le strade costruite di recente sono ancora poco trafficate.
La segnaletica invita i pochi automobilisti a non usare il clacson con troppa disinvoltura.
I boschi coprono gran parte delle montagne, anche se le aziende cinesi e vietnamite che vengono qui per accaparrarsi il legname delle foreste sono sempre più numerose.
Il Laos è scarsamente popolato: pur essendo grande quasi quanto l'Italia, ha un decimo dei suoi abitanti.
Il paese non offre spiagge o un'immagine facilmente riconoscibile e facile da vendere all'estero.
Per questo molti hanno deciso di puntare sull'ecoturismo, un settore in grande espansione.
Il Laos può contare su incredibili paesaggi di montagna e sull'interesse che suscitano le "hill tribes", le popolazioni che nel corso dei secoli sono immigrate da Cina e Tibet per insediarsi in questa zona.
Ogniuna di queste tribù rurali ha una sua lingua e una sua cultura.
Luang Namtha è un'ottima base di partenza per esplorare alcune di queste attrazioni.
Nei dintorni della cittadina, situata in una valle circondata dalle montagne, ci sono diversi insediamenti che sembrano ancora lontani dal ventesimo secolo (figuriamoci dal ventunesimo).
Visito un "supa", un santuario buddista in cima a una collina, con una bellissima vista sulla campagna circostante.


venerdì 25 settembre 2009

LAOS - RISERVA NAZ. DI "BOKEO".

SENZA IL MARE.
La Gibbon experience prevede due notti in una casa sugli alberi costruita a circa trenta metri da terra.
L'unico modo per raggiungere queste abitazioni è scivolare su dei cavi d'acciaio lunghi 250 metri.
Passiamo a velocità vertiginosa da una piattaforma all'altra agganciati a una imbracatura, sorvolando le gole e le vallate della foresta.
I gibboni sono animali molto timidi ed è difficile riuscire a vederli.
In ogni caso vale la pena fare questa escursione, che accontenta sia chi è alla ricerca di una scarica di andrenalina sia chi ha a cuore la tutela dell'ambiente:la Gibbon experience non lascia nessuna traccia sul fragile habitat animale.
I cavi sono un modo straordinariamente pratico di attraversare il fitto bosco.
Lo confermano i tanti incontri ravvicinati con le orribili sanguisughe, che con l'umidità escono allo scoperto per nutrirsi.
All'inizio è molto difficile ambientarsi, ma poi sfrecciare lungo i cavi diventa naturale come andare in bicicletta.


LAOS - RISERVA NAZ. DI "BOKEO".

OSSERVARE I GIBBONI.
Sono quasi le sei del mattino quando veniamo svegliati dal grido dei gibboni.
Ho a malapena il tempo di stropicciarmi gli occhi, prima di mettermi l'imbracatura e scivolare lungo il cavo che collega la nostra casa sull'albero alla piattaforma d'avvistamento.
Intorno a noi regna una densa foschia.
Una serie di movimenti fra gli alberi segnala l'arrivo dei gibboni.
Scrutando nel verde intravedo un'ombra tra le foglie e poco dopo una serie di sagome saltellanti, che appaiono per poi scomparire.
E' una famiglia della sottospecie dei gibboni dal ciuffo che, dondolando con naturalezza, passa da un ramo all'altro e supera la nostra posizione.
Siamo al secondo giro della Gibbon experience, un progetto ecoturistico nella riserva naturale di Bokeo, 123mila ettari di foresta nel Laos settentrionale.
La riserva naturale si trova vicino al confine con la Thailandia e la Cina.
Faccio parte di uno dei piccoli gruppi di turisti che ogni giorno si spingono nella giungla per studiare l'habitat di queste rare scimmie, considerate estinte fino a pochi anni fa.

giovedì 24 settembre 2009

LAOS - RISERVA NAZ. DI "BOKEO"

LA GIUNGLA DALL'ALTO.

INFORMAZIONI PRATICHE.

ARRIVARE:
Per entrare in LAOS ci vuole il visto, che può essere richiesto al momento dell'arrivo.
Il prezzo di un volo dall'Italia (Thai, Qantas, British Airways) per BANGKOK parte da 895 euro a/r.
Dalla capitale tailandese, le compagnie aeree Thai, Lao Airlines e Bangkok Air Airwais volano a VIENTIANE e LUANG PRABANG.
Le due città si possono raggiungere in pulmann partendo dal quartiere Khao San di Bangkok.

CLIMA:
Il periodo migliore è tra novembre e febbraio perchè piove poco.

GIUNGLA:
La "Gibbon experience" (gibbonx.org) dura due giorni e costa 200 euro a persona.
Il ricavato è usato per pagare il personale locale e proteggere la riserva naturale di Bokeo.
Quando piove forte, le strade si allagano e per raggiungere la foresta bisogna prepararsi a compiere "cinque ore di cammino".


mercoledì 23 settembre 2009

PROFILO DELL'AUTORE - A INIZIO BLOG "ERMANNO RARIS".

INDICE DEI VIAGGI:

1°) PAPUA NUOVA GUINEA.
2°) GIAPPONE (Penisola di Shiretoko).
3°) AUSTRALIA (Il treno del Deserto).
4°) SERBIA (Belgrado).
5°) MAURITANIA (Riserva Nat. "Banc d'Arguin").
6°) DA SAN FRANCISCO A HONG KONG IN NAVE.
7°) Tratto di pianura che da "PARMA" arriva fino al "PO".
8°) YEMEN (Shibam).
9°) MOZAMBICO (Parco Naz. di Gorongosa).
10°) GIAPPONE ANTICO (La via Nakasendo)
11°) U.S.A. (Deserto del New Mexico).
12°) BRASILE (Costa di Recife).
13°) SUDAFRICA (Capo Occidentale "in mountainbike).
14°) MAROCCO (Oualidia loc. balneare).
15°) ARGENTINA (Tilcara a cavallo).
16°) LAOS (Riserva Naz. di "Bokeo").

E' GIUSTO SAPERE:
Ho deciso di offrire a chi piace viaggiare (con la fantasia oppure in prima persona) una possibilità di scegliere degli intinerari prevalentemente avventurosi, che si distinguono per la loro diversità dai viaggi tradizionali.
Le descrizioni le traggo dal settimanale "Internazionale" del quale sono abbonato ed affezionato lettore di tutti gli articoli che lo compongono.
Spero di fare cosa gradita a quanti mi leggeranno ed auguro a tutti una piacevole lettura.
ERMANNO RARIS
ARGENTINA - TILCARA A CAVALLO.

ARGILLA E SABBIA:
Il terzo giorno di viaggio cavalchiamo per sette ore.
Il paesaggio cambia poco alla volta con l'avvicinarsi alla foresta.
La terra diventa rossa, il verde è sempre più intenso e l'aria si fa pesante a causa dell'umidità.
All'imbrunire arriviamo a San Lucas, un villaggio con un centinaio di abitanti che vivono in case costruite con argilla, sabbia e lamiera ondulata.
Si trova in una valle stretta, proprio in cima alle Yungas.
Ci fermiamo nel rancho della signora Ramona.
La sera la guida ci racconta uno degli episodi più curiosi avvenuti in questo villaggio, che come molti altri non ha la corrente elettrica.
"Circa otto anni fa arrivai con un gruppo di turisti.
Il maestro del villaggio mi invitò a vedere la partita di calcio tra Argentina e Colombia.
Dove, se non c'è il segnale?, chiesi.
Il maestro mi portò nel cortile della scuola e mi indicò la cima del monte, dove arrivammo dopo un paio d'ore di cammino.
Lì c'erano altre persone, riunite davanti a una tv alimentata da una batteria d'auto.
Rimanemmo lì, seduti su una roccia e avvolti nelle coperte, ad aspettare l'inizio dell'incontro".
Il quarto e ultimo giorno, cavalchiamo per circa quattro ore a Pena Alta, tra i sentieri della Yunga Jujena, dove ogni tanto s'incrociano tacchini di montagna, pappagalli e tucani.
La cavalcata termina nel Parco nazionale Calilegua, inaugurato nel 1979 per proteggere la foresta di Las Yungas, nel sudest della provincia di Jujuy.
Il progetto è nato dopo che l'azienda Ledesma ha donato parte delle sue terre.
In questo modo si è liberata del costo di salvaguardare un'area di foresta che le fornisce l'acqua necessaria per irrigare le sue piantagioni di canna da zucchero.
In poco più di un secolo, queste hanno preso il posto della parte inferiore della foresta.
La parte alta si è conservata meglio, perchè è troppo inaccessibile per diventare produttiva.
E' in quest'ultima zona che si trovano i 73.306 ettari donati della famiglia Blaquier, proprietaria dell'azienda Ledesma.
Per finire facciamo un bagno nel fiume Valle Grande e arriviamo a San Francisco, un villaggio sulla strada 83, in un bassopiano ai piedi della montagna.
I suoi cinquecento abitanti, quasi tutti pastori e agricoltori, lavorano in piccoli campi dove producono mais, patate, fave e fagioli.
Dopo cento chilometri a cavallo, un grande arrosto corona la nostra traversata.




martedì 22 settembre 2009

ARGENTINA - TILCARA A CAVALLO.

CACTUS COME SOLDATI.
La nostra carovana è composta da quattro viaggiatori, la guida Adriàn Garcìa del Rio e la sua amica Carmen Poclavas.
Un gruppo di asini trasporta le provviste, le tende e i vestiti.
La salita comincia con pendii abbastanza lievi, coperti di cactus: in certi punti sembrano dei soldati in fila che marciano.
Ce ne sono migliaia, completamente diversi l'uno dall'altro, e danno un barlume di vita a un paesaggio arido e di ascetica bellezza.
Colpiscono i colori intensi delle montagne e il cielo così azzurro.
La cosa più sorprendente sono i terrazzamenti che risalgono a più di cinquecento anni fa, con i muretti in pietra semidistrutti.
Man mano che saliamo i cactus scompaiono e la vegetazione si riduce a cespugli di erba per il pascolo e ad arbusti.
In cielo vediamo dei puntini: sono i condor che sorvolano le nostre teste, mentre le vigogne e i guanaco girano liberamente tra le montagne.
Dopo quattro ore a cavallo raggiungiamo i 4.100 metri di Abra de Campo Laguna, dove per evitare il mal di montagna bisogna per forza masticare foglie di coca.
Poi scendiamo verso Corral Ventura.
Alla fine della prima giornata arriviamo al rifugio Huaira Huasi (casa del vento), su un altopiano a 3.200 metri con una vista spettacolare sulla valle.
In questi rifugi non ci sono docce e si dorme su letti a castello.
Le pareti sono di argilla e sabbia, mentre il pavimento è di cemento.
Chi vuole può piantare una tenda fuori.
I bagni sono all'esterno e non hanno il gabinetto.
A cena abbiamo mangiato degi ottimi cappelletti con salsa di funghi e della zuppa a base di panna e mele.
La tavola era illuminata dalle luci delle lanterne.
La mattina dopo siamo partiti verso una località chiamata Sepoltura.
La strada sale e scende continuamente seguendo i capricci del terreno.
A un certo punto ci troviamo avvolti dalle nubi e da una pioggia leggera.
Continuiamo a salire fino a quando ci troviamo immersi in una nuvola densa e fredda, che non ci permette di vedere a più di due metri di distanza.
Per fortuna il sentiero per i cavalli è ben segnalato.
Salendo ancora all'improvviso vediamo aprirsi un cielo splendente di un azzurro perfetto.
Intanto, in basso, la coltre di nuvole che copre la valle brilla al sole, quasi fosse in ebollizione.
Lo spettacolo della "nuboselva" - cielo nuvole e poi ancora cielo - è formidabile, ma dura solo pochi minuti.
Per fortuna si ripeterà per due volte nel corso della traversata.
Più tardi le nuvole scompaiono e all'orrizzonte appare il fiume Valle Grande e il monte Alto Calilegua.
Decidiamo di fare una sosta e di goderci questa vista spettacolare mangiando prosciutto crudo e formaggio.
Ormai siamo nei pressi di Lagunita.
Riprendendo la cavalcata entriamo nella zona di passaggio tra l'altopiano della Puna e la foresta, con le prime distese di alisso e una vegetazione che scendendo di quota si fa sempre più frondosa.
In lontananza, le case dei contadini sembrano aggrappate al pendio della montagna.
La seconda notte dormiamo a Molulo, nel rancho di Carmen Poclavas.
L'ottima cena è a base di "guiso carrero" (umido di carne e verdure) con fedelini, piselli,"charqui" (carne, generalmente di bovini, salata, tagliata a striscie sottili e lasciata essicare al sole e al gelo), "papines andinos" (piccole patate multicolori) e carote.



ARGENTINA - TILCARA A CAVALLO.

In Argentina si possono fare molte gite in sella a un cavallo: si può arrivare all'estrema punta australe della Terra del Fuoco o attraversare la cordigliera delle Ande lungo i passi della provincia di Mendoza.
Oppure partire da Puerto Iguazù e inoltrarsi nella foresta che un tempo era percorsa dai missionari.
Una delle gite più belle è quella che parte dalla città di Tilcara, nell'estrema provincia nordoccidentale di Jujuy, e arriva fino alla foresta del parco nazionale Calilegua.
Per raggiungere la foresta bisogna cavalcare lungo la cresta delle montagne attraverso gli incredibili paesaggi dell'altopiano della Puna.
La partenza è fissata la mattina presto da Tilcara con un'auto che dopo venti minuti ci scarica dove finisce la strada, ai piedi della gola di Alfarcito.
Ci lasciamo dietro le ultime case di "adobe" (mattoni fatti di sabbia e argilla) della periferia di Tilcara e ci inoltriamo nelle aride montagne seguendo il letto del fiume Huasamayo.
I sentieri sono gli stessi che anticamente univano la la zona di Humahuaca alla foresta di Las Yungas.
Esistevano da molto prima dell'arrivo degli inca, che poi li migliorarono.
Per questi sentieri passavano i lama carichi di merce destinata a essere barattata.
INFORMAZIONI PRATICHE.

ARRIVARE:
Il prezzo di un volo dall'Italia (Iberia, Aerolineas, Alitalia) per Buenos Aires parte da 1.065 euro a/r.
Dalla capitale argentina si può raggiungere "Salta" con un volo di Aerolineas Argentinas che costa 150 euro a/r.

CAVALCATA:
L'escursione è organizzata dalla guida Adriàn Garcia del Rio (adriantilcara@hotmail.com) e da Tour andino (info@tourandino).
Costa 336 euro a persona e comprende il trasferimento dall'aereoporto di Salta a Tilcara, la cena e una notte a "Tilcara", l'alloggio e i pasti in montagna per quattro giorni e tre notti.

CLIMA:
La cavalcata si può fare tutto l'anno.
Il periodo ideale è "l'autunno".
L'estate fa caldo e piove spesso, ma il paesaggio è molto verde.

SALUTE:
Prima di bere l'acqua corrente farla "bollire" per almeno venti minuti.